Confcooperative, spesi 1,9 miliardi nel 2024 per la sostenibilità
«Ammonta a 1,9 miliardi di euro l’investimento delle nostre cooperative in sostenibilità, +26,6% rispetto all’anno precedente. Le cooperative sono pronte a fare di più, ma la spesa per norme e burocrazia supera i 360 milioni: una cooperativa su due chiede di favorire gli investimenti green». Così Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, presenta i dati del […] L'articolo Confcooperative, spesi 1,9 miliardi nel 2024 per la sostenibilità proviene da Iusletter.

«Ammonta a 1,9 miliardi di euro l’investimento delle nostre cooperative in sostenibilità, +26,6% rispetto all’anno precedente. Le cooperative sono pronte a fare di più, ma la spesa per norme e burocrazia supera i 360 milioni: una cooperativa su due chiede di favorire gli investimenti green». Così Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, presenta i dati del Centro Studi dell’associazione relativi al 2024.
Uno dei filoni che incanala l’impegno delle aziende associate è quello dell’economia circolare, in particolare a valle della filiera della moda, come si legge in una nota: «Nella filiera del tessile Confcooperative Federsolidarietà raggruppa 40 cooperative sociali che operano in 11 regioni e raccolgono più di un terzo delle oltre 150mila tonnellate di rifiuti tessili raccolti in Italia. Parliamo di oltre 50mila tonnellate di capi raccolti annualmente attraverso oltre 10mila cassonetti. Un’economia che genera oltre 200milioni di fatturato complessivo e dà lavoro a circa 6mila lavoratori, di cui circa 1.500 sono lavoratori fragili». Quindi un terzo di tutti i rifiuti raccolti passa per il canale di Federcooperative. In particolare, sono 56mila le tonnellate raccolte annualmente dagli associati: solo Vesti Solidale a Rho (Milano) ne lavora oltre 21mila. Secondo gli ultimi dati di Ispra, la frazione merceologica dei rifiuti tessili nella raccolta differenziata in Italia è stata pari a 171.600 tonnellate nel 2023 (ultima rilevazione disponibile) da 157.700 raccolte nel 2019. La crescita c’è stata ma i margini sono ancora superiori. Sempre secondo Ispra, i vestiti e l’abbigliamento che ogni anno impropriamente finiscono nello smaltimento indifferenziato, che spesso vuol dire discarica o inceneritore, potrebbero rappresentare circa 630mila
tonnellate. Tra l’altro la raccolta differenziata dei rifiuti tessili in Italia è obbligatoria dal 2022 (dal 1° gennaio 2025 anche nel resto dell’Ue) ma non è ancora decollata a causa della mancata partenza dei consorzi di riciclo legati al sistema di responsabilità estesa del produttore (Epr) applicata al settore.
«Un’impresa crea tra 20 e 35 posti di lavoro per ogni mille tonnellate di prodotti tessili raccolti ai fini del riutilizzo. Un potenziale di 50mila nuovi posti di lavoro e percorsi di inclusione lavorativa per altre 15mila persone fragili. Tanto potrebbe generare una filiera tessile impegnata a dare nuova vita agli abiti usati attraverso il recupero e il riuso di rifiuti tessili e il coinvolgimento delle cooperative sociali forti della loro esperienza trentennale», scrive ancora Confcooperative nella nota.
L’associazione ha aderito anche quest’anno a M’illumino di meno, l’iniziativa promossa da Caterpillar di Radio2 in occasione della giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili del 16 febbraio e che fino al 21 raccoglierà testimonianze sul tema. Per l’edizione 2025 il focus è proprio sui processi di economia circolare e sul riutilizzo degli scarti tessili.
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