Argentina nascondiglio dei nazisti. Ora Milei apre gli archivi segreti

Il presidente rende pubblici i documenti sulle SS accolte dopo la Seconda guerra mondiale. Ci sono anche dossier e transazioni bancarie. L’obiettivo: far luce sugli appoggi garantiti dal governo Peron.

Mar 31, 2025 - 06:32
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Argentina nascondiglio dei nazisti. Ora Milei apre gli archivi segreti

Roma, 31 marzo 2025 – L’Argentina si appresta a declassificare gli archivi governativi relativi all’ingresso di nazisti nel proprio territorio al termine della seconda guerra mondiale. Lo ha reso noto il capo del gabinetto Guillermo Francos precisando che la decisione è stata adottata dal presidente Javier Milei in seguito ad un incontro con esponenti del Centro Simon Wiesenthal. Secondo la stampa argentina Milei ha inoltre accolto una richiesta giuntagli dalla Commissione giustizia del Senato Usa. Le istruzioni impartite ai suoi collaboratori, è stato spiegato, "si inseriscono in un più ampio impegno per una maggiore trasparenza e verso la responsabilità storica". Un anno fa Milei era uscito molto scosso da una visita al Museo della Shoah Yad Vashem di Gerusalemme e si era impegnato a lottare in prima persona contro l’antisemitismo. Questo mese ha ricevuto nella Casa Rosada il direttore di Yad Vashem con cui ha discusso svariati progetti educativi relativi alla Shoah, includendo anche la declassificazione di documenti dell’‘rchivo general de la Nacion’. Fra questi – precisa quell’archivio – "informazioni relative ai legami fra le forze di sicurezza e dell’intelligence dell’Argentina con criminali di guerra giunti nel Paese dopo la Shoah, nonché registri marittimi sull’accoglienza di immigranti ebrei nei decenni precedenti".

Argentina nascondiglio dei nazisti. Ora Milei apre gli archivi segreti
Il presidente rende pubblici i documenti sulle SS accolte dopo la Seconda guerra mondiale. Ci sono anche dossier e transazioni bancarie. L’obiettivo: far luce sugli appoggi garantiti dal governo Peron.

"Con Milei ho avuto un incontro eccellente" ha confermato Dayan al ritorno a Gerusalemme: fra l’altro questo ex diplomatico israeliano è nato a Buenos Aires. Su X ha pubblicato una foto che lo riprende mentre studia un fascicolo con informazioni relative a due figure chiave del regime nazista: Adolf Eichmann (uno dei principali fautori della ‘soluzione finale’) e Martin Bormann. "Mi tremavano le mani" ha confessato su X. Eichmann fu catturato nel 1960 da un commando del Mossad, fu trafugato a Gerusalemme, poi processato di fronte ad un’ampia platea e infine condannato a morte. Di Bormann si sparse voce, negli anni Sessanta, che avesse trovato riparo in America Latina, forse in Paraguay La sua fine non è mai stata documentata con certezza anche se nel 1972 la Germania stabili’ che in realtà era morto a Berlino, in un bombardamento. A Buenos Aires Dayan ha visitato "siti legati all’educazione e alla documentazione". Ora progetta di rafforzare la cooperazione nelle ricerche storiche fra Yad Vashem e l’Archivio argentino, e la lotta all’antisemitismo.

Le istruzioni impartite da Milei, secondo la stampa argentina, riguardano la declassificazione di documenti del sistema bancario, transazioni finanziarie, nonché dossier custoditi dal ministero della difesa mediante i quali sarà possibile fare luce sugli appoggi garantiti dal governo Peron ai nazisti in fuga. Alla fine degli anni Novanta una Commissione argentina di inchiesta (Ceana), nominata dal presidente Carlos Menem, confermò che Peron aveva svolto un ruolo significativo dirigendo le operazioni dalla Casa Rosada. La Commissione stimò che all’interno del flusso migratorio verso l’Argentina erano passati 150-180 "criminali del terzo Reich". Ma le sue conclusioni lasciarono molto a desiderare il Centro Wiesenthal (sui media si erano infatti diffuse voci relative alla scomparsa di documenti) e nel 2005 il presidente Nestor Kirchner mise fine alle sue attività. In seguito un ex membro di quello staff, Uki Goni, descrisse in un libro molto documentato (‘La Operazione Odessa’) la rete di complicità dietro a quella che fu definita ‘La rotta dei topi’. Dopo la guerra, secondo Yad Vashem "l’Argentina divenne un rifugio per migliaia di criminali nazisti che passarono appunto da quella rotta".

Adesso che nella Casa Rosada c’è Milei – un presidente vivamente interessato all’ebraismo ortodosso – si rafforza negli ambienti ebraici la speranza che, grazie al nuovo clima di cooperazione, la apertura degli archivi consenta di far luce in maniera più documentata sulle collusioni maturate in Argentina in quegli anni drammatici.