Zaynab Dosso: “Un infortunio mi fa rinviare il debutto. World Relays? Fatta una scelta. In Costa d’Avorio ho capito il valore della vita”
Un nuovo approccio, una nuova consapevolezza. Una nuova Zaynab. Perché sì, arriva un momento nella carriera di uno sportivo in cui è necessario prendere le redini della propria vita, guardarsi dentro e trovare una via diversa per innamorarsi di nuovo della propria disciplina. Ed è esattamente quanto successo a Zaynab Dosso, celeberrima velocista azzurra reduce […]

Un nuovo approccio, una nuova consapevolezza. Una nuova Zaynab. Perché sì, arriva un momento nella carriera di uno sportivo in cui è necessario prendere le redini della propria vita, guardarsi dentro e trovare una via diversa per innamorarsi di nuovo della propria disciplina. Ed è esattamente quanto successo a Zaynab Dosso, celeberrima velocista azzurra reduce da una stagione invernale di alto profilo, in cui ha ottenuto la medaglia d’oro nei 60 m piani agli Europei 2025 di Apeldoorn e quella d’argento ai Mondiali di Nanchino. L’atleta si è raccontata a tutto campo ai microfoni di Sprint Zone, rubrica di approfondimento in onda sul canale YouTube di OA Sport a cura di Ferdinando Savarese, in questa occasione affiancato da Enrico Spada.
La nativa di Man in prima battuta ha raccontato quanto successo alla recente rassegna continentale nei Paesi Bassi, dove ha dovuto fare i conti con un infortunio: “Ho avuto un piccolo problema cominciato durante la settimana degli Europei, pensavo fosse per lo stress. Tornata a casa questo stress non se ne è andato. Anzi, è peggiorato. Ho fatto dieci giorni durante i Mondiali con tanti dubbi, non ho voluto sapere nulla fino a che non sono tornata dalla Cina. Purtroppo c’era una piccola lesione al piede, ho dovuto combattere per guarire del tutto. Ora sto meglio, a volte lo sento di più, altre volte meno. Ma sono sulla buona strada per la guarigione. Purtroppo dovrò rinviare il mio debutto”.
Un Europeo affrontato con uno status diverso per l’azzurra, come confermato dalla diretta interessata: “La sensazione dopo gli Europei è stata quella di vedere le tue avversarie riconoscere il tuo valore. Ogni gara che ho fatto è stata divertente perché sono entrata con leggerezza. Le altre vedevo che mi guardavano, è bello farsi guardare. Lo facevo anche io quando ero ragazzina“.
Il Mondiale indoor, affrontato non al top della condizione, si è chiuso con una medaglia d’argento. Ma è stata una seconda posizione vinta oppure un oro perso? “Ero reduce da dieci giorni in cui non mi sono allenata, ho fatto altro, come palestra e corsa in piscina. Arrivata lì volevo solo superare me stessa, sono rimasta sorpresa da quello che sono riuscita a fare. Tra una batteria e l’altra dipendevo dai fisioterapisti, dunque non me la sono vissuta benissimo. Dopo la semifinale in venti minuti abbiamo anche cambiato tape. In quel contesto non vedi l’ora che finisca. In questo senso, sono uscita da lì con una vittoria”.
L’azzurra ha poi proseguito: “Per ma la migliore gara è stata la finale degli Europei: ho fatto le batterie fortissime, la semifinale fortissima, in finale ho ripetuto. A livello mentale è stato un gesto importante, mi ha dimostrato che ce la posso fare. In semifinale ho iniziato a sentire dolore al piede. Non ho mai voluto usarlo come giustificazione, non mi sono mai voluta creare questo alibi. Ma sono partita tranquilla. Ho lavorato per quello, volevo solo arrivare prima all’arrivo. Tutto qui. Mai avvertito la tensione“.
Un risultato figlio di un grande lavoro a livello mentale: “Sono contenta della mia maturazione, malgrado l’infortunio. Potevo andare alle World Relays ma avrei saltato del lavoro come ho fatto l’anno scorso dopo la stagione indoor, quando non ho mai fatto uno stop per ricaricare perché dovevo fare il Mondiale di staffetta. A volte bisogna fare delle scelte, spesso quando decidi di fare una stagione piena come quella invernale devi fermarti. Lo stop è importante per arrivare in buona condizione. Sono arrivata alla conclusione che devo trovare quello che è importante per me. Se io corro forte individualmente fino a settembre, poi la staffetta è un’aggiunta”.
L’atleta ha poi raccontato un momento molto toccante vissuto a seguito della delusione ai Giochi del 2024: “Dopo Parigi sono uscita dallo stadio e ho ricevuto una chiamata dalle mie cugine, loro erano contente di quello che avevo fatto, io invece ero distrutta. Sono tornata a Roma, loro mi hanno chiesto di raggiungerle in Costa d’Avorio. Ho fatto le valigie, ho scollegato il telefono e sono entrata in un’altra realtà, più vera e genuina. Avevo quasi scordato l’atletica. Un giorno ero in taxi per andare al ristorante: in mezzo alle strade ci sono i venditori. Tra loro c’era una ragazzina che non aveva neanche 10 anni, aveva in testa una scatola gigante piena di chips di platano. In quel momento è come se mi fosse entrata dentro. Mi guardava negli occhi perché sperava comprassi qualcosa. Il semaforo poi è diventato verde, il taxi è partito. Lei ha iniziato a seguirci. Io ero devastata. Lì mi sono fermata a riflettere e ho detto: ‘io mi sento a pezzi perché ho sbagliato una gara mentre c’è gente che lotta ogni giorno per cinque centesimi’. In quell’istante ho capito che la mia vita non poteva essere solo l’atletica, io non sono solo un’atleta ma soprattutto un essere umano che ha delle emozioni che non possono essere limitate. Il tassista fortunatamente poi si è fermato e ho comprato le patatine da queste bambina. Per me era un momento buio: mi ero dimenticata di tutto, c’era una luce spenta, non mi piaceva andare al campo perché le cose andavano male. Ora ho svoltato, ho fatto questi due mesi in cui facevo riabilitazione, ma ero felice. Bisogna essere grati per qualsiasi cosa della vita. Io ero così. Quindi ho vissuto le cose con più gioie e più energia. L’atleta è un privilegiato, c’è chi si alza alle 4:00. Mia mamma ad esempio si sveglia presto, non fa quello che le piace. Io invece sì. Che poi ci siano giorni sì e giorni no ti fa avere la benzina, la finale ad Apeldoorn è ad esempio stata la mia benzina”.
Una serenità finalmente acquisita che non deve essere dunque essere spenta da nessuno, né dai tifosi né tanto meno dall’ambiente: “I tifosi non vivono la mia quotidianità, possono parlare solo delle cose che vedono. Un po’ come faccio io con l’Inter per dire. Mi darebbe più fastidio se i commenti venissero da qualcuno della mia cerchia, che mi vede tutti i giorni. Sono io che sono molto severa ed autocritica con me stessa“. E in questa nuova dimensione di pace, l’atleta ha capito come gestire il suo rapporto con la gara: “Non dico di vivere con estrema felicità, non è tutto rose e fiori. Ma tu non puoi entrare in pista come se fossi costretta, senza godertela. Hai dentro quella energia positiva, devi arrivare lì perché ti piace, non perché devi essere lì. Io non volevo più vivermela così. A giugno mi ero fatta male al bicipite, ma ho continuato. Il mio corpo non rispondeva ma io ero lì solo per finire la stagione”.
La mancata partenza in Cina per le World Relays rappresenta dunque un nuovo modo di pensare per Dosso: “Andava fatto. È per il mio bene, so che la squadra ce la farà, ci vedremo a Tokyo”. Non è mancata poi una domanda su Kelly Doualla, astro nascente della velocità, e su Margherita Castellani, oltre che sul futuro dopo Los Angeles 2028: “Fisicamente Kelly è molto simile a me quando ero ragazzina. Lei non deve ascoltare quelli che dicono che non crescerà più fisicamente perché è già arrivata. Guardate me. Non ho mai avuto l’occasione di conoscerla, ma per quello che so sta facendo parlare molto di sé. I numeri parlano. La velocità italiana ha bisogno di questo, di giovani. Margherita Castellani non la conosco dal vivo, lei ha il mio fisico opposto. Futuro? Io ho sempre detto che dopo Los Angeles saluto, ma non sai mai come si evolvono i giorni, i mesi o gli anni. Dopo le Olimpiadi voglio iniziare una vita diversa, mi immagino questo. Non voglio smettere per forza, ma intraprendere una nuova vita. Per fare atletica devi rinunciare a tanto, vorrei dare priorità anche ad altro“.
L’atleta ha poi fornito importanti informazioni sul suo debutto: “I primi di giugno sarò ad Oslo e Stoccolma, avremmo dovuto fare anche Rabat ma per ora è in stand-by, dobbiamo capire quando possiamo introdurre la velocità senza tornare indietro ad avere il problema al piede“. Non ci sarà invece la possibilità di disputare i Golden Gala a Roma: “I cento metri non sono femminili, questo è un altro problema che abbiamo in Italia. Tu hai il top ma non metti le specialità e dobbiamo andare fuori“.
Dosso fa parte della grande ondata azzurra che ha compiuto un salto di qualità importante in termini di prestazioni e risultati. Ma cosa è cambiato rispetto al passato? “La visione, prima si festeggiava per non essere arrivate ultime. Io faccio sempre riferimento a Tokyo dove siamo passati da zero medaglie a cinque ori. Lì l’asticella si è alzata, non ti accontenti più. Non vuoi più solo qualificarti, vuoi arrivare in finale. Oggi vai in gara e vedi le caraibiche o le giamaicane e capisci che hanno una tecnica scarsa. Comprendi che noi stiamo facendo le cose giuste, e lo vedi perché due europee, io e Kambundji, siamo lì. Perché tecnicamente abbiamo lavorato bene per anni, mentre altri avevano altre forze. Spesso cerchi sempre il particolare degli altri, poi capisci che ce l’hai a casa. Le nostre metodologie non erano sbagliate, bisognava solo applicarle alle persone ed adattarle”.
In ultimo, Zaynab ha presentato il suo nuovo obiettivo, o meglio: la sua nuova visione: “La mia visione non è più il tempo di 10”99 ma di andare ben oltre e di essere stabile e consistente. Poi si arriva al Mondiale e la consistenza paga. La differenza tra 11”00 e 10”98 è quella che ti fa entrare in finale, un 10”90 conta. Quando hai una visione più elevata devi pensare oltre. Parigi mi ha insegnato tanto, volevo andare sotto gli 11”00. Lì facendo 10”88 andavi in finale. Il mio obiettivo è correre stabile sempre sotto gli 11’00. Quando arrivi lì e sei sempre sotto gli 11”00 arriva il momento in cui tu hai più grinta di un’altra ed arrivi in finale. Ci vuole consistenza”.
LA PUNTATA DI SPRINT MANIA CON ZAYNAB DOSSO