Buenos Aires, le processioni dai quartieri popolari per l’ultimo saluto a Papa Francesco: “Lui ha messo al centro chi era ai margini”

Nel giorno dell’addio, la città natale di papa Francesco ha dato l’ultimo saluto al suo pontefice “venuto dalla fine del mondo”. Sulla scalinata della Cattedrale metropolitana l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge García Cuerva, ha officiato la messa funebre in onore del Papa, scomparso lunedì scorso all’età di 88 anni. Nel corso della celebrazione, trasmessa su […] L'articolo Buenos Aires, le processioni dai quartieri popolari per l’ultimo saluto a Papa Francesco: “Lui ha messo al centro chi era ai margini” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 27, 2025 - 11:04
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Buenos Aires, le processioni dai quartieri popolari per l’ultimo saluto a Papa Francesco: “Lui ha messo al centro chi era ai margini”

Nel giorno dell’addio, la città natale di papa Francesco ha dato l’ultimo saluto al suo pontefice “venuto dalla fine del mondo”. Sulla scalinata della Cattedrale metropolitana l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge García Cuerva, ha officiato la messa funebre in onore del Papa, scomparso lunedì scorso all’età di 88 anni. Nel corso della celebrazione, trasmessa su schermi posizionati nella vicina plaza de Mayo, García Cuerva ha dichiarato che “è morto il padre di tutti noi. Oggi piangiamo perché ci sentiamo orfani. Piangiamo dal profondo del cuore, senza vergogna, ma anche con il dolore che ci unisce come popolo”. Per l’arcivescovo della capitale argentina, nominato proprio da Bergoglio, il Papa “aveva una predilezione per gli ultimi, gli emarginati, i malati e gli scartati dalla società” e ha invitato a mettere in pratica una chiesa “inquieta che non si chiude tra quattro mura”.

Il rapporto tra papa Francesco e Buenos Aires veniva da lontano. Era stato Bergoglio a raccontare di avere ricevuto la vocazione sacerdotale durante una confessione nella Basilica de San José de Flores, situata nel quartiere dove era cresciuto, che durante la settimana degli omaggi ha organizzato messe e momenti di preghiera in suo onore. Entrato in seminario a vent’anni, ordinato prete e poi nominato provinciale, la sua carriera aveva avuto una svolta quando era diventato il primo arcivescovo gesuita di Buenos Aires. Negli anni in cui aveva ricoperto questo incarico, si era distinto dai suoi predecessori. Aveva deciso di vivere in una camera della curia e continuava a spostarsi usando l’autobus e la metropolitana. Difendeva l’operato dei sacerdoti dei quartieri popolari e poveri della città. Chi vive nelle “villas” – i quartieri più poveri – spesso custodisce un aneddoto personale sull’arcivescovo, conosciuto quando celebrava battesimi e messe nelle loro parrocchie. Se non è un ricordo in prima persona, è un racconto che si trasmette in famiglia.

“Francesco ci voleva bene e ci veniva a trovare. Ha aiutato le persone che erano messe ai margini e venivano allontanate da tutti gli altri. Invece per lui erano il centro, le poneva in primo piano. La sua era una Chiesa dei poveri e per i poveri”, dice al FattoQuotidiano.it Ledda Cayo, operatrice comunitaria del barrio Carlos Mugica, uno dei quartieri popolari più “difficili” di Buenos Aires. È arrivata a plaza de Mayo, camminando da casa sua insieme ad altri vicini, per omaggiare il “pontefice degli ultimi”. I sacerdoti delle periferie hanno organizzato processioni partite da diversi punti ai margini della città. Le persone hanno camminato portando in mano foto e bandiere con il volto di Francesco, striscioni con il nome della propria parrocchia e l’immagine della Vergine di Caacupé, molto amata da Bergoglio. “Per noi era un padre e una guida, ci piaceva la sua umiltà. Non ha mai smesso di essere umano. Mi ha battezzata e ricordo con emozione quella giornata”, aggiunge Viviana Isabel Rodríguez, arrivata anche lei a plaza de Mayo camminando dal quartiere Carlos Mugica. “Ha sempre difeso i poveri, gli umili, chi non ha casa, cibo o lavoro. Ora sentiamo il vuoto che lascia”.

Da arcivescovo, Bergoglio aveva appoggiato il lavoro dei cosiddetti “sacerdoti delle baraccopoli”. La loro esperienza nasce nel contesto del Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo, sviluppatosi in Argentina tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. I suoi membri erano stati perseguitati durante la dittatura militare (1976-1983) ma il loro lavoro aveva ispirato le successive generazioni di parroci che avevano ricevuto notevole sostegno da Bergoglio. Nel giorno dei funerali, a Buenos Aires la vicinanza agli “esclusi” ed “emarginati”, e la pratica di una “Chiesa come un ospedale da campo”, sono stati rivendicati nel loro significato sociale e politico. “Ci ha insegnato la tolleranza e la condivisione”, dice Marta Sanabria, volontaria di una mensa popolare. Terminata la celebrazione ufficiale, una processione formata dagli abitanti dei quartieri popolari si è recata in pellegrinaggio nei luoghi simbolici della vita di Francesco: plaza Constitución, vicina a uno dei principali snodi ferroviari della città, dove Bergoglio celebrava messe all’aperto, l’ospedale psichiatrico Borda, la villa 21-24 dove aveva supportato la fondazione della parrocchia. “Il suo sorriso mi alleggeriva dai problemi”, commenta Gustavo Rojas che partecipa alla camminata insieme ad altre persone aiutate negli “hogares de cristo”, centri di riabilitazione nati grazie all’impulso di Bergoglio con l’obiettivo di offrire accoglienza a persone in situazioni di estrema vulnerabilità, come tossicodipendenti e senza fissa dimora. “La sua eredità sono la vicinanza a chi è in difficoltà e la cura verso chi soffre. Il nostro impegno sarà custodirla”.

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