Come sarà il funerale di Papa Francesco: bara chiusa, cambia la sepoltura
La scelta della sobrietà e la tomba a Santa Maria Maggiore. Lo stesso Bergoglio commentava: “Il riturale era troppo sovraccarico”

Roma, 21 aprile 2025 – Tra i tanti crucci che ha vissuto Papa Francesco negli ultimi anni di vita, anche quello di rivedere e snellire le norme per il suo funerale: il rito funebre ereditato dall’Emerito, Benedetto XVI, per Francesco presentava infatti troppi orpelli, tanti passaggi sovrabbondanti cha ha ritenuto superati e che ha voluto modificare a favore di un rito più leggero e più sobrio secondo il suo stile. E così, non ci sarà il catafalco sul quale esporre il corpo che sarà invece nella bara.
Il Papa verrà vegliato e sepolto “con dignità come tutti i cristiani”, rivelava Francesco nel libro-intervista, “El Sucessor”, con il giornalista spagnolo Javier Martinez-Brocal. Non ci sarà la doppia veglia ma una sola e nessuna cerimonia pubblica di chiusura della bara. “Il rituale era troppo sovraccarico”, commentava lo stesso papa Francesco che ha impresso al suo pontificato uno stile all’insegna dello slogan della Chiesa povera e per i poveri, protesa verso le periferie geografiche ed esistenziali del mondo.
Nessuna concessione, insomma a riti ereditati dalle contaminazioni con quelli dei sovrani. “Non ci sarà più la cerimonia di chiusura della bara – proseguiva nel libro – . Si farà tutto nello stesso momento, come per qualunque cristiano. Nel mio caso dovranno poi portarmi alla basilica di Santa Maria Maggiore. Finito il funerale voglio essere portato lì”.
Anche questa è una novità di Francesco. Gli altri Papi recenti sono infatti quasi tutti seppelliti alle Grotte vaticane sotto la Basilica di San Pietro. Ci sono, ad esempio, Bonifacio VIII che proclamò il primo Anno santo nel 1300, e in tempi più recenti, Pio XI, Pio XII, lo stesso San Giovanni Paolo II che dopo la canonizzazione fu traslato su in basilica e tumulato nella cappella di san Sebastiano), e poi Benedetto XVI. Bergoglio invece ha opzionato fin dall’inizio del suo pontificato questa basilica poiché lì si trova un’icona della Madonna cui è molto legato, la Salus Populi Romani. A supervisionare i lavori di restauro è stato l’ex commissario straordinario della basilica, il lituano, Rolandas Makrickas.