Concorsi pubblici, anche il merito sportivo entra tra i titoli valutabili

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Mag 13, 2025 - 13:52
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Concorsi pubblici, anche il merito sportivo entra tra i titoli valutabili

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Con l’approvazione definitiva del cosiddetto decreto PA, il Parlamento introduce una novità significativa nel sistema di selezione del personale per la Pubblica Amministrazione: nei concorsi pubblici potrà essere preso in considerazione anche il merito sportivo.


Una scelta che punta a valorizzare l’esperienza agonistica di alto livello, riconosciuta dal CONI o dalle federazioni sportive, come elemento utile all’attività nella Funzione Pubblica.

Con questa apertura al mondo dello sport, la Pubblica Amministrazione sembra voler compiere un passo verso una valutazione più ampia e articolata delle esperienze personali, riconoscendo che la formazione di un buon dipendente pubblico può passare anche da percorsi non convenzionali, come quello sportivo.

Concorsi pubblici, adesso anche il merito sportivo tra i titoli valutabili

La novità introdotta all’articolo 4, comma 9-septies del decreto legge sulla Pubblica Amministrazione segna un cambiamento significativo nel modo in cui vengono valutati i candidati nei concorsi pubblici. La disposizione stabilisce che, nella formazione delle graduatorie per l’assunzione di personale nelle amministrazioni statali, regionali – incluse quelle a statuto speciale – e locali, potrà essere considerato anche il merito sportivo come elemento utile ai fini della selezione, a condizione che sia pertinente rispetto al profilo professionale oggetto del bando.

Si tratta di un ampliamento del concetto di “titolo valutabile”, ovvero di quegli elementi extra-curriculari che possono incidere positivamente sul punteggio finale del candidato. In particolare, viene riconosciuta la possibilità di includere nella valutazione titoli legati all’attività sportiva di alto livello, come la partecipazione a competizioni nazionali o internazionali, purché queste esperienze siano state certificate da organismi ufficiali come il CONI o le federazioni sportive nazionali.

Questo tipo di riconoscimento non va a sostituire i criteri classici – come i titoli di studio, le abilitazioni professionali o l’esperienza lavorativa – ma li integra. In altre parole, chi ha un passato da atleta potrà vedersi riconosciuto un valore aggiuntivo nella valutazione complessiva, se le competenze sviluppate attraverso lo sport risultano coerenti con le funzioni richieste dal ruolo per cui si concorre.

La ratio della norma è quella di valorizzare competenze trasversali che, pur non essendo tecniche, sono ritenute essenziali per il lavoro nella Pubblica Amministrazione. Disciplina, perseveranza, capacità di lavorare in squadra, gestione dello stress e orientamento al risultato sono tutte caratteristiche maturate attraverso la pratica sportiva ad alto livello e considerate sempre più centrali anche nei contesti organizzativi pubblici.

Si resta in attesa di maggiori dettagli per l’attuazione

Tuttavia, la norma si presenta come una cornice generale che necessita di un intervento normativo successivo per essere pienamente operativa. In particolare, si attende un decreto attuativo che definisca in maniera chiara e uniforme:

  • I criteri di congruità tra il titolo sportivo e il profilo messo a concorso, per evitare valutazioni arbitrarie o eccessivamente soggettive;

  • Le modalità di certificazione dei risultati sportivi, che dovranno necessariamente essere validati da enti riconosciuti a livello nazionale o internazionale;

  • I punteggi da attribuire a ciascuna tipologia di riconoscimento sportivo, così da rendere trasparente l’impatto effettivo sul punteggio totale di ciascun candidato.

Senza questi chiarimenti, resta il rischio di applicazioni difformi da parte delle diverse amministrazioni, con possibili ricorsi o contenziosi.

Per questo, sebbene la norma rappresenti un’apertura importante verso la valorizzazione di esperienze non tradizionali, la sua efficacia concreta dipenderà dall’emanazione tempestiva e precisa delle regole attuative.

I parametri indicativi in una proposta di legge del 2o23?

Per capire meglio come funzionerà il meccanismo molti quotidiani hanno citato una proposta di legge del 2023, presentata da due deputati della Lega, Gianpiero Zinzi e Giacomo Boffi, che mira a definire con maggiore precisione i criteri per l’attribuzione dei punteggi legati al merito sportivo nei concorsi pubblici. Il testo di questa proposta normativa, composto da tre articoli, introduce un sistema di valutazione dettagliato e differenziato in base al tipo di riconoscimento sportivo ottenuto.

In base alla proposta, una medaglia d’oro olimpica vale quanto un’abilitazione professionale, con un corrispettivo di 12 punti. Le eventuali medaglie d’oro successive attribuirebbero punteggi equiparabili a quelli previsti per un master universitario di primo livello. L’argento olimpico, invece, sarebbe equiparato al valore di una pubblicazione scientifica, mentre il bronzo e le medaglie d’oro nei campionati mondiali assoluti, individuali o di squadra, varrebbero come titoli di servizio di alta qualità. Il sistema prevede anche limiti massimi di cumulabilità per ciascuna categoria di merito.

La proposta chiarisce inoltre che la normativa si applicherebbe a tutti i concorsi banditi dalle amministrazioni pubbliche, comprese le regioni a statuto speciale.

Ovviamente, ribadiamo, questo testo è rimasto come mera proposta normativa mai attuata.

Resta ovviamente ora da vedere come sarà disciplinata concretamente l’attuazione di questo principio e se la proposta della Lega resterà il riferimento normativo sui cui applicare le regole per tutti i concorsi futuri.

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