Business web, privacy in allerta
Modelli “pay or ok” sotto la lente del Garante della privacy. Si tratta del sistema, ormai di largo uso di internet, che permette agli utenti di accedere ai contenuti dei siti o pagando oppure acconsentendo all’uso di dati personali per scopi pubblicitari. Per arrivare a definire orientamenti per il mercato digitale, il Garante, con il […] L'articolo Business web, privacy in allerta proviene da Iusletter.

Modelli “pay or ok” sotto la lente del Garante della privacy. Si tratta del sistema, ormai di largo uso di internet, che permette agli utenti di accedere ai contenuti dei siti o pagando oppure acconsentendo all’uso di dati personali per scopi pubblicitari. Per arrivare a definire orientamenti per il mercato digitale, il Garante, con il provvedimento n. 272 del 29/4/2025, ha aperto una consultazione pubblica con l’obiettivo di raccogliere, entro la prima settimana di luglio 2025, osservazioni e proposte.
I modelli, chiamati anche “pay or consent” o “consent paywall”, si materializzano davanti agli occhi dell’utente quando tenta di consultare i contenuti di un sito Internet, ma si ritrova davanti uno sbarramento che gli impone, prima di potere andare avanti e leggere i contenuti, di scegliere tra due opzioni: pagare un corrispettivo oppure accettare di essere profilati, mediante i cosiddetti cookie, a scopo di invio di pubblicità mirate.
Questi modelli sono utilizzati da operatori economici di diversi settori: ne fanno uso servizi di social media, di posta elettronica, di accesso alle previsioni meteo, di traduzione linguistica e l’elenco può continuare.
A monte di questo fenomeno c’è, molto di frequente, l’esigenza degli operatori economici di mettere a frutto il proprio lavoro. Al contrario, il libero e indiscriminato accesso, tramite la rete Internet, ai contenuti, di fatto, significa distribuzione gratuita di prodotti e servizi, realizzati sostenendo costi e investimenti, con conseguente lesione del riconoscimento economico dell’attività svolta. Senza contare la possibilità che qualcuno copi e lucri sui contenuti creati da altri. Sul lato opposto c’è la primaria esigenza delle persone a poter esprimere un consenso libero e non condizionato, a non essere schedate e a non perdere il controllo dei propri dati che, tramite Internet, vanno a finire chissà dove.
D’altra parte, chi usa il “pay or ok” non è sempre un saccheggiatore camuffato il cui scopo principale, se non esclusivo, è fare pesca a strascico di dati e il diritto alla privacy non deve essere abusato fino a coprire la pretesa di avere gratis tutto ciò che viene diffuso on line. Stando al provvedimento citato, dunque, il Garante è alla ricerca di soluzioni intermedie ed equilibrate, consistenti, ad esempio, in consensi parziali, graduazione dei contenuti gratuiti, forme meno intrusive di pubblicità, come la pubblicità contestuale, che comporta il trattamento di una minor quantità o di nessun dato personale.
In questo quadro, va, peraltro, considerato che, ai sensi del codice del consumo, i dati personali possono essere dati in cambio di beni e servizi digitali (articolo 135-octies, comma 4, del d.lgs. 206/2005). D’altra parte, orientamenti favorevoli alla valorizzazione del consenso potrebbero essere un punto di riferimento anche rispetto a problemi aperti in ambiti diversi, quale, ad esempio, la questione dei limiti nell’utilizzo dei dati da parte delle intelligenze artificiali.
L'articolo Business web, privacy in allerta proviene da Iusletter.