Condanna bis per Google “Monopolio illegittimo nella pubblicità online”

Stati Uniti contro Google: due a zero. Dopo la prima condanna per monopolio illegittimo nella ricerca, arrivata lo scorso agosto, ieri il colosso digitale ha perso anche il secondo filone della battaglia “del secolo” contro l’Antitrust americano. Riguarda la pubblicità online, principale fonte dei suoi miliardari ricavi. E anche qui la corte della Virginia, giudice […] L'articolo Condanna bis per Google “Monopolio illegittimo nella pubblicità online” proviene da Iusletter.

Apr 18, 2025 - 14:59
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Condanna bis per Google “Monopolio illegittimo nella pubblicità online”

Stati Uniti contro Google: due a zero. Dopo la prima condanna per monopolio illegittimo nella ricerca, arrivata lo scorso agosto, ieri il colosso digitale ha perso anche il secondo filone della battaglia “del secolo” contro l’Antitrust americano. Riguarda la pubblicità online, principale fonte dei suoi miliardari ricavi. E anche qui la corte della Virginia, giudice Leonie Brinkema, ha stabilito che la società «ha agito in maniera illegale per mantenere il suo monopolio (…) danneggiando i clienti, la competizione e chi consuma informazione nel web aperto».

La condanna può avere implicazioni rilevanti per i conti della società, ilcui titolo ieri è scivolato dell’1,38%. Ma non solo: tra i rimedi possibili per ristabilire la concorrenza c’è anche ilbreakup , uno “spezzatino” che obbligherebbe Alphabet/Google a cedere parte delle sue attività.

La causa intentata nel 2023 dal dipartimento di Giustizia riguarda l’intricato sistema con cui Google vende spazi pubblicitari su siti terzi, benzina dorata del web, che anche grazie all’acquisizione di DoubleClick nel 2008 domina da ogni lato: gli editori che vendono spazi sui loro siti, gli inserzionisti che li acquistano, le aste che in mezzo incrociano domanda e offerta. Nella sentenza di 115 pagine si legge che «Google ha attuato una serie di pratiche anticompetitive per acquisire e mantenere un potere monopolistico legando insieme per oltre un decennio il servizio per gli editori e la piattaforma di scambio, attraverso politiche contrattuali e integrazione tecnologica». Non c’è invece monopolio lato inserzionisti: la società dice quindi di «aver vinto metà causa» e annuncia «appello sull’altra metà».

Come la precedente sulla ricerca, neppure questa condanna ha effetti immediati. Sarà il giudice a stabilire i rimedi, che nel primo caso sono attesi a breve. Il ventaglio è molto ampio e va da soluzioni più morbide, come il divieto di specifiche pratiche che ostacolano i concorrenti, a quella tellurica dello spezzatino, che divide gli stessi esperti antitrust. La battaglia legale durerà a lungo. Sullo sfondo l’incognita Trump, che potrebbe chiuderla con un accordo extragiudiziale.

Il suo orientamento sui casi antitrust aperti contro i colossi di Big Tech – il processo contro Meta in corso, quelli in arrivo contro Apple e Amazon – non è chiaro. Un tempo considerati nemici, quasi tutti hanno baciato il suo anello. Google è stata la meno smaccata.

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