Asset allocation, “baby bonds”: opportunità e rischi
Larry Fink, che guida BlackRock (la più grande società di investimenti al mondo con 11,6 trilioni di dollari di asset in gestione), ha toccato il tema dei “baby bonds” nella sua lettera annuale, che tradizionalmente detta la linea per gli investitori. Non si tratta solo di un’altra iniziativa finanziaria: è una proposta che potrebbe ridefinire... Leggi tutto

Larry Fink, che guida BlackRock (la più grande società di investimenti al mondo con 11,6 trilioni di dollari di asset in gestione), ha toccato il tema dei “baby bonds” nella sua lettera annuale, che tradizionalmente detta la linea per gli investitori.
Non si tratta solo di un’altra iniziativa finanziaria: è una proposta che potrebbe ridefinire l’approccio all’uguaglianza sociale e al benessere a lungo termine.
Cosa sono i baby bonds
A ogni bambino viene assegnato un conto di investimento alla nascita, che cresce nel tempo grazie ai meccanismi di mercato. Cosa significa questo concretamente e perché Fink, l’uomo le cui parole influenzano le tendenze, lo sottolinea? L’idea dei “baby bonds” non è nuova – spiega Freedom24, società internazionale di broker online – è già stata discussa in ambienti economici, ad esempio negli Stati Uniti dal senatore Cory Booker, come strumento per combattere le disuguaglianze. Ma il sostegno di Fink porta il concetto a un altro livello. Non lo vede solo come un programma sociale, ma come un modo per integrare ogni individuo nell’economia globale fin dai primi giorni di vita.
Numeri e scenari di rendimento
Supponiamo che il governo o il settore privato fornisca un capitale iniziale, ad esempio tra i 1000 e i 5000 dollari per bambino. Questi fondi verrebbero investiti in un portafoglio diversificato (ad esempio in fondi indicizzati, settore in cui BlackRock è rinomata) e, grazie all’interesse composto, potrebbero decuplicarsi entro la maggiore età. Per esempio: 5000 dollari investiti con un rendimento annuo del 7% (la media storica dell’S&P 500 negli ultimi decenni) diventerebbero circa 16.900 dollari dopo 18 anni, senza contributi aggiuntivi. E se si aggiungessero anche versamenti annuali? Il potenziale sarebbe enorme.
Opportunità a lungo termine e potenziali rischi
Ci sono diversi punti chiave da considerare. Il primo: è una scommessa a lungo termine sulla valorizzazione del potenziale umano. Fink probabilmente è consapevole che in un mondo in cui le crisi demografiche e l’invecchiamento della popolazione stanno diventando la norma, le nuove generazioni sono un asset da “coltivare” fin dall’inizio. Secondo, si inserisce perfettamente nella filosofia di BlackRock: ampliare l’accesso agli investimenti. Fink da tempo promuove l’idea che il capitale debba lavorare per tutti, non solo per l’élite. I “baby bonds” rappresentano una democratizzazione dei mercati finanziari, letteralmente.
“Naturalmente, esistono anche dei rischi. I mercati sono instabili, basti pensare alla crisi del 2008 o al crollo del 2020 durante la pandemia. Cosa succederebbe se, al compimento della maggiore età, il “bond” del bambino avesse perso valore? Chi se ne assumerebbe la responsabilità: lo Stato, le società di gestione o i genitori? E come si eviterebbe che il programma si trasformasse in un’altra fonte di guadagno per gli intermediari finanziari, invece che in un vero aiuto per le famiglie? Fink probabilmente vede la soluzione nella scala e nella diversificazione, ma i dettagli rimangono ancora sullo sfondo” commenta Francesco Bergamini, Head of Representative Office di Freedom24 in Italia.
Non va poi trascurato neanche l’aspetto sociale. I “baby bonds” potrebbero ridurre il divario tra ricchi e poveri, specialmente se il capitale iniziale fosse maggiore per i bambini provenienti da famiglie a basso reddito. Non si tratterebbe solo di un investimento su singoli individui, ma sulla stabilità sociale. In un mondo in cui i disordini sociali sono alimentati dalle disuguaglianze, uno strumento del genere potrebbe rappresentare un modo soft per disinnescare le tensioni.
In definitiva, il sostegno di Fink ai “baby bonds” non è solo un’idea finanziaria, ma un’indicazione di un futuro in cui l’economia diventa più inclusiva.