“Bollano come ciancia il dissenso, ma isolato è il ministro Giuli. Le istanze del cinema non sono né di destra né di sinistra, sono dei lavoratori”: Claudio Santamaria sta con Elio Germano

“Siamo tutti con Elio”. È Claudio Santamaria ad aggiungere un ulteriore tassello alla querelle sorta attorno al caso Germano contro il ministro Giuli. Il momento della deflagrazione della polemica risale a mercoledì 7 maggio quando, nella lunga giornata dei premi David di Donatello, l’attoreS Elio Germano ha sparato a zero sul Ministro della Cultura. Durante […] L'articolo “Bollano come ciancia il dissenso, ma isolato è il ministro Giuli. Le istanze del cinema non sono né di destra né di sinistra, sono dei lavoratori”: Claudio Santamaria sta con Elio Germano proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 12, 2025 - 13:38
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“Bollano come ciancia il dissenso, ma isolato è il ministro Giuli. Le istanze del cinema non sono né di destra né di sinistra, sono dei lavoratori”: Claudio Santamaria sta con Elio Germano

“Siamo tutti con Elio”. È Claudio Santamaria ad aggiungere un ulteriore tassello alla querelle sorta attorno al caso Germano contro il ministro Giuli. Il momento della deflagrazione della polemica risale a mercoledì 7 maggio quando, nella lunga giornata dei premi David di Donatello, l’attoreS Elio Germano ha sparato a zero sul Ministro della Cultura. Durante la cerimonia mattutina al Quirinale, l’interprete di Berlinguer – La grande ambizione dopo l’elogio a Mattarella aveva dichiarato di aver faticato ad ascoltare il Ministro della Cultura: “Vorrei che il ministro si confrontasse con i vari rappresentanti della nostra categoria, perché il cinema è davvero in crisi e noi vediamo che è per grossa responsabilità del ministro della cultura”. Germano ha poi continuato ad alzo zero verso Giuli: “Sentirsi raccontare che le cose vanno bene in questo modo bizzarro, dal mio punto di vista è fastidioso. Mi piacerebbe piuttosto che invece di piazzare i loro uomini come i clan nei posti chiave, si preoccupassero di fare davvero il bene della nostra comunità mettendo persone competenti nei posti giusti e incontrando rappresentante di ogni categoria per risolvere insieme i problemi”. Germano aveva concluso sottolineando che i problemi non devono essere risolti “in maniera ideologica o di parte, o come fosse una continua campagna elettorale, ma cercando davvero di fare qualcosa per il nostro paese”.

La risposta di Giuli si è fatta attendere qualche giorno, ma ha fatto il botto: “La sinistra pensava che la cultura fosse roba loro, avevano intellettuali e li hanno persi. Si sono poi affidati agli influencer, ora gli sono rimasti solo i comici”, ha esordito il Ministro durante un incontro culturale a Firenze riferendosi in questo caso ad un ulteriore ironico battibecco provocato da Geppi Cucciari sul linguaggio giuliano. Giuli ha poi spiegato che Germano nel giorno dei David si è “impadronito” del Quirinale per “cianciare in solitudine”. Il ministro ha anche ricordato che è inutile lamentarsi della crisi del cinema perché la riforma sul tax credit “non l’abbiamo voluta noi, ma è nata da una denuncia del mondo del cinema stesso”. Infine sull’ulteriore “stretta” data con l’ultimo ritocco della legge sul cinema firmata da Sangiuliano ed ereditata da Giuli, l’attuale ministro non ha tirato indietro la mano (peraltro non sua): “Basta rendite e privilegi. Stiamo portando avanti un’operazione verità”.

Tempo 24 ore e Germano ha di nuovo risposto: “Penso sia normale che un cittadino possa lamentarsi di un rappresentante del proprio Paese. È un po’ più inquietante, ed è una cosa che mi succede da tanto, che il rappresentante della politica faccia nome e cognome di un cittadino”. L’attore romano ha sottolineato come lui non abbia mai risparmiato critiche a qualunque politico intervenuto nel settore, a prescindere dal colore partitico. Infine ha di nuovo suonato l’allarme sulla crisi generale del cinema italiano: “C’è gente disperata, che piange, che non sa cosa fare, che ha cambiato lavoro. Da un anno e mezzo il cinema è fermo. Sulle linee guida dei finanziamenti al cinema, questo governo ha messo che i soldi vanno dati soltanto a film che parlano bene di personaggi italiani”.

A mostrare unità attorno a Germano ci ha pensato infine Claudio Santamaria che proprio durante la cerimonia di premiazione dei David ha consegnato in diretta tv con estremo piacere la statuetta per il miglior attore (la seconda consecutiva – sesta in assoluto – come nemmeno Mastroianni ndr) all’amico e collega Germano. Quest’ultimo, assieme a Santamaria e Neri Marcorè, sono tra i più agguerriti membri dell’associazione Artisti 7607 che da tempo si batte per una rappresentanza critica della categoria verso l’industria del cinema. “Bollano come ciancia il dissenso, ma isolato è il ministro”, ha affermato Santamaria a Repubblica difendendo il collega Germano. “Le istanze del cinema non sono né di destra né di sinistra ma sono di tutti i lavoratori”, ha continuato il protagonista di Lo chiamavano Jeeg Robot che ha ripreso l’altra grossa polemica dei David, quella avanzata da Pupi Avati, non proprio un uomo di sinistra, che da tempo e anche dalla pagine di FQMagazine assieme a Giuseppe Tornatore ha sfidato il governo amico sostenendo una strenua battaglia per un ministero ad hoc per il cinema che si occupi prima di tutto delle piccole produzioni indipendenti e di larghe parti del settore cinema in crisi da tempo. Insomma, sembra un paradosso, ma da Germano ad Avati, con toni e modalità diverse si chiede la stessa cosa. E da lontano aleggia l’ombra di quel tax credit firmato Franceschini e centrosinistra che alla lunga ha portato alla crisi economica di un sistema sbilanciato eccessivamente sulle grosse produzioni.

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