Nella serata di Domenica 27 Aprile 2025, un nuovo
sciame sismico ha interessato l’area dei
Campi Flegrei, in
Campania, attirando l’attenzione di sismologi, vulcanologi e della popolazione residente. Le
scosse, registrate tra le
20:51 e le 20:58, hanno avuto magnitudo modeste, con il picco massimo di
1.6 gradi Richter, localizzato in profondità
a 2,9 km sotto l’area di
Agnano-Pisciarelli, una delle zone più attive del calderone flegreo. L’
Osservatorio Vesuviano, sede territoriale dell’
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha confermato che si tratta di un
fenomeno sismico tipico delle fasi di attività del supervulcano, pur senza fornire al momento indicazioni di un’eruzione imminente. Tuttavia,
l’attenzione rimane alta: eventi simili, per quanto frequenti, sono parte di un quadro geologico complesso che negli ultimi anni ha suscitato crescenti preoccupazioni tra la comunità scientifica internazionale.
Campi Flegrei: un supervulcano nel cuore dell’Europa I
Campi Flegrei, noti sin dall’antichità per le loro manifestazioni vulcaniche e termali, costituiscono una
caldera vulcanica di circa
15 chilometri di diametro situata a
ovest di Napoli, comprendente anche i territori di
Pozzuoli,
Bacoli e parte della stessa
città di Napoli. Il termine “supervulcano” si riferisce alla
capacità eruttiva di proporzioni eccezionali, tale da influenzare il clima su scala globale. I Campi Flegrei sono uno dei pochi supervulcani attivi in Europa. L’ultima eruzione significativa risale al
1538, quando si formò il
Monte Nuovo. Tuttavia, la più devastante fu quella di circa
39.000 anni fa, nota come
Ignimbrite Campana, che ebbe impatti devastanti su tutta l’area mediterranea e si stima abbia alterato persino il clima del pianeta.
Lo sciame sismico del 27 aprile 2025: segnali da non sottovalutare Gli eventi sismici della serata di
domenica 27 aprile non sono isolati. Gli
sciami sismici sono diventati più frequenti negli ultimi anni nella caldera flegrea, spesso correlati a un fenomeno noto come
bradisismo, ovvero il
sollevamento e abbassamento periodico del suolo causato da variazioni di pressione nei fluidi geotermici sottostanti. Secondo il
comunicato del Comune di Pozzuoli, l’
Osservatorio Vesuviano ha registrato
nove terremoti con magnitudo pari o superiore a 0.0 e un massimo di
1.6 ± 0.3. Sebbene si tratti di eventi di
bassa energia, l’accumularsi di simili fenomeni può rappresentare un
indice di tensione crescente nel sistema vulcanico.
La Protezione Civile è in costante allerta e monitora il fenomeno in tempo reale, pronta a diffondere
nuovi aggiornamenti ogni 3-6 ore, come indicato nel comunicato ufficiale.
Lo stato attuale della caldera: cosa ci dicono i dati scientifici L’
INGV ha classificato il livello di allerta dei Campi Flegrei a
“giallo”, che corrisponde a una
fase di attenzione, attiva dal 2012. Questo livello comporta un
monitoraggio intensificato, la
preparazione della popolazione e una stretta collaborazione tra enti scientifici e protezione civile. Nel corso del
2023 e 2024, i dati satellitari e le misurazioni al suolo hanno mostrato un
costante sollevamento della caldera, con picchi di
15 mm al mese nella zona di Pozzuoli, secondo le osservazioni del satellite
Sentinel-1 dell’
ESA. Le deformazioni sono accompagnate da
variazioni nella composizione dei gas fumarolici, in particolare nella zona di
Solfatara-Pisciarelli, dove si è registrato un
aumento delle emissioni di anidride carbonica (CO₂) e
vapore acqueo. Secondo un recente studio pubblicato su
Nature Communications da
Christopher Kilburn, professore all’
University College London (UCL) e uno dei massimi esperti mondiali di vulcanologia, i Campi Flegrei mostrano
segni di progressiva “fragilizzazione” delle rocce profonde, che potrebbero facilitare
la formazione di fratture in grado di condurre magma verso la superficie. Lo studio suggerisce che, sebbene un’eruzione non sia imminente,
il sistema stia evolvendo in una direzione da non ignorare.
Eruzione futura: scenari plausibili secondo gli scienziati Nel caso di un’eruzione, gli
scenari eruttivi ipotizzati variano da eventi di
bassa energia, simili a quello del
Monte Nuovo del 1538, fino a
eruzioni pliniane o ultrapliniane, che avrebbero conseguenze ben più estese. Uno studio del 2023, condotto da
Giuseppe De Natale, vulcanologo dell’
INGV, evidenzia che una futura eruzione potrebbe essere
preceduta da settimane o mesi di attività sismica e deformazioni del suolo più accentuate, consentendo quindi l’implementazione di piani di evacuazione. Tuttavia, in caso di
eruzione esplosiva improvvisa, la densità abitativa dell’area—oltre
500.000 persone solo nella zona rossa—rappresenterebbe un rischio senza precedenti. La
zona rossa comprende
Pozzuoli,
Bacoli, parte di
Napoli,
Quarto,
Monte di Procida e aree limitrofe, tutte classificate ad
alto rischio vulcanico. I piani di evacuazione, periodicamente aggiornati dalla
Protezione Civile Nazionale, prevedono
l’evacuazione di massa entro 72 ore dall’allerta rossa, uno sforzo logistico immane.
Il ruolo delle tecnologie moderne nel monitoraggio del supervulcano Le moderne tecnologie hanno rivoluzionato il modo in cui i vulcani vengono monitorati. Oggi, il
sistema di sorveglianza dei Campi Flegrei include una rete capillare di:
- Stazioni sismiche
- Stazioni GPS per la misura delle deformazioni
- Sensori chimici per il monitoraggio dei gas
- Tecnologie satellitari come l’interferometria radar
Questi strumenti permettono di raccogliere
dati in tempo reale e, soprattutto, di
modellare scenari previsionali utili per il supporto alle decisioni in caso di emergenza. Un esempio concreto dell’uso di queste tecnologie è lo studio congiunto tra l’
ESA e l’
INGV, che attraverso le immagini radar dei satelliti
Sentinel è in grado di mappare
millimetricamente le deformazioni della crosta terrestre su tutta l’area napoletana, fornendo elementi cruciali per comprendere lo stato di pressione interna del sistema vulcanico.
Comunicazione e preparazione: la chiave per la resilienza Uno degli aspetti più complessi nella gestione del rischio vulcanico è la
comunicazione alla popolazione. Eventi come quello del 27 aprile dimostrano quanto sia importante un’informazione
puntuale, trasparente e scientificamente fondata. In tal senso, iniziative come i
simulatori interattivi di evacuazione, i
percorsi informativi nelle scuole e le
esercitazioni pubbliche, rappresentano strumenti essenziali per preparare la popolazione a scenari di emergenza. Organizzazioni come il
Global Volcanism Program dello
Smithsonian Institution, che mantiene uno dei più aggiornati database sui vulcani attivi del mondo, includono i
Campi Flegrei tra i sorvegliati speciali, proprio per la loro
peculiare pericolosità in contesti urbani densamente popolati.
Preoccupazione ai Campi Flegrei: cosa sappiamo sul supervulcano e le potenziali eruzioni future