Vi spiego il ruolo politico di Thiel (e socio) con Palantir

Un estratto dal libro “Tecnodestra” (Signs Publishing) di Andrea Venanzoni

Mar 22, 2025 - 09:23
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Vi spiego il ruolo politico di Thiel (e socio) con Palantir

Un estratto dal libro “Tecnodestra” (Signs Publishing) di Andrea Venanzoni

 

Potrebbe, almeno per motivazioni meramente cronologiche, essere considerato il manifesto della tecnodestra e della sua visione del mondo.

È The Technological Republic, il nuovo libro di Alexander Karp, amministratore delegato di Palantir. Viene pubblicato nel febbraio 2025, ed è il primo organico testo, di natura teorico-generale, a vedere la luce dopo la vittoria elettorale di Trump e a poter essere direttamente riferito a un esponente della tecnodestra. Karp è socio di lungo corso di Thiel. È stato proprio Thiel, contro un sentimento diffuso, a scegliere Karp come CEO di Palantir nel 2005, due anni dopo la fondazione della società.

Come Thiel, Karp non ha formazione universitaria scientifica o tecnica, ma saldamente piantata nelle scienze sociali. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Germania, a Francoforte, in sociologia, dopo la laurea a Stanford ottenuta nel 1992. Proprio a Stanford conosce Thiel e entra nelle sue grazie. Non è difficile capirne il perché. La leggenda che circonda la tesi di dottorato di Karp è significativa. Avrebbe dovuto, secondo quanto si riporta, avere come relatore Jürgen Habermas ma a causa di insanabili contrasti concettuali, il legame intellettuale si sarebbe spezzato e Karp avrebbe ottenuto un differente relatore.

Piuttosto agevole spiegare da cosa nasca la voce, assai diffusa nella Silicon Valley: Habermas è in certa misura il padre nobile di una significativa parte delle teorie critiche che, al giorno d’oggi, rappresentano il nemico giurato di Thiel, di Musk e dello stesso Karp.

Ovviamente, come noto, Habermas, pur permanendo nello spettro post-marxista della Scuola di Francoforte, è sempre stato molto severo nei confronti di alcune derive della teoria sociale critica, avendo ben in mente in questo senso Foucault, Derrida, Lyotard, e invitando a una riattualizzazione della scuola sociologica classica, ad esempio di Parsons che nella tesi di Karp occupa un posto significativo.

La realtà dei fatti è però che Karp, pur avendo studiato con Habermas, elabora e discute la sua tesi con Karola Brede.

Una figura, questa, che appare in realtà molto più utile e adeguata per analizzare le linee essenziali dell’operato di Karp e di Palantir; la Brede infatti, dalla formazione post-freudiana, focalizza le proprie ricerche sugli elementi irrazionali e profondi che porterebbero gli individui a condotte violente, una sorta di latente spirito di morte che pervaderebbe la società nel suo complesso.

Si scorgono qui accenti in certa misura cari anche a Girard, l’ineluttabilità della violenza nella condizione umana, ad esempio, e soprattutto una ricontestualizzazione funzionale delle teorie elaborate da Adorno sui nessi inter-soggettivi che determinerebbero, relazionalmente, la violenza.

In questa prospettiva, non può stupire il fatto che Karp consideri Palantir un argine contro l’implosione dell’occidente; solo sviluppando un’antropologia radicale dei dati, finendo per scandagliare l’insondabile, si possono prevenire scoppi anomici e vincere le sfide di un presente sempre più complesso e caotico.

Quando Thiel impone Karp come CEO di Palantir, lo scetticismo tra gli addetti ai lavori non è poco. Innanzitutto per il background umanistico di provenienza, in secondo luogo perché la sua esperienza imprenditoriale origina dall’aver investito, in maniera estremamente sapiente e fruttuosa va detto, l’eredità del nonno in una serie di operazioni azionarie e di investimenti in start-up innovative.

Poco, arricciano perplessi il naso i guru della Silicon Valley, per chi dovrà guidare una società che si pone, sin dalla fondazione, come epicentro di un’autentica rivoluzione tecno-culturale.

Sarà d’altronde lo stesso Karp, con piglio divertito, a ricordare molti anni dopo come i primissimi, potenziali finanziatori amassero intrattenerlo con lezioncine moralistiche e saccenti sul perché Palantir sarebbe rovinosamente fallita entro poco tempo.

Dissertazioni disseminate di profonda economia e di concetti istituzionali, ornati con il sapere delle grandi università statunitensi: tutto ciò che Karp, e con lui Thiel, hanno sempre respinto.

Thiel vede in lui enormi potenzialità, furbizia, scaltrezza e acume, laddove altri sarebbero passati oltre giudicando il curriculum non all’altezza della epocale sfida rappresentata da Palantir.

Come spesso accade, Thiel vede giusto.

Karp non ha un background tecnico ma può vantare un’enorme capacità di sintesi e di traduzione, anche per i non addetti ai lavori, di complessi problemi di natura informatica. Intrattiene i clienti, effettivi o solo potenziali, con quella che può essere una autentica visione e riesce a fornire loro la incredibile potenza di software che elaborando masse oceaniche di dati producono sentieri e piste da seguire.

Visionario certo, ma anche diretto, conciso e concreto. Ama la filosofia ma, quando si tratta di vendere, va dritto al punto.

Crede davvero in ciò che sta costruendo, l’idea che nello scandagliare il fondo oscuro dell’animo umano attraverso i dati si celi il segreto per vincere guerre e conflitti spesso non ancora deflagrati.

Sapere chi possa costituire una minaccia prima ancora che quella minaccia si inneschi. Scovare, ricercare, non solo fuggitivi e latitanti e terroristi ma cellule di pensiero, grumi di frantumazione dell’identità occidentale. Un’altra leggenda metropolitana molto diffusa sulla società con sede a Denver, ma nata a Palo Alto, dove è ubicata la pittoresca e debitrice all’universo tolkieniano The Shire, l’insieme degli uffici operativi, è che sarebbe stata proprio Palantir a sviluppare la app che avrebbe consentito ai Navy Seal di individuare e liquidare Osama bin Laden, tra le inospitali alture rocciose afghane.

D’altronde, Palantir nasce nel cuore ferito dell’America, in quel gorgo di detriti, morte e fuoco seguito al crollo delle Torri Gemelle.

L’espansione vitale della linea di influenza americana, il rafforzamento della sicurezza, la guerra totale portata in ogni luogo ai terroristi, impongono drastiche scelte e soprattutto mezzi innovativi. Soprattutto, lo sviluppo di un’antropologia radicalmente differenziata rispetto l’ossificata visione di insieme che fino a quel momento ha portato a considerare, con piglio geopolitico, fenomeni nuovi, come il jihadismo, ricorrendo a logore categorie concettuali. Palantir, nella sua controversa mission, sa perfettamente su quale strada incamminarsi. E Karp ha la statura culturale, l’ingegno intellettuale, per mettersi al servizio di questa rivoluzione.

Sarà lui, in un frangente di delicatissima crisi, quando i venture capitalist scettici degli esordi sembravano quasi aver visto giusto sul breve futuro della società, a trovare gli investitori per risollevare le traballanti sorti della creatura che lui e Thiel hanno fondato nel 2003. Prima angel investor europei di sua conoscenza, mentre gli americani voltano le spalle: mette a frutto gli anni del dottorato in Germania, il trading a Londra e le reti sociali edificate con meticolosa pazienza.

Poi comprende che il vero obiettivo, in termini di attrazione di investimenti, deve essere un altro. Entra in scena In-Q-Tel, una società di venture capitalism gestita direttamente dalla CIA.

Nulla di clandestino o di occulto; gli affari di In-Q Tel sono da sempre cristallini e ben esposti alla luce del sole, ad eccezione di quelli segretati per motivi di sicurezza nazionale. Principalmente gli investitori di In-Q Tel sono focalizzati sul settore dell’innovazione tecnologica per dotare i servizi americani di intelligence degli strumenti migliori e più performanti.

Software, algoritmi ma soprattutto ogni singola sfumatura della analisi dei dati.

La sede principale è ad Arlington, in Virginia, ma nella Silicon Valley opera con grande lena, interessata alle realtà emergenti dal magmatico orizzonte di silicio.

In quelle terre arse dal sole e dalla febbre dell’innovazione scorgono i lineamenti di ciò che avevano già visto a Las Vegas, dove i preziosi software contro le truffe poste in essere da giocatori infedeli sarebbero tornati utilissimi per tracciare e identificare potenziali terroristi.

In-Q-Tel comprende le enormi potenzialità di Palantir e, assieme ad altri investitori, scommette sul dirompente grido di Karp.

La battaglia dei dati ha inizio.