Contro i dazi serve un’Europa compatta – #Linkontro25

Vittorio Emanuele Parsi, politologo dell’Università Cattolica, e Greta Cristini, reporter e scrittrice, a tutto campo I colloqui di pace in Turchia tra Russia e Ucraina sono di fatto la notizia del giorno e non possono che essere lo spunto iniziale del dialogo tra Vittorio Emanuele Parsi (Università Cattolica di Milano) e Greta Cristini (reporter e scrittrice), intervistati da Andrea Cabrini. Mentre Zelensky torna dalla Turchia a mani vuote e Putin resta a Mosca, Trump avverte che nulla accadrà senza un suo confronto con il presidente russo. “La mia sensazione -dice Parsi- è che questo vertice stia dimostrando i limiti della visione di Trump e della sua politica internazionale. Il suo principale limite è la convinzione di poter portare indietro le lancette dell’orologio come se la politica internazionale si potesse fare come nel 19esimo secolo con una competizione tra le grandi potenze. La sua idea è che trattando tra grandi attori si possa uscire da una zona di rischio e che ci possa essere maggior comprensione degli interessi reciproci. Peccato che questo sia solo un racconto e che nell’Ottocento questo concetto delle grandi potenze abbia portato a una serie di conflitti: dalla guerra di Crimea fino alla Prima Guerra mondiale. Tentare di riportare a quel passato trovo sia molto rischioso”. Divorzio transatlantico Il divorzio tra le due sponde dell’atlantico è per Greta Cristini un dato di fatto. La scrittrice cita la dottrina del presidente Monroe che indica una politica di non interferenza nei confronti dell'Europa e di esclusione di ogni ulteriore colonizzazione europea nelle Americhe. In poche parole, è come se il presidente americano stesse tentando di de-occidentalizzare gli Usa. “Io credo però che potremmo cogliere delle opportunità reali dall’arroganza di Trump -asserisce Cristini-. Dobbiamo però smetterla di adagiarci sotto un protettorato come abbiamo sempre fatto e come è nostra abitudine. Abbiamo invece l’opportunità di essere un interlocutore politico credibile e di avere capacità di attrazione”. In una parola: affrancarci. Il ruolo dell’Italia nello scacchiere politico internazionale Ma l’Italia e l’Europa da che parte stanno? “L’Italia fa parte dell’Unione Europea -dice Parsi- e questa non è solo una questione identitaria ma di prospettiva futura. In Italia siamo conservatori e ogni volta che parliamo di occidente partiamo dal passato, serve invece un cambio di prospettiva rivolgendoci verso il domani. L’Europa, invece, con tutti i suoi limiti, è il posto in cui lo stato di diritto, la società aperta, la democrazia rappresentativa e la competizione libera del mercato sono meglio tutelate istituzionalmente e cioè sono più protette da un possibile predatore. E questo dobbiamo difenderlo e tutelarlo facendo sacrifici e investimenti. Questo è il momento di investire per evitare di trovarci domani in una situazione ancora peggiore. Con o senza Stati Uniti. Il nostro destino è nelle nostre mani”. Uno sguardo al Medio Oriente Il problema di Israele, sostiene Parsi, non è il fatto che Trump potrebbe voltargli le spalle, ma Netanyahu. Il presidente che governa in alleanza con la destra religiosa è un ostacolo alla pace e alla soluzione dei due stati: “L’unica possibile -sostiene Parsi-. D’altronde lo Stato ebraico farebbe bene a curarsi della velocità con cui cambiano gli scenari nella zona”. L'articolo Contro i dazi serve un’Europa compatta – #Linkontro25 è un contenuto originale di Mark Up.

Mag 16, 2025 - 13:52
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Contro i dazi serve un’Europa compatta – #Linkontro25
Vittorio Emanuele Parsi, politologo dell’Università Cattolica, e Greta Cristini, reporter e scrittrice, a tutto campo

I colloqui di pace in Turchia tra Russia e Ucraina sono di fatto la notizia del giorno e non possono che essere lo spunto iniziale del dialogo tra Vittorio Emanuele Parsi (Università Cattolica di Milano) e Greta Cristini (reporter e scrittrice), intervistati da Andrea Cabrini. Mentre Zelensky torna dalla Turchia a mani vuote e Putin resta a Mosca, Trump avverte che nulla accadrà senza un suo confronto con il presidente russo. “La mia sensazione -dice Parsi- è che questo vertice stia dimostrando i limiti della visione di Trump e della sua politica internazionale. Il suo principale limite è la convinzione di poter portare indietro le lancette dell’orologio come se la politica internazionale si potesse fare come nel 19esimo secolo con una competizione tra le grandi potenze. La sua idea è che trattando tra grandi attori si possa uscire da una zona di rischio e che ci possa essere maggior comprensione degli interessi reciproci. Peccato che questo sia solo un racconto e che nell’Ottocento questo concetto delle grandi potenze abbia portato a una serie di conflitti: dalla guerra di Crimea fino alla Prima Guerra mondiale. Tentare di riportare a quel passato trovo sia molto rischioso”.

Divorzio transatlantico

Il divorzio tra le due sponde dell’atlantico è per Greta Cristini un dato di fatto. La scrittrice cita la dottrina del presidente Monroe che indica una politica di non interferenza nei confronti dell'Europa e di esclusione di ogni ulteriore colonizzazione europea nelle Americhe. In poche parole, è come se il presidente americano stesse tentando di de-occidentalizzare gli Usa. “Io credo però che potremmo cogliere delle opportunità reali dall’arroganza di Trump -asserisce Cristini-. Dobbiamo però smetterla di adagiarci sotto un protettorato come abbiamo sempre fatto e come è nostra abitudine. Abbiamo invece l’opportunità di essere un interlocutore politico credibile e di avere capacità di attrazione”. In una parola: affrancarci.

Il ruolo dell’Italia nello scacchiere politico internazionale

Ma l’Italia e l’Europa da che parte stanno? “L’Italia fa parte dell’Unione Europea -dice Parsi- e questa non è solo una questione identitaria ma di prospettiva futura. In Italia siamo conservatori e ogni volta che parliamo di occidente partiamo dal passato, serve invece un cambio di prospettiva rivolgendoci verso il domani. L’Europa, invece, con tutti i suoi limiti, è il posto in cui lo stato di diritto, la società aperta, la democrazia rappresentativa e la competizione libera del mercato sono meglio tutelate istituzionalmente e cioè sono più protette da un possibile predatore. E questo dobbiamo difenderlo e tutelarlo facendo sacrifici e investimenti. Questo è il momento di investire per evitare di trovarci domani in una situazione ancora peggiore. Con o senza Stati Uniti. Il nostro destino è nelle nostre mani”.

Uno sguardo al Medio Oriente

Il problema di Israele, sostiene Parsi, non è il fatto che Trump potrebbe voltargli le spalle, ma Netanyahu. Il presidente che governa in alleanza con la destra religiosa è un ostacolo alla pace e alla soluzione dei due stati: “L’unica possibile -sostiene Parsi-. D’altronde lo Stato ebraico farebbe bene a curarsi della velocità con cui cambiano gli scenari nella zona”.

L'articolo Contro i dazi serve un’Europa compatta – #Linkontro25 è un contenuto originale di Mark Up.