Attacco alla Freedom Flottilla, l’attivista italiano che stava per imbarcarsi: “Nessuno Stato ha condannato. Serve un’indagine internazionale”

“Chiediamo un’investigazione internazionale sull’attacco che abbiamo subito”. Simone Zambrin è un attivista italiano di 25 anni che si sarebbe dovuto imbarcare sulla nave umanitaria della Freedom Flotilla Coalition, per portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Ma nella notte tra il primo e il 2 maggio la nave è stata attaccata da due droni armati […] L'articolo Attacco alla Freedom Flottilla, l’attivista italiano che stava per imbarcarsi: “Nessuno Stato ha condannato. Serve un’indagine internazionale” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 7, 2025 - 14:10
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Attacco alla Freedom Flottilla, l’attivista italiano che stava per imbarcarsi: “Nessuno Stato ha condannato. Serve un’indagine internazionale”

“Chiediamo un’investigazione internazionale sull’attacco che abbiamo subito”. Simone Zambrin è un attivista italiano di 25 anni che si sarebbe dovuto imbarcare sulla nave umanitaria della Freedom Flotilla Coalition, per portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Ma nella notte tra il primo e il 2 maggio la nave è stata attaccata da due droni armati in acque internazionali al largo di Malta. Da chi? “Al momento sappiamo, grazie anche a uno studio del Forensic Architecture, che un C130 giovedì è partito da Israele sorvolando Malta – racconta Zambrin al Fattoquotidiano.it – la nostra ipotesi è che questo aereo militare abbia potuto sganciare dei droni completamente automatizzati. Per questo vogliamo un’investigazione internazionale, per avere conferma di quello che è successo”. Nel pomeriggio del 7 maggio a Verona, Zambrin racconterà la sua esperienza in un incontro pubblico organizzato da Verona per la Palestina che si terrà alle 19 nella sala Parrocchiale San Luca. Sarà presente anche l’attivista Greta Thunberg.

Che cos’è la Freedom Flotilla?
La Freedom Flotilla nasce nel 2008 per cercare di portare aiuti umanitari a Gaza in maniera non violenta. Cibo e medicinali destinati a una popolazione che da un anno e mezzo sta subendo un genocidio. Una situazione che è diventata sempre più grave. Da due mesi non entrano più aiuti umanitari a Gaza. Dunque questa missione era fondamentale perché arrivava nel mezzo di un genocidio e di un blocco totale di aiuti con uno stato come Israele che sta usando la fame come arma di guerra.

Che cosa l’ha spinta a unirsi alla missione?
Da qualche anno sono impegnato nella tutela dei diritti umani e della giustizia climatica, ma credo che siamo arrivati a un punto di non ritorno a Gaza. E di fronte a un genocidio, non si può far finta di non vedere. Ognuno deve fare quello che può. Questo non è l’unico modo per fare qualcosa per la Palestina, ma è quello che potevo fare in modo concreto in questo momento e l’ho fatto.

Che cosa prevedeva la missione?
In questo momento ci sono centinaia di camion bloccati al valico di Rafah, pieni di aiuti umanitari che stanno scadendo. La missione aveva l’obiettivo di aprire un varco via mare in modo non violento con l’ambizione che questo varco possa essere usato anche da altre ong. Anche perché al momento non c’è nessun modo per portare aiuto alla popolazione.

Perché non siete riusciti a partire?
Il primo maggio è iniziata prima una guerra burocratica contro di noi e durante la notte la nave è stata attaccata da due droni armati alle 00.23. C’erano 18 persone a bordo della nave, altre cinquanta che dovevano imbarcarsi da terra tra cui io. Hanno colpito il generatore della nave tagliando la comunicazione con il resto del team che era a terra. C’è stato un incendio a bordo con quattro persone ferite in modo lieve. La nave è stata lasciata alla deriva con 18 persone in una situazione di pericolo. Non vogliamo fare le vittime, quello che abbiamo subito è stato solo un infinitesimo rispetto a quello che subisce la popolazione di Gaza. Ma stiamo parlando di una nave in territorio europeo che è stata attaccata. E nessuno degli Stati europei ha condannato l’attacco. Anzi. Hanno provato a dire che noi fossimo armati e che avessimo intenzione di fare danni, ma siamo non violenti. Per questo abbiamo permesso a un perito di salire a bordo per provare che non ci fossero armi a bordo.

Qual è stato l’atteggiamento del governo italiano dopo i fatti?
Totale indifferenza. Non abbiamo sentito nulla dal governo italiano.

Che cosa chiedete?
Oltre a chiedere l’investigazione internazionale su quello che è successo, chiediamo che si faccia pressione su Israele per far entrare aiuti umanitari, che non ci siano più cooperazioni militari con Isarele e che Israele rispetti la legge internazionale.

Dopo l’attacco vi fermerete?
Non c’è l’opzione di fermarsi, stiamo parlando di oltre un milione di persone che stanno subendo un genocidio. Come continueremo? Non lo so. Ma continueremo.

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