Viaggio alla centrale del Brasimone, la spinta di governo e imprese: “Il nucleare è il ritorno al futuro”

Nel centro ricerche Enea del Bolognese si sviluppano i metodi di raffreddamento al piombo liquido Il presidente di Confindustria Orsini: “La tecnologia richiede tempo, ma bisogna cominciare subito”

Mar 5, 2025 - 07:10
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Viaggio alla centrale del Brasimone, la spinta di governo e imprese: “Il nucleare è il ritorno al futuro”

Camugnano (Bologna), 5 marzo 2025 – Un’investitura, né più né meno. È apparsa così la visita di ieri di due ministri – Urso e Pichetto Fratin – nell’ex centrale nucleare Enea sul bacino di Brasimone. Una centrale sperimentale mai portata a termine sull’Appennino bolognese, fermata nel 1987 dal referendum dove, però, da tre anni la società newcleo (know-how italiano, così come la maggior parte dei capitali) ha insediato il proprio centro ricerche. La mission: produrre in serie piccoli reattori nucleari a fissione di quarta generazione, che sfruttano il piombo fuso come refrigerante anziché l’acqua, ossia quella tecnologia che proprio Enea ha sviluppato in questi anni al Brasimone. Ad alimentare i nuovi mini-reattori modulari da 200 MW sarà un combustibile – il MOX – creato rigenerando le scorie di altre centrali. Circolarità.

La visita dei ministri Urso e Pichetto Fratin alla centrale del Brasimone

Non è un caso, quindi, che a una manciata di giorni dal Ddl sul nucleare sostenibile (delega attesa in autunno, poi i decreti in 12 mesi) proprio i titolari di Imprese e Ambiente abbiano fatto tappa al Brasimone. E non è un caso che a scortare Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin ci fosse anche il numero uno di Confindustria, Emanuele Orsini che al centro ha tenuto lo Steering Comittee degli industriali. “In Italia si consumano 312 Twh per 33 miliardi e mezzo di bolletta complessiva. Utilizzando questa tecnologia sarebbe 18 miliardi”, ha rimarcato Orsini che chiede “un’operazione bipartisan per il Paese” per arrivare a riequilibrare i costi dell’energia per le imprese: -50% come in Francia, o almeno -30-40% sul modello spagnolo. “Abbiamo riacceso la luce”, ha detto ai ministri ricordando loro però che settori come “carta, vetro e ceramica non sono stati toccati dalle misure licenziate fino a oggi” e che sull’energia “è in atto una speculazione in mano a cinque aziende non vigilate dall’Europa”.

Il messaggio è chiaro e arrivato a meta. Per Urso “l’Europa ha avuto il suo 11 settembre con l’invasione russa dell’Ucraina: non possiamo che sviluppare energia nel nostro continente” e non si può non passare dal nucleare che assicura “energia stabile, continuativa, a un costo ridotto”. E se fino a qualche tempo fa la newco a trazione pubblica dell’energia con Leonardo, Ansaldo Nucleare ed Enel sembrava puntare solo ai reattori di terza generazione avanzata, ora l’apertura ai mini reattori raffreddati al piombo è acclarata: “La nuova società potrà eventualmente supportare l’attività di newcleo. Occorre fare sistema per ottimizzare le risorse”. Un cambio di paradigma che trova in linea anche il ministro Pichetto Fratin che parla di “ritorno al futuro” e che in un’ottica di decarbonizzazione punta a un “mix energetico” tra nucleare e fonti rinnovabili, dove il primo inciderebbe per il 20%. Ma dove far sorgere i mini reattori? “Saranno i consorzi di imprese o gli industriali a decidere” ha estremizzato il ministro che tra i distretti energivori cita apertamente i “data center e i sistemi di AI”. Poi c’è il nodo scorie, per cui “in questi giorni rinnoviamo l’accordo con la Francia per il mantenimento (da loro) delle scorie riprocessate” mentre sui rifiuti radioattivi di origine ospedaliera e civile “parlerò con le Regioni, bisogna capire se è il caso di fare un solo deposito o più d’uno”.

Intanto newcleo si prepara. “Appena ci sarà un ente regolatore frontale per avanzare una domanda sicuramente abbiamo i documenti per farla”, ha dichiarato il ceo Stefano Buono che ha già alzato l’investimento sul Brasimone da 70 a 90 milioni di euro e ha acquistato a Chinon (Francia) il terreno su cui sorgerà nel 2031 la prima centrale. Il tutto in attesa che “intorno al 2050, la fusione nucleare potrà segnare la svolta verso la grande sfida dell’energia illimitata, pulita e sicura”, ha aggiunto il direttore di Enea Giorgio Graditi.