Auto, pressing sulla Ue: sì alle ibride oltre il 2035 E Audi taglia 7.500 posti

Potrebbe essere costruito in Germania il terzo stabilimento della cinese Byd per servire l’Europa, dopo quelli già previsti in Turchia e in Ungheria. L’indiscrezione, contenuta in un rapporto Reuters, è piombata ieri nella discussione sul futuro dell’auto in Europa e in Italia. Al Forum automotive in corso a Milano gli attori del mercato — da […] L'articolo Auto, pressing sulla Ue: sì alle ibride oltre il 2035 E Audi taglia 7.500 posti proviene da Iusletter.

Mar 18, 2025 - 12:10
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Auto, pressing sulla Ue: sì alle ibride oltre il 2035 E Audi taglia 7.500 posti

Potrebbe essere costruito in Germania il terzo stabilimento della cinese Byd per servire l’Europa, dopo quelli già previsti in Turchia e in Ungheria. L’indiscrezione, contenuta in un rapporto Reuters, è piombata ieri nella discussione sul futuro dell’auto in Europa e in Italia. Al Forum automotive in corso a Milano gli attori del mercato — da Anfia a Federauto e Unrae, passando per i sindacati del settore — si sono confrontati sulle possibili vie d’uscita. Con una consapevolezza di fondo: un rilievo cruciale avranno le scelte di Stellantis. Forte, di conseguenza, l’attesa per l’audizione domani in parlamento del presidente John Elkann.

La prospettiva di investimenti da parte di case asiatiche in Italia appare in salita. «Anche noi ci abbiamo creduto — ha spiegato il direttore generale dei componentisti di Anfia, Gianmarco Giorda —. Ora però i costruttori cinesi sono in una fase di attesa rispetto alle decisioni degli investimenti futuri. Perché la transizione non sta andando alla velocità prevista. E poi c’è il tema della competitività: se non siamo abbastanza competitivi all’interno dell’Europa è chiaro che eventuali investimenti stranieri andranno verso Spagna e Paesi dell’Est».

Su un punto diversi attori sono d’accordo — da Anfia fino alla Fiom —: la crisi del settore non dipende soltanto dalla transizione, era già in atto quando ancora non si parlava di elettrico. «Oggi l’80% delle auto che la Cina esporta in Europa sono termiche o ibride plug in», ha fatto notare ancora Giorda. Samuele Lodi della segreteria Fiom: «In Italia la produzione di Stellantis cala da vent’anni, la transizione non c’entra nulla». Certo, ora i nodi vecchi e nuovi vengono al pettine tutti insieme. E dovunque. Ieri Audi ha annunciato il taglio di 7.500 posti di lavoro in Germania.

Gran parte degli attori presenti ieri al forum hanno puntato il dito per l’ennesima volta verso il green deal europeo. E la sua revisione al rallentatore. Una via d’uscita evocata da molti sta nella possibilità di continuare a produrre auto ibride plug in (quindi con la presa per ricaricare la batteria) oltre il 2035.

Il problema sono i tempi: la riapertura della discussione sul green deal avverrà sì in anticipo ma non prima di fine anno. Ma sul fatto che la «neutralità tecnologica» possa da sola togliere le castagne dal fuoco qualcuno comincia ad avere qualche dubbio. «Anche misurando le emissioni dalla culla alla tomba del veicolo il risultato rischia di essere lo stesso: le auto elettriche alimentate con un mix energetico non particolarmente verde sono comunque meno inquinanti di un’auto alimentata con un biocarburante», osserva Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae.

Sullo sfondo resta l’ultima ratio: la riconversione verso altri settori abbandonando il campo di battaglia dell’auto. Ma sulla riconversione nell’ambito della difesa i dubbi non mancano. Dal canto loro i sindacati hanno un’istanza in comune con Federauto (i concessionari). Che potrebbe suonare così: si producano veicoli con costi e caratteristiche che rispondano davvero ai bisogni delle persone. In altre parole, si aumentino gli stipendi o si abbassino i costi delle auto.

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