‘Bella ciao’, origine e significato della canzone diventata inno della Resistenza

Dalle risaie del Nord Italia all’Abruzzo e la Brigata Maiella, evoluzione e dibattito sul canto ritenuto simbolo dei partigiani e di libertà

Apr 24, 2025 - 21:44
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‘Bella ciao’, origine e significato della canzone diventata inno della Resistenza

Roma, 24 aprile 2025 – Simbolo della lotta contro la guerra, "Bella ciao" è uno dei canti popolari più noti e amati. Universalmente riconosciuta come l'inno della Resistenza italiana contro il nazifascismo, in realtà le sue origini sono avvolte da un alone di mistero, tema di dibattito tra storici e musicologi.

La versione più nota di “Bella ciao” è emersa nel contesto della Seconda Guerra Mondiale fra i canti partigiani del periodo, ma le sue radici affonderebbero in tradizioni popolari ben più antiche.​ “Bella ciao” racconta la storia di una canzone che ha attraversato il tempo, risultato di un’evoluzione testuale e musicale lunga secoli.

Un cartello cita il titolo della canzone "Bella Ciao"

“Bella ciao”: la storia e le radici popolari

La versione più celebre di "Bella ciao" è quella adottata dai partigiani italiani durante la Resistenza. Il testo racconta la storia di un combattente che si sveglia al mattino per affrontare l'invasore, pronto a sacrificare la propria vita per la libertà. Questa narrazione ha reso la canzone un simbolo potente della lotta contro l'oppressione.​ L’origine della canzone"Bella ciao" è stata messa in relazione al canto delle mondine, le lavoratrici delle risaie del Nord Italia, che intonavano canzoni per alleviare la fatica del lavoro. Tuttavia, in tempi recenti la teoria è stata contestata. Secondo lo storico Cesare Bermani la versione delle mondine sarebbe posteriore a quella partigiana, risalente agli anni '50 .

Nella parte testuale, “Bella Ciao” riprende la struttura metrica e tematica di alcuni canti popolari piemontesi documentati dal filologo Costantino Nigra nei suoi “Canti popolari del Piemonte”, pubblicati per la prima volta nel 1888. Tra questi, vi è un brano che inizia con il verso “Sta mattina, mi sun levata”, molto simile all’attacco di “Bella Ciao”. Questo dimostra come la canzone si inserisca in una tradizione orale diffusa nell’arco alpino e padano, dove melodie e formule poetiche si trasmettevano, mutando nel tempo.

Nigra evidenziava proprio la presenza di motivi ricorrenti, come il “fiore sulla tomba dell’amata”, che ritornano anche in molte altre ballate regionali. “Bella Ciao”, in questo senso, è l’erede di una lunga linea di canti popolari che parlavano di amore, morte e resistenza esistenziale, poi reinterpretati in chiave civile e politica durante il Novecento. Nel libro Costantino Nigra scriveva: “Il fiore che deve crescere sulla tomba della bella, morta per amore, è il tema d’una canzone che è forse la più cantata in tutta Italia. Questo tema è talmente popolare presso di noi, che in molti casi s’aggiunge, come finale, ad altre canzoni che non ci han nulla a che fare”.

Sembra che nella tradizione piemontese di “Fior di Tomba”, così come in quella trentina “Il fiore di Teresina” e successivamente nella versione veneta “Stamattina mi sono alzata” si ritrovi il tema di una ballata francese già attestato nel Quattrocento. Negli anni la melodia di "Bella ciao" ha suscitato interesse per le sue somiglianze con altri canti popolari. Una teoria affascinante la collega a "Koilen", una canzone yiddish registrata nel 1919 dal musicista klezmer Mishka Ziganoff a New York. Sebbene non vi siano prove definitive, questa ipotesi evidenzia come le melodie popolari possano viaggiare e trasformarsi attraverso culture e continenti.La storia del 25 Aprile: 80 anni di Festa della Liberazione

La Brigata Maiella e la diffusione di "Bella ciao"

Lo storico Cesare Bermani, uno dei maggiori studiosi della canzone popolare e della memoria resistenziale, ha attribuito un ruolo cruciale nella diffusione di “Bella ciao” alla Brigata partigiana Maiella, una formazione combattente nata in Abruzzo nel 1943. Negli stessi anni il canto veniva intonato anche dalla Brigata Garibaldi nelle Marche.

Secondo Bermani, la Brigata partigiana Maiella, attiva al fianco delle truppe alleate lungo la Linea Gustav e poi risalita verso nord nel 1944-1945, avrebbe portato con sé una versione primitiva del canto. La Brigata Maiella attraversò l'Appennino centrale, giungendo fino in Emilia-Romagna, dove il brano sarebbe stato raccolto, adattato e rielaborato in chiave più esplicitamente resistenziale.

Non si tratterebbe dunque di un canto “ufficiale” nato già codificato, bensì di una canzone che ha viaggiato e mutato con i combattenti, arricchendosi strada facendo fino ad assumere la forma che oggi conosciamo. Bermani ha ricostruito questa storia nel libro “Bella Ciao. Storia e fortuna di una canzone”, pubblicato da Odradek nel 2006, una delle fonti più autorevoli sull’argomento.

La storia di “Bella ciao” negli anni

La ricerca di Cesare Bermani mostra che la canzone circolava già nel 1944-1945, anche se in una forma ancora non completamente stabilizzata. "Bella ciao" veniva cantata ed era nota ad alcuni partigiani anche durante la Resistenza. Dalle notizie storiche emerge che non si trattava di un inno “ufficiale”: la canzone non era ancora diffusa in modo capillare come altri canti partigiani, quali “Fischia il vento” o “La Badoglieide”.

La diffusione su larga scala della versione che oggi conosciamo di “Bella ciao” avvenne soprattutto dopo la guerra, in particolare con il Festival di Spoleto del 1964, grazie al lavoro di ricerca e arrangiamento del Nuovo Canzoniere Italiano, come documentato dall’Istituto Ernesto de Martino e dagli Archivi musicali RAI.

"Bella ciao" è stata utilizzata (non senza alcune polemiche) persino in serie tv (il caso della spagnola “La casa de papel”) restando un simbolo di ribellione e lotta. In occasione della giornata del 25 aprile diventa una riflessione sulla resistenza e la libertà, capace di attraversare il tempo ricordando quanto la musica, in diversi luoghi del mondo, abbia partecipato ai movimenti di protesta diventando l’inno universale di chi non si arrende.