Aperte 13 vie a Roccamorice, tempio del climbing nella Majella

Le nuove linee di salita si trovano nei settori Ghaza e Linea Gotica della storica falesia abruzzese. Effettuati di recente anche notevoli lavori di richiodatura delle vie storiche L'articolo Aperte 13 vie a Roccamorice, tempio del climbing nella Majella proviene da Montagna.TV.

Apr 27, 2025 - 12:02
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Aperte 13 vie a Roccamorice, tempio del climbing nella Majella

La storia della falesia di Roccamorice, nel Parco Nazionale della Majella, inizia nel 1981 quando furono aperte le prime vie in stile tradizionale. “In breve tempo la parete divenne una delle più frequentate di Abruzzo, per quanta potesse essere la frequentazione in quegli anni, e vennero aperte linee sempre più difficili. Tra i chiodatori storici si ricordano Roberto Rosica, Claudio Sulpizio, Loris Bennato, Sergio di Renzo, Biase Persico, Giampiero Di Federico, Alberto Rubini…”, racconta Carmela Malomo, scalatrice e amministratrice della piattaforma Climbing Spot Factory. “All’inizio del 2000 inizia il declino. Non vengono più aperte nuove linee, nonostante l’enorme potenziale della parete, e le vie storiche, a eccezione delle prime 50, che sono anche le più comode, non vengono più manutenute. I settori che non si affacciano direttamente sulla strada diventano sempre più pericolosi e vengono abbandonati”.

È nel 2014 che inizia la nuova vita di Roccamorice: “Uno sparuto gruppo di giovani scalatori decide di rimettere in sicurezza la falesia, e nel giro di qualche anno, con fondi personali e raccolti con collette, richioda tutte le vie storiche in inox certificato. A Giordano Renzani e Romano Costantin (i volontari della prima ora), si aggiungono altri amici: Giuseppe Viola, Marcello Ferrini, Antonello Giordano, Stefano D’Anteo, Samuele Liberato, Maria Cristina Adorante. Concluso il lavoro di richiodatura, Renzani inizia ad aprire nuove vie: nel 2018 nasce il settore Linea Gotica, e il Ghaza si arricchisce con qualche nuovo itinerario. Proprio quest’anno Giordano è tornato all’opera, aggiungendo rispettivamente altre quattro e nove vie a questi due settori. Dal 5c al 7a per Linea Gotica, e dal 6a al 7c+ per Ghaza”, continua Malomo. Il lavoro non è ancora finito: per quest’anno ci sono altre tre nuove vie in programma, con tempo libero e fondi come limiti, ma il potenziale è ancora enorme.

La richiodatura è stata eseguita rispettando lo spirito dei primi chiodatori, come mi ha spiegato Giordano: i passaggi chiave, specialmente sulle vie difficili, non sono azzerabili. I voli non sono tuttavia pericolosi, soprattutto perché le pareti di Roccamorice sono ben poco appoggiate. Nell’attrezzare le vie nuove, invece, si sono adottati due criteri: per gli itinerari fino al 6b una chiodatura moderna, con qualche possibilità di azzero, per le vie di grado superiore, passaggi obbligati come vuole lo spirito della falesia”, spiega ancora Carmela.
Sono state rispettate anche le pochissime vie degli anni ’90 che presentavano prese scavate, dato che in quegli anni era pratica comune intervenire artificialmente sulle pareti. Per le nuove vie, i chiodatori si sono ovviamente attenuti ai canoni estetici ed etici contemporanei, che mettono al primo posto la ‘naturalità’ dell’itinerario.

Roccamorice oggi

Sul versante Sud del Vallone di Santo Spirito, i due chilometri della parete dell’Orso ospitano più di 300 vie distribuite in una dozzina di settori, su una fascia di ottimo calcare massiccio a circa 850 metri sul livello del mare. Si parcheggia sul fondovalle e si giunge ai vari settori tramite un sentiero che traversa tutta la parete, trovando vie dai gradi più vari: “dai quinti all’8c, con una via non ancora liberata che potrebbe essere di 9a” spiega Carmela. “Il primo settore si trova direttamente sulla strada asfaltata di fondovalle, mentre gli altri sono tutti un po’ più in alto”. Le pareti sono per lo più verticali o leggermente strapiombanti, con qualche pancia e tetto, e qualche diedro e spigolo. “Il calcare grigio, giallo e a tratti nero offre un’ottima aderenza, non solo sulle vie più dure ma anche su quelle facili e più frequentate. La parete, prevalentemente esposta a Sud, è molto lunga e irregolare, con spigoli, rientranze e diedri – come è tipico delle pareti di montagna. Queste morfologie danno luogo a uno stile di arrampicata tecnico, come su tutte le placche, ma a tratti anche atletico” continua Malomo. Inoltre, l’irregolarità della parete fa sì che, nonostante l’esposizione a Sud, alcune rientranze nei pomeriggi estivi siano messe in ombra dagli spigoli, rendendo la falesia perfetta per la scalata nelle mezze stagioni. “In inverno si arrampicata nelle giornate più assolate, anche in presenza di neve, purché le pareti siano asciutte”.

Roccamorice oltre l’arrampicata

Intorno al Vallone di Santo Spirito, oltre all’arrampicata sportiva ci si può sbizzarrire con moltissime altre attività outdoor, a partire dai brevi trekking sui Sentieri Celestiniani, che portano agli Eremi di San Bartolomeo, Santo Spirito, San Giovanni dell’Orfento, tra gli altri. La Majella offre inoltre i trekking più lunghi e impegnativi dell’Appennino, selettivi e poco battuti. La salita al Monte Amaro è sicuramente la più famosa, ma ci sono anche il Focalone, il Morrone, il Monte Acquaviva… “tutti sentieri ben segnati, poco frequentati solo per l’entità del dislivello e dello sviluppo chilometrico ma si svolgono in ambienti magnifici” ricorda Malomo. Non solo salite, ma anche trekking nelle valli: il più famoso e spettacolare è la traversata della Valle dei Luchi, per ammirare le Marmitte dei Giganti. Un’altra opzione è l’anello della valle dell’Orfento, con partenza da Caramanico.

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