Clair Obscur Expedition 33 quel videogioco sviluppato da una startup francese elogiata da Macron
Il team di Guilllaume Broche è riuscito a confezionare un ottimo GDR simile in tutto per tutto agli JRPG

Non capita spesso che un presidente della Repubblica scriva all’account Instagram di una software house (nel caso di specie quello di Sandfall Interactive) per complimentarsi con gli autori di un videogioco. E’ capitato con l’ottimo Clair Obscur Expedition 33, titolo stilisticamente delizioso e ludicamente di gran peso che purtroppo ha avuto un’unica sventura: uscire in contemporanea con The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered (qui la nostra recensione).
Clair Obscur Expedition 33, lettera d’amore ai JRPG
Oblivion (nella duplice variante liscia o Remastered) e Clair Obscur Expedition 33 non potrebbero essere due titoli più diversi, benché afferenti alla grande famiglia dei giochi di ruolo. Uno è un RPG tipicamente occidentale, maggiormente action, con un unico eroe (destinato peraltro a fare da sfondo e nemmeno ad apparire mai su schermo se si gioca in prima persona) e dall’ambientazione fantasy che pesca di peso dal folklore nordeuropeo.
L’altro è un GDR con un party d’eroi corale, dal character design che strizza l’occhio agli anime e ai manga e dai combattimenti a turno. Insomma, pare proprio un JRPG in piena regola. Se non fosse che il team capitanato da Guilllaume Broche ha radici nel Vecchio continente.
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In effetti Clair Obscur Expedition 33 è uno dei numerosi GDR sviluppati da una startup occidentale che si rifà ai canoni e agli stilemi dei classici videoludici nipponici. Solitamente il risultato è sempre piuttosto tiepido e pure un po’ scopiazzato. Non questa volta.
Abbiamo nella nostra console d’ultima generazione un titolo che conferma, nel caso ce ne fosse stato il bisogno, che non è affatto vero che i combattimenti a turni (molto action in questa interpretazione d’Oltralpe) sono qualcosa del passato. E soprattutto ci dice che quando vogliono gli artisti occidentali sanno realizzare prodotti che non hanno nulla da invidiare a quelli che nascono all’ombra del monte Fuji.
Tutto perfetto? No. Quasi. Clair Obscur Expedition 33 è un capolavoro, ormai lo avrete intuito, ma è anche un’opera prima, con gli scivoloni classici che immancabilmente si commettono quando si confeziona per la prima volta un prodotto di una simile caratura. Non parliamo di bug che rendono il gioco ingiocabile o di glitch che lo rendono ingovernabile, affatto. Semplicemente la difficoltà non è sempre ben dosata, in alcuni punti il dialogo tra sviluppatori e videogiocatori si fa un po’ troppo franco e poco diplomatico, e a risentirne è il baricentro complessivo dell’avventura, dalla difficoltà talvolta eccessivamente punitiva.
Due i pilastri artistici del gioco: Belle Epoque e Steampunk. Il mix non sarà originalissimo (se non avessimo saputo che dietro al gioco ci fosse un team francese avremmo scommesso fosse l’ennesimo videogame che presenta la Francia vista da Tokyo) e spesso stride ma il più delle volte si rivela una scelta azzeccata per la creazione di un mondo onirico – non sempre dettagliatissimo – in cui passare piacevolmente una quarantina di ore.
Portentoso il comparto musicale. Ascoltare per credere. La trama fa il resto, proponendoci uno spunto dalle forti tinte drammatiche che ci spingerà subito a voler sapere quali misteriose forze governano l’universo di questa produzione francese.
Al netto di cosa offre e dove sbaglia Clair Obscur Expedition 33 ha però un merito che pochi videogame riescono a vantare: è un titolo di rottura, capace di monopolizzare l’attenzione di chi lo gioca. Questo nonostante il fatto che non rivoluzioni per davvero il genere d’appartenenza e le ultime settimane per gli amanti degli RPG siano state particolarmente dense di uscite di spicco (possiamo confessarvi che abbiamo faticato a giocare a Oblivion Remastered, avendo Clair Obscure da platinare).
Il videogame europeo setta indubbiamente l’asticella dello standard verso nuove altezze, almeno per ciò che riguarda le venture produzioni europee. I ragazzi di Sandfall ci hanno dimostrato che in Francia non c’è solo la claudicante Ubisoft capace di realizzare veri e propri tripla A. E non vediamo l’ora di scoprire quali altri studi talentuosi sono pronti a uscire dal sottobosco creativo di startup innovative.