“Anche una tassa sugli ultra-ricchi per finanziare il prossimo bilancio Ue”. La proposta della presidenza polacca
Un documento ufficiale del Consiglio europeo ipotizza per la prima volta il varo, a livello continentale, di una tassa minima sui grandi patrimoni come strumento per rafforzare il prossimo bilancio comune dell’Ue. Il non paper della presidenza polacca di turno, datato 25 aprile, cita la minimum tax sugli ultra ricchi nella forma proposta dall’economista Gabriel […] L'articolo “Anche una tassa sugli ultra-ricchi per finanziare il prossimo bilancio Ue”. La proposta della presidenza polacca proviene da Il Fatto Quotidiano.

Un documento ufficiale del Consiglio europeo ipotizza per la prima volta il varo, a livello continentale, di una tassa minima sui grandi patrimoni come strumento per rafforzare il prossimo bilancio comune dell’Ue. Il non paper della presidenza polacca di turno, datato 25 aprile, cita la minimum tax sugli ultra ricchi nella forma proposta dall’economista Gabriel Zucman nella rosa delle nuove potenziali “risorse proprie” che l’Unione potrebbe introdurre con l’obiettivo di assicurarsi fonti di entrata stabili e indipendenti. Quanto mai necessarie perché l’attuale sistema di finanziamento basato in larga parte su contributi nazionali è ritenuto non più sufficiente per rispondere alle ambizioni dell’Unione su transizione verde e digitale, competitività e ora anche difesa. Tanto più che in parallelo andrà ripagato il costo del debito contratto per finanziare le sovvenzioni a fondo perduto del Next generation Eu, che si è rivelato molto superiore alle previsioni del 2021.
Varsavia ha messo a punto il documento in vista di una delle periodiche riunioni del gruppo di lavoro ad hoc sulle risorse proprie, di cui Bruxelles avrà sempre più bisogno. Il tema è caldo perché a luglio è attesa la proposta della Commissione sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione, quello per il periodo 2028-2034. Nel metodo, Ursula von der Leyen punta a rivoluzionarlo modellandolo sulla falsariga del Dispositivo per la ripresa e resilienza, prevedendo cioè che ogni Stato membro presenti un piano nazionale di riforme connesse agli investimenti necessari. Ipotesi, va detto, appena respinta al mittente dall’Eurocamera con una risoluzione adottata mercoledì. Nel merito, si porrà un problema di soldi: come ha ricordato la Corte dei conti europea in un durissimo giudizio pubblicato martedì, le casse della Ue saranno messe a dura prova dall’esplosione degli interessi sui titoli emessi dalla Commissione per finanziare il piano di uscita dall’emergenza Covid.
Di qui la chiara necessità, espressa già a febbraio dal commissario all’Economia Valdis Dombrovskis in una comunicazione a Parlamento e Consiglio, di dotarsi di ulteriori risorse proprie che vadano ad affiancare quelle già esistenti, come i dazi doganali e una quota di Iva. La Commissione lo auspica fin dal 2020, quando ha ipotizzato per esempio di aggiungere alla lista una parte dei proventi del sistema Ets per lo scambio delle quote di emissione e della carbon tax alla frontiera e una nuova imposta sulle transazioni finanziarie. Ma finora non se n’è fatto nulla causa divisioni tra i Ventisette. È in questo quadro che si inserisce il non paper polacco, che punta a fornire possibili alternative. “L’obiettivo della nota non è quello di raccomandare una fonte specifica di entrate per il bilancio dell’Ue”, chiarisce l’introduzione, “ma piuttosto di raccogliere potenziali idee che potrebbero essere considerate dagli Stati membri”.
Tra le ipotesi figura appunto quella di una minimum tax del 2% o 3% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro, che a seconda della platea coinvolta potrebbe generare per la Ue, stando ai calcoli dell’Osservatorio fiscale europeo, entrate tra i 67 e i 121 miliardi annui. Citando anche il rapporto di Zucman per il G20 di Rio, il non paper ricorda come la misura possa migliorare il grado di progressività dei sistemi fiscali “garantendo che gli individui ad altissimo patrimonio netto non abbiano aliquote fiscali effettive inferiori rispetto ad altri gruppi sociali, come avviene generalmente oggi”. Per implementarla in modo efficace sarebbe però necessario creare un registro europeo dei proprietari degli asset, cosa che – annota la presidenza polacca “potrebbe rivelarsi molto difficile e dispendioso in termini di tempo e denaro. Pertanto, potrebbe essere necessario limitare la tassazione patrimoniale a solo determinate categorie di beni”. Significativo comunque il fatto che per la prima volta una misura di questo tipo, oggetto nel 2023 della campagna europea Tax the rich supportata in Italia dalla raccolta firme La Grande Ricchezza di Oxfam, sia messa in campo come potenziale risorsa propria dell’Ue.
Le altre opzioni delineate dal documento comprendono tra il resto i proventi della tassa minima del 15% sulle multinazionali (“secondo pilastro” della riforma concordata in sede Ocse e applicata nella Ue dal 2024), una trattenuta alla frontiera su dividendi, interessi e royalties pagati fuori dalla Ue e una exit tax sui residenti che si trasferiscono altrove per evitare di pagare tasse sulle plusvalenze, come proposto in un paper del think tank Bruegel. Riemerge poi l’ipotesi di una digital service tax sui ricavi di Big tech, come quella che la Commissione aveva immaginato già nel 2018 per poi soprassedere in attesa degli sviluppi dell’accordo Ocse sul cosiddetto “primo pilastro”, che avrebbe dovuto consentire a ogni Paese in cui una multinazionale vende beni e servizi di tassare una quota dei suoi profitti ma è rimasto inattuato.
Ulteriori ipotesi spaziano da una tassa sugli extraprofitti realizzati dalle grandi multinazionali come quella proposta dal gruppo della Sinistra al Parlamento europeo a un “prelievo del mercato unico” da applicare alle imprese con fatturato superiore a 750 milioni di euro. Da valutare, visto il potenziale in termini di gettito, anche l’estensione del sistema di scambio di quote di emissioni a nuovi settori, una tassazione sull’aviazione e una tassa sull’e-commerce nella forma di una “fee” di 1 euro sui pacchi spediti attraverso piattaforme extra-Ue come Temu e Shein. Si rispolvera poi l’idea di tasse sulle cripto-attività, sulle operazioni finanziarie e sulle attività finanziarie, che garantirebbero un contributo equo del settore della finanza al bilancio comune.
Tutte proposte, insiste la presidenza polacca, da valutare sia dal punto di vista della sostenibilità economica sia da quello dell’accettabilità politica. Il prossimo passo sarà metterle all’ordine del giorno delle prossime riunioni del gruppo di lavoro sulle risorse proprie, il forum in cui i rappresentanti degli Stati membri cercano un accordo tecnico in vista del confronto politico tra i ministri competenti. Per presentarle saranno invitati esperti e “se possibile” rappresentanti della Commissione.
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