Banche, l’evoluzione richiede nuove regole
L’uso dei Big Data è in continua crescita, per cui sarà necessario un futuro intervento del regolatore volto a disciplinare tale fenomeno, in ragione delle numerose problematiche che esso comporta

di Angelo Deiana
Big Tech, big bank, risiko bancario nazionale e internazionale, la corsa al nuovo oro dell’intelligenza artificiale, i dati come nuovo petrolio del business del futuro. Sono questi solo alcuni dei temi strategici che il sistema finanziario (e non solo) deve affrontare anche in termini di regolamentazione nello scenario che stiamo sempre più vivendo.
Potere in poche mani
Senza poi dimenticare che, tra gli aspetti più complessi della data driven economy ci sono la tendenza alla concentrazione del potere di mercato nelle mani di pochi operatori (incumbent) con la conseguente creazione di barriere all’ingresso a danno degli aspiranti concorrenti, e le sempre più frequenti problematiche di intese/pratiche collusive.
D’altra parte, un rapporto equo tra mercato, innovazione e impatti della regolamentazione si muove su crinali di equilibri difficile da perseguire. Oltre ai problemi riguardanti la tutela della privacy e le logiche antitrust vi sono anche altri rischi tipo quelli legati alla tecnologia dei Big Data. Il Financial Stability Board ha messo bene in evidenza l’opacità dei sistemi di Big Data Analysis che, a causa di procedure sbagliate, possono portare a risultati scorretti e discriminatori.
Big Data in crescita
Lo scenario è comunque chiaro: l’uso dei Big Data è in continua crescita, per cui sarà necessario un futuro intervento del regolatore volto a disciplinare tale fenomeno, in ragione delle numerose problematiche che esso comporta. In particolare, bisognerà rendere note le modalità di effettivo funzionamento degli algoritmi. È arrivata l’era delle due diligence sugli algoritmi.
Anche per questo, esiste un ampio dibattito a livello internazionale su come regolamentare il fintech al fine di proteggere gli investitori e, le logiche di stabilità finanziaria.
Le opzioni sul campo
Le strategie di approccio regolamentare globale nel settore bancario e finanziario hanno avuto tre grandi direttrici. La prima direttrice è l’approccio “Wait & See”, ovvero attendere e studiare il fenomeno per verificare la necessità di intervenire solo nel momento in cui ci siano rischi significativi per il sistema. Si tratta di un approccio che permette di avere il tempo di approfondire il fenomeno senza bloccare sul piano normativo l’innovazione e le possibili integrazioni con il sistema bancario più tradizionale;
La seconda direttrice è l’approccio “Same Business, Same Risks, Same Rules”, ovvero applicare comunque le regole vigenti se il prodotto/servizio finanziario innovativo abbia le stesse regole di business e gli stessi rischi di un prodotto analogo già regolamentato. Il plus è quello di evitare regole che avvantaggino solo i nuovi soggetti. I problemi, invece, nascono dalla possibile sottovalutazione di tecnologie come l’intelligenza artificiale o la finanza decentralizzata.
La terza direttrice è l’approccio “New Functionality, New Rules”, ovvero scegliere di introdurre immediatamente una nuova normativa che approcci con effetto immediato le nuove attività Fintech. Questo significa che, se un’attività Fintech genera rischi non coperti dalle regole tradizionali, è meglio normare in modo innovativo al fine di dare adeguate copertura agli stakeholder di mercato anche a costo di rallentare i processi innovativi.
Quale che sia la direttrice scelta, rimane sempre un problema di fondo: da qui al futuro, la velocità dell’innovazione tecnologica e finanziaria è talmente alta che le logiche regolamentari non potranno che seguire con attenzione ma da molto lontano. Purtroppo, o per fortuna, lo dirà solo il tempo.