“Abbiamo resuscitato i cuccioli di metalupo di Game of Thrones scomparso oltre 10mila anni fa”: cosa c’è davvero dietro la de-estinzione?

Da Romolo e Remo a Khaleesi, Colossal Biosciences ha scelto nomi leggendari per tre cuccioli che sembrano usciti da un racconto fantasy. E in effetti, c’è più storytelling che preistoria nell’annuncio con cui la compagnia americana di biotecnologia e ingegneria genetica ha svelato al mondo i suoi “metalupi”, lupi modificati geneticamente per assomigliare all’enocione (Aenocyon dirus)....

Apr 9, 2025 - 10:14
 0
“Abbiamo resuscitato i cuccioli di metalupo di Game of Thrones scomparso oltre 10mila anni fa”: cosa c’è davvero dietro la de-estinzione?

Da Romolo e Remo a Khaleesi, Colossal Biosciences ha scelto nomi leggendari per tre cuccioli che sembrano usciti da un racconto fantasy. E in effetti, c’è più storytelling che preistoria nell’annuncio con cui la compagnia americana di biotecnologia e ingegneria genetica ha svelato al mondo i suoi “metalupi”, lupi modificati geneticamente per assomigliare all’enocione (Aenocyon dirus). Si tratta di una specie di canide originaria delle Americhe, che popolava tra il tardo Pleistocene e l’inizio dell’Olocene, vissuta fino a 10.000 anni fa e resa famosa dalla serie fantasy-drammatica Game of Thrones.

La notizia, rilanciata da testate come il New Yorker e Time, è esplosa con toni sensazionalistici: “La de-estinzione è qui”, si è detto, scritto e letto. Ma la realtà è più sfumata. Perché i tre lupi – due maschi di sei mesi e una femmina di due – non sono copie degli enocioni, ma lupi grigi del nostro tempo, sottoposti a un complesso intervento genetico che ha modificato 20 geni chiave. Di questi, 15 sono stati inseriti con successo, mentre i restanti 5 sono stati esclusi per evitare rischi di malformazioni.

Il risultato? Animali più grandi del 20% rispetto ai lupi grigi della stessa età, con un mantello folto e chiaro, una coda voluminosa e un portamento imponente. Ma restano lupi moderni, non repliche perfette del predatore preistorico.

Scienza e spettacolo

Colossal, fondata nel 2021, ha un obiettivo dichiarato: riportare in vita animali estinti. L’ha già tentato con i mammut lanosi, i tilacini e il dodo, ma con risultati ancora in fase sperimentale. I metalupi, a oggi, sono il progetto più concreto. “Abbiamo creato copie funzionali di qualcosa che era vivo”, ha dichiarato al New York Times Beth Shapiro, direttrice scientifica dell’azienda. Una frase potente, anche se ambigua.

La scelta di puntare sull’enocione non è casuale: rispetto ad altri animali estinti, i canidi sono più accessibili dal punto di vista genetico. Il DNA recuperato da due fossili – un dente di 13.000 anni e un cranio di 72.000 anni – ha fornito una base per l’ingegneria genetica. Grazie alla parentela con lupi, cani e coyote, Colossal ha potuto sfruttare tecniche già note, come la clonazione canina e l’impianto in madri surrogate.

Una “rinascita” controversa

I tre cuccioli vivono in cattività in una riserva segreta del Nord America, lontani da occhi indiscreti, così come da rischi di incrocio con lupi selvatici. Uno dei quattro nati è morto poco dopo il parto per cause non legate alla manipolazione genetica. Ma gli altri tre sono in salute, accuditi e costantemente monitorati.

Lupo_enocione

@Colossal Biosciences

Eppure, molti scienziati restano scettici. Parlare di “de-estinzione” è, chiariscono, fuorviante: mancano all’appello centinaia, forse migliaia di geni distintivi dell’enocione. E anche se i tratti esteriori possono ricordare il lupo preistorico, il comportamento, il metabolismo, e molte funzioni biologiche restano quelle di un lupo grigio moderno.

La genetista Julie Meachen, che ha contribuito allo studio sul DNA dei metalupi, sottolinea che enocioni e lupi grigi sono geneticamente simili al 99%, ma gli 80 geni differenti riguardano tratti chiave: taglia, potenza della mascella, densità del pelo. Solo una parte di queste mutazioni è stata riprodotta da Colossal.

Sogno o rischio?

Dietro alla fascinazione per la “resurrezione” di animali estinti si nasconde una questione più ampia. Il progetto Colossal non è solo scienza: è anche marketing, investimenti e narrazione. Con una valutazione da 10 miliardi di dollari, la startup cavalca il fascino del passato remoto per spingere una tecnologia che – se perfezionata – potrebbe avere applicazioni in ambito conservazione.

Infatti, Colossal afferma che queste tecniche potranno aiutare specie a rischio, come il lupo rosso americano. Ha già creato cloni da ibridi tra lupi rossi e coyote, nel tentativo di aumentare la variabilità genetica e salvare la specie. Ma non tutti sono convinti che sia la strada giusta: l’introduzione di nuovi esemplari potrebbe alterare equilibri ecologici delicati o creare problemi imprevisti.

Altri ancora puntano il dito contro l’uso delle risorse: vale la pena spendere miliardi per “resuscitare” specie estinte, quando centinaia di altre rischiano l’estinzione oggi? Non sarebbe meglio investire nella prevenzione e nella protezione degli ecosistemi e degli esseri viventi che li popolano?

Secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) nell’ultimo secolo almeno 160 specie si sono estinte. E se spostiamo il nostro sguardo agli ultimi due secoli, ci accorgiamo che abbiamo perso per sempre animali come il rospo dorato, la testuggine dell’isola di Pinta, lo stambecco dei Pirenei. Ma anche il rinoceronte bianco settentrionale, la tigre di Giava e il lipote. O, ancora, il chiurlottello.

Il futuro è (quasi) preistorico

Il progetto metalupo solleva più domande che risposte. È davvero giusto manipolare la vita per soddisfare la nostra curiosità scientifica o il nostro desiderio di redenzione ambientale? E cosa succederà quando – non se – la tecnologia sarà in grado di riportare in vita mammut, dodo o altri animali iconici?

Per ora, Romolo, Remo e Khaleesi, probabilmente destinati ad essere cavie a vita, restano un esperimento pionieristico. Non sono lupi del passato, ma ambasciatori di un futuro dove la linea tra naturale e artificiale si fa sempre più sottile. Un futuro in cui la genetica promette miracoli, ma ci impone anche scelte etiche profonde.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche: