USA-Cina, c’è un accordo (temporaneo) sulla riduzione dei dazi. Le reazioni dei gestori internazionali

Secondo il comunicato diffuso oggi, la sospensione entrerà in vigore entro il 14 maggio e durerà 90 giorni. I due Paesi abbasseranno i dazi del 115%, portando così le tariffe reciproche al 10 per cento. L'articolo USA-Cina, c’è un accordo (temporaneo) sulla riduzione dei dazi. Le reazioni dei gestori internazionali proviene da FundsPeople Italia.

Mag 12, 2025 - 16:03
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USA-Cina, c’è un accordo (temporaneo) sulla riduzione dei dazi. Le reazioni dei gestori internazionali

Una pausa di 90 giorni e un abbassamento dei dazi reciproci tra Stati Uniti e Cina del 115 per cento. È quanto si legge nel comunicato congiunto pubblicato dopo l’incontro economico e commerciale che si è tenuto nel fine settimana a Ginevra tra i rappresentanti del Commercio di entrambi i Paesi. Sia Cina che Stati Uniti abbasseranno i loro dazi del 115%, portando così le tariffe al 10 per cento. Sempre secondo quanto si apprende dal comunicato, la sospensione entrerà in vigore "entro il 14 maggio 2025".

Nel frattempo, dopo l’annuncio, il dollaro si è apprezzato rispetto alle principali valute e i mercati si sono ripresi alleviando le preoccupazioni emerse dopo lo scorso 2 aprile, in occasione del Liberation Day e l’escalation delle misure tariffarie applicate dal presidente Trump volte a ridurre il deficit commerciale degli USA. Una decisione che arriva in scia al nuovo accordo firmato con il Regno Unito la scorsa settimana.

“Questa pausa e questo periodo di raffreddamento delle tensioni commerciali tra Usa e Cina contribuiranno a prolungare il rally iniziato a metà aprile, sostenuto principalmente dalla convinzione che il picco delle incertezze commerciali sia ormai alle spalle”, dice Jean-Louis Nakamura, head of Conviction Equities di Vontobel. L’esperto sottolinea come i mercati abbiano recuperato l'intero calo registrato nei primi dieci giorni di aprile, “mentre i dazi applicati sono ancora significativamente più elevati rispetto a prima e non abbiamo ancora un quadro chiaro dell'entità dei danni causati nel frattempo all'economia globale (in particolare negli Stati Uniti e in Cina)”, ammette.

Secondo il professionista, entro i prossimi due mesi, una serie di dati sull’economia reale confermerà se il crollo di alcuni indicatori riportato di recente sia stato eccessivo. “Potremmo assistere a un tiro alla fune tra gli annunci anticipati di accordi più sostenibili e completi, più vicini alla situazione di partenza iniziale, e i dati concreti che suggeriscono un rapido deterioramento della domanda interna negli Stati Uniti e una dinamica delle esportazioni in Cina. Se prevarranno questi ultimi, i mercati dovrebbero registrare un'altra forte ondata di volatilità”, prosegue.

Dunque, al momento, la guerra commerciale è ben lontana da una conclusione. Nonostante ciò, a detta di Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, il passo fatto da Stati Uniti e Cina è stato molto importante e porterà grande sollievo sui mercati finanziari. “Crediamo che si possa realizzare così uno degli scenari migliori per le piazze azionarie ovvero quello che i dazi elevati di Trump erano solo un mezzo per portare al tavolo delle trattative paesi che, secondo il Presidente, applicavano pratiche commerciali sleali nei confronti degli Stati Uniti”, ammette. Così, secondo l’esperto, non si realizzerebbe il decoupling delle due economie, “il processo di separazione economica e tecnologica tra le due maggiori potenze mondiali, così come aveva dichiarato anche il Segretario al Dipartimento del Tesoro Scott Bessent qualche giorno fa”, spiega.

Mentre Paul Diggle, chief economist di Aberdeen Investments sottolinea come entrambe le parti abbiano dichiarato al termine dei colloqui di non voler puntare a un “disaccoppiamento economico”, gli Stati Uniti hanno indicato “cinque o sei settori strategici” (come il farmaceutico o l’acciaio) in cui intendono ottenere un “riequilibrio strategico”.

Infatti, secondo il capo economista "Trump ha compreso che un embargo effettivo sul commercio tra Stati Uniti e Cina non è economicamente sostenibile. L’amministrazione statunitense ha bisogno di successi per modificare il sentiment dei mercati e l’opinione pubblica sull’andamento dell’economia”, dice. Negli Stati Uniti, l’ondata di incertezza ha avuto un impatto evidente sugli indici di fiducia, “sebbene questo effetto stia ora cominciando ad attenuarsi. I dati hard sono distorti dai dazi, ma è probabile che il rallentamento economico sottostante sia solo all’inizio", afferma.

Tre considerazioni per gli investitori

Sebbene, come si diceva prima, i tagli siano temporanei, secondo Stuart Rumble, head of Investment Directing, Asia Pacific di Fidelity International, questi rappresentano un segnale incoraggiante per i mercati e dovrebbe contribuire a ripristinare la fiducia. Gli investitori dovrebbero porre l’attenzione su tre considerazioni. In primo luogo, le riduzioni “rappresentano un netto cambiamento dell'onere tariffario effettivo complessivo. L'elevato regime tariffario tra Stati Uniti e Cina ha già causato gravi disagi, riducendo il commercio bilaterale tra le due maggiori economie mondiali e aumentando il rischio di un più ampio rallentamento globale. Sebbene nessuna delle due economie sia attualmente vicina a un punto di rottura, una riduzione significativa delle tariffe complessive contribuisce a mitigare questo rischio”, dice l’esperto.

In secondo luogo, c’è stato uno spostamento dei flussi commerciali globali e questo è un elemento importante per gli investitori che stanno valutando le loro allocazioni in Asia. “Il calo del commercio diretto tra Stati Uniti e Cina ha determinato un aumento della deviazione attraverso il Sud-Est asiatico e altri Paesi terzi. I differenziali tariffari restano rilevanti e continueranno a influenzare i flussi commerciali a seconda della competitività relativa, della capacità infrastrutturale e delle risposte politiche nazionali”, commenta.

Infine, questo sviluppo “dovrebbe essere visto dagli investitori come un allentamento delle tensioni nell'ambito di un più ampio cambiamento a lungo termine delle relazioni tra Stati Uniti e Cina verso una maggiore autosufficienza”, sottolinea Rumble.

Asset allocation, uno sguardo a oriente  

Anche a detta di Jason Pidcock e Sam Konrad, gestori del fondo Jupiter Asia Pacific di Jupiter AM ci si sta dirigendo verso una separazione tra Stati Uniti e Cina, che potrebbe favorire altri mercati asiatici, man mano che la capacità produttiva e gli scambi commerciali si sposteranno a loro favore.

“Giappone, Vietnam e Corea del Sud hanno espresso la loro disponibilità a negoziare con gli Stati Uniti sui dazi. Riteniamo che l'amministrazione Trump firmerà probabilmente accordi commerciali con un numero significativo di paesi nei prossimi tre mesi e che i livelli tariffari abbiano più o meno raggiunto il picco e potrebbero essere ridotti, in alcuni casi fino a meno del 10%”, commentano.

I due gestori sottolineano come, la Cina continua a essere una componente degli indici azionari regionali e globali e “notiamo che molti dei nostri fondi di riferimento hanno continuato a investire nel Paese”. Inoltre, entrambi ritengono che i mercati più grandi dell'Asia offrano una buona liquidità e un potenziale rendimento da dividendi interessante per gli investitori più attenti. “È importante avere una diversificazione sia a livello globale che settoriale. Sebbene le prospettive commerciali a breve termine rimangano volatili e imprevedibili, riteniamo che vi siano validi argomenti a favore degli investimenti in Asia nel medio-lungo termine”, concludono.

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