Vertice Ue, arriva l'accordo sulla difesa. Resta il veto di Orban sull'Ucraina
Il "punto di svolta della Storia". Così è stata presentata la riunione straordinaria del Consiglio europeo. Concetto subito ribadito dal presidente portoghese Antonio Costa: "Oggi è il momento delle decisioni", ha esclamato rivolto ai giornalisti presenti a Bruxelles. Accanto a lui l'ospite d'onore: Voldymyr Zelensky. Il presidente ucraino si mostra riconoscente "per il forte sostegno dimostrato" durante tutti questi anni. Dopo lunghe ore di discussione, i leader dell'Ue hanno approvato un documento su come incrementare drasticamente la spesa per la difesa. A riportarlo è il sito Politico. Ma Orban si rifiuta di sottoscrivere le conclusioni sull'invio di aiuti militari all'Ucraina. Una dichiarazione congiunta degli altri 26 Paesi europei ha ribadito cinque punti. Dall'integrità territoriale di Kiev alla tregua come preludio di un accordo a lungo termine, passando per nuove sanzioni alla Russia. Queste sono le condizioni della "coalizione dei volenterosi".Quello andato in scena è un vertice speciale legato al tema della difesa, convocato dopo il roboante annuncio di Ursula von der Leyen. Ottocento miliardi per il "riarmo" della Ue. Alla presidente della Commissione ha fatto eco il francese Emmanuel Macron. L'inquilino dell'Eliseo propone di estendere la protezione del suo arsenale nucleare ai Paesi del Vecchio continente. La ragione è semplice. Di Putin non ci si può fidare. Dopo l'Ucraina, chi sarà la prossima vittima delle mire dello zar? Del resto, la risposta del Cremlino non si è fatta attendere. "La sensazione è che la Francia voglia che la guerra continui", ha affermato il portavoce Dmitri Peskov. Ribadendo che nessun "compromesso è possibile" sull'invio di truppe a sostegno di Kiev. A rincarare la dose ci ha pensato anche il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Macron viene paragonato a Hitler e Napoleone; ad accomunarli è la loro ossessione verso Mosca. Inoltre, per la Federazione Russa non è accettabile l'idea di un "cessate il fuoco temporaneo." Eppure, qualcos'altro agita il sonno di Monsieur le président. Ora bisogna guardarsi le spalle anche dagli amici: il rapporto con gli Stati Uniti è in bilico. Le due sponde dell'Atlantico non sono mai state così distanti. La colpa, neanche a dirlo, è da attribuire a Trump. Per gli euroburocrati il tycoon ha voluto umiliare Zelensky nello Studio Ovale, legittimando le tesi di Putin. E la decisione di Washington di sospendere gli aiuti militari all'Ucraina non ha fatto che rafforzare questa convinzione. "Prima spara, poi chiedi", è la tattica della nuova amministrazione statunitense. L'obiettivo è spingere Kiev al tavolo dei negoziati il prima possibile.Ma adesso l'Ue corre il rischio di essere tagliata fuori dalle trattative di pace. O meglio, di pagarne gli oneri maggiori. Intanto, al suo interno continuano a emergere le divisioni. Slovacchia e Ungheria si sfilano dal piano di Parigi. Per Orban, oggi in visita in Francia, sono gli Stati che devono "rafforzare le capacità di difesa". Senza delegare questo delicato compito ai "burocrati di Bruxelles". Mentre per i polacchi "vale la pena provarci". La parola d'ordine adesso è: fare presto. Dimostrare di avere la "capacità di reggersi sulle proprie gambe", come ha ribadito Roberta Metsola, presidente dell'europarlamento. Che ha assicurato di "essere più schietta del solito". L'incontro si è aperto scandendo i soliti mantra: "No alla pace imposta dalla Russia". Sì, ma poi? La sostanza non sembra essere cambiata. I Ventisette hanno discusso per diverse ore. Macron ha convocato un nuovo summit per la prossima settimana, aperto ai Capi di Stato che vogliono prendersi "la responsabilità sull'invio di truppe". Contingenti che non "andranno a combattere in prima linea" ma interverranno una volta che il conflitto è giunto al termine. Il presidente francese, a margine dell'incontro, si è intrattenuto anche con Zelensky: "Insieme per una pace lunga e duratura", ha commentato sul social X. Un lungo post di ringraziamento è stato pubblicato proprio dal numero uno di Kiev. Tante le tematiche toccate; dalla condanna agli attacchi russi all'elogio dell'Ue per aver espresso la volontà di "riarmarsi". Zelensky si auspica una "tregua in aria e in mare" e di far parte al più presto della famiglia dell'Unione. Intanto, un nuovo incontro tra ucraini e statunitensi è in programma tra pochi giorni in Arabia Saudita. Sui rapporti con Washington è intervenuto anche Mark Rutte. Per il segretario generale della Nato, Trump manterrà il suo impegno all'interno dell'Alleanza atlantica, anche se spetta agli europei "fare di più" per difendersi. Intanto, il programma di riarmo accende la discussione all'interno del governo italiano. La Lega di Salvini si dice contraria. Adesso sarà compito della Meloni saper mediare. Ma come riporta il sito "Politico", la leader di Fratelli d'Italia non si è dimostrata del tutto in linea con la proposta della Von der Leyen. Per la premier, infatti, non bisogna sottovalutare la percezione dell'opinion


Il "punto di svolta della Storia". Così è stata presentata la riunione straordinaria del Consiglio europeo. Concetto subito ribadito dal presidente portoghese Antonio Costa: "Oggi è il momento delle decisioni", ha esclamato rivolto ai giornalisti presenti a Bruxelles. Accanto a lui l'ospite d'onore: Voldymyr Zelensky. Il presidente ucraino si mostra riconoscente "per il forte sostegno dimostrato" durante tutti questi anni. Dopo lunghe ore di discussione, i leader dell'Ue hanno approvato un documento su come incrementare drasticamente la spesa per la difesa. A riportarlo è il sito Politico. Ma Orban si rifiuta di sottoscrivere le conclusioni sull'invio di aiuti militari all'Ucraina. Una dichiarazione congiunta degli altri 26 Paesi europei ha ribadito cinque punti. Dall'integrità territoriale di Kiev alla tregua come preludio di un accordo a lungo termine, passando per nuove sanzioni alla Russia. Queste sono le condizioni della "coalizione dei volenterosi".
Quello andato in scena è un vertice speciale legato al tema della difesa, convocato dopo il roboante annuncio di Ursula von der Leyen. Ottocento miliardi per il "riarmo" della Ue. Alla presidente della Commissione ha fatto eco il francese Emmanuel Macron. L'inquilino dell'Eliseo propone di estendere la protezione del suo arsenale nucleare ai Paesi del Vecchio continente. La ragione è semplice. Di Putin non ci si può fidare. Dopo l'Ucraina, chi sarà la prossima vittima delle mire dello zar?
Del resto, la risposta del Cremlino non si è fatta attendere. "La sensazione è che la Francia voglia che la guerra continui", ha affermato il portavoce Dmitri Peskov. Ribadendo che nessun "compromesso è possibile" sull'invio di truppe a sostegno di Kiev. A rincarare la dose ci ha pensato anche il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Macron viene paragonato a Hitler e Napoleone; ad accomunarli è la loro ossessione verso Mosca. Inoltre, per la Federazione Russa non è accettabile l'idea di un "cessate il fuoco temporaneo." Eppure, qualcos'altro agita il sonno di Monsieur le président. Ora bisogna guardarsi le spalle anche dagli amici: il rapporto con gli Stati Uniti è in bilico. Le due sponde dell'Atlantico non sono mai state così distanti. La colpa, neanche a dirlo, è da attribuire a Trump. Per gli euroburocrati il tycoon ha voluto umiliare Zelensky nello Studio Ovale, legittimando le tesi di Putin. E la decisione di Washington di sospendere gli aiuti militari all'Ucraina non ha fatto che rafforzare questa convinzione. "Prima spara, poi chiedi", è la tattica della nuova amministrazione statunitense. L'obiettivo è spingere Kiev al tavolo dei negoziati il prima possibile.
Ma adesso l'Ue corre il rischio di essere tagliata fuori dalle trattative di pace. O meglio, di pagarne gli oneri maggiori. Intanto, al suo interno continuano a emergere le divisioni. Slovacchia e Ungheria si sfilano dal piano di Parigi. Per Orban, oggi in visita in Francia, sono gli Stati che devono "rafforzare le capacità di difesa". Senza delegare questo delicato compito ai "burocrati di Bruxelles". Mentre per i polacchi "vale la pena provarci". La parola d'ordine adesso è: fare presto. Dimostrare di avere la "capacità di reggersi sulle proprie gambe", come ha ribadito Roberta Metsola, presidente dell'europarlamento. Che ha assicurato di "essere più schietta del solito".
L'incontro si è aperto scandendo i soliti mantra: "No alla pace imposta dalla Russia". Sì, ma poi? La sostanza non sembra essere cambiata. I Ventisette hanno discusso per diverse ore. Macron ha convocato un nuovo summit per la prossima settimana, aperto ai Capi di Stato che vogliono prendersi "la responsabilità sull'invio di truppe". Contingenti che non "andranno a combattere in prima linea" ma interverranno una volta che il conflitto è giunto al termine. Il presidente francese, a margine dell'incontro, si è intrattenuto anche con Zelensky: "Insieme per una pace lunga e duratura", ha commentato sul social X. Un lungo post di ringraziamento è stato pubblicato proprio dal numero uno di Kiev. Tante le tematiche toccate; dalla condanna agli attacchi russi all'elogio dell'Ue per aver espresso la volontà di "riarmarsi". Zelensky si auspica una "tregua in aria e in mare" e di far parte al più presto della famiglia dell'Unione. Intanto, un nuovo incontro tra ucraini e statunitensi è in programma tra pochi giorni in Arabia Saudita. Sui rapporti con Washington è intervenuto anche Mark Rutte. Per il segretario generale della Nato, Trump manterrà il suo impegno all'interno dell'Alleanza atlantica, anche se spetta agli europei "fare di più" per difendersi.
Intanto, il programma di riarmo accende la discussione all'interno del governo italiano. La Lega di Salvini si dice contraria. Adesso sarà compito della Meloni saper mediare. Ma come riporta il sito "Politico", la leader di Fratelli d'Italia non si è dimostrata del tutto in linea con la proposta della Von der Leyen. Per la premier, infatti, non bisogna sottovalutare la percezione dell'opinione pubblica. Perché la sicurezza "non riguarda solo le armi". Ambigua anche la posizione del Partito democratico. Si guarda con favore alla difesa comune, ma dubbi vengono sollevati sui fondi che saranno utilizzati. Per Elly Schlein, infatti, rimane un "errore madornale" dirottare nella spesa militare i soldi destinati alla coesione sociale.