“Basta corride in nome dei santi”: l’appello della Ong PETA al nuovo Papa Leone XIV

Con l’elezione di Papa Leone XIV, l’associazione internazionale per i diritti animali PETA ha colto l’occasione per rivolgere un appello chiaro e diretto: porre fine al sostegno implicito della Chiesa cattolica alle corride, ancora oggi organizzate in onore di santi cristiani. In una lettera, Ingrid Newkirk, fondatrice di PETA, invita il nuovo pontefice a seguire...

Mag 9, 2025 - 17:27
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“Basta corride in nome dei santi”: l’appello della Ong PETA al nuovo Papa Leone XIV

Con l’elezione di Papa Leone XIV, l’associazione internazionale per i diritti animali PETA ha colto l’occasione per rivolgere un appello chiaro e diretto: porre fine al sostegno implicito della Chiesa cattolica alle corride, ancora oggi organizzate in onore di santi cristiani.

In una lettera, Ingrid Newkirk, fondatrice di PETA, invita il nuovo pontefice a seguire l’eredità di Papa Francesco – che la stessa organizzazione aveva nominato “Persona dell’Anno” dieci anni fa – prendendo una posizione netta contro la tauromachia. “Faccia ciò che Egli sicuramente avrebbe fatto se avesse avuto più tempo sulla Terra”, scrive Newkirk, “e recida i sacrileghi legami della Chiesa cattolica con la tortura e l’uccisione dei tori per intrattenimento”.

Secondo PETA, sono ancora migliaia gli eventi a sfondo religioso che prevedono l’uccisione ritualizzata di tori in Paesi a maggioranza cattolica, come la Spagna e alcune zone dell’America Latina. In queste occasioni, non è raro che sacerdoti partecipino attivamente alle celebrazioni: benedicono toreri nelle cappelle delle arene e, in certi casi, entrano direttamente sul campo con le vesti liturgiche.

La violenza descritta nella lettera è precisa e documentata. I tori vengono colpiti da uomini a cavallo che conficcano lance nel loro dorso e collo; seguono le banderillas, che provocano dolore a ogni movimento. Quando l’animale è ormai stremato dalla perdita di sangue, il matador tenta di colpirlo con una spada nei polmoni. Infine, viene recisa la spina dorsale con un coltello. Può accadere che il toro, ancora cosciente, venga mutilato: le sue orecchie o la coda vengono tagliate e offerte come trofeo.

La PETA sottolinea come queste pratiche sopravvivano in parte grazie all’uso dei nomi dei santi e della Chiesa, in evidente contrasto con l’insegnamento cattolico. La dottrina afferma infatti che “gli esseri umani devono mostrare benevolenza verso gli animali” e che “non è lecito causare inutilmente sofferenze o morte” a una creatura vivente.

Papa Francesco, nell’enciclica Laudato Si’, ha definito “contrario alla dignità umana” ogni atto di crudeltà verso un essere vivente. Ma il precedente più rilevante è forse quello di Papa Pio V, che nel 1567 proibì formalmente la corrida, definendola uno “spettacolo crudele e vile del diavolo”.

Nel testo indirizzato al nuovo Papa, PETA afferma: “Questa tortura degli animali risale a un’epoca in cui la crudeltà e il disprezzo per la vita erano la norma, quando le persone venivano giustiziate nelle piazze pubbliche tra gli applausi di folle in delirio”. Oggi, aggiunge, è inaccettabile che simili pratiche continuino a essere tollerate, e ancor più che ricevano copertura religiosa.

La campagna di sensibilizzazione “Non lasciate che la sua eredità vada in fumo” ha portato il messaggio anche nello spazio pubblico: oltre 100 cartelloni sono stati affissi in tutta Roma, molti dei quali nei pressi del Vaticano. L’obiettivo è portare l’attenzione non solo sulla sofferenza degli animali, ma anche sull’urgenza di coerenza da parte della Chiesa rispetto ai suoi principi fondanti.

PETA conclude l’appello con una richiesta precisa: “Vorrà per favore pronunciarsi presto contro questa crudele ingiustizia attualmente perpetrata con la protezione della Chiesa?”.

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