Prof fuori controllo. Tredicenne punito perché non è salito sugli scalini Lgbt

Un ragazzino di 13 anni è stato richiamato due volte e ha subìto una nota disciplinare per essersi rifiutato di salire una scala arcobaleno, realizzata in omaggio alla comunità Lgbt. Non bastasse, si è sentito dare dell’omofobo dal suo preside e si è sentito così in colpa da non averne parlato per mesi in famiglia.I genitori ne sono venuti a conoscenza solo a febbraio, quando è stato comunicato il provvedimento di sanzione. Hanno così deciso di scrivere al ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, perché intervenga «per evitare che altri episodi come questo possano accadere in ambito scolastico». Accade a Verona, all’Educandato Statale Agli Angeli e a dare per primo la notizia è stato Andrea Zambrano della Nuova Bussola Quotidiana.Fondato nel 1812 sotto il governo napoleonico, diventato Imperial regio collegio dopo l’annessione all’Austria, per decenni rimase riservato alle giovinette dell’aristocrazia e dell’alta borghesia. Oggi è un istituto scolastico comprendente scuole di diverso ordine e grado. Andrea, nome di fantasia per proteggere la privacy di questo studente di terza media, lo scorso ottobre doveva assistere alla proiezione di un film, nella sala della scuola adibita a teatro.«Per arrivare al salone si sale una scala dai colori arcobaleno e con scritte rivolte all’inclusione», spiega alla Verità il padre del giovane. Ogni alzata riporta parole diverse come fiducia, ascolto, rispetto, tolleranza, altruismo, accoglienza e sulla sommità domina la scritta «L’amore è amore, nient’altro». L’opera risale allo scorso anno, è il frutto della riflessione per la giornata internazionale di sensibilizzazione contro l’omofobia.Il 17 maggio «è una giornata fondamentale per le persone Lgbt e per tutti», scriveva il dirigente scolastico, Mario Bonini, nella circolare 1434 alla quale erano allegate «le iniziative organizzate dalle varie associazioni Lgbtqia + sul territorio». Come se questo rientrasse nel materiale didattico da far circolare nelle aule.«Mio figlio ha cercato di servirsi di un’altra scala elicoidale che porta sempre al teatro, ma per ben tre volte due insegnanti l’hanno costretto a passare per quella arcobaleno. Alla fine Andrea è salito aggrappandosi alla ringhiera di protezione per non calpestare i gradini», racconta Giovanni, questo il nome di fantasia del genitore di professione infermiere.Lo studente subisce un richiamo verbale dalle insegnanti e viene portato nell’ufficio del preside. «A mio figlio viene chiesto perché era salito lateralmente, la sua risposta è “perché era disegnato un arcobaleno” ma il professore Bonini, non convinto, insiste nel chiedere spiegazioni. Quando Andrea dice “perché sono contrario alla comunità Lgbt”, il direttore scolastico lo fulmina sostenendo che è una auto dichiarazione di omofobia».Nella lettera al ministro Valditara, Giovanni e la moglie si dichiarano «scioccati. Dare un appellativo del genere ad un ragazzino, secondo noi genitori è completamente inappropriato e senza senso […] Nostro figlio non ha mai insultato nessuno per l’orientamento sessuale o classe sociale [...] Farlo forzatamente salire dalla scala a cui è stato dato un significato ben preciso ci sembra proprio una imposizione non opportuna e non educativa».Lo strascico, in classe, è stato l’inaudito commento di un’insegnante «che davanti ai compagni di Andrea ha detto che lui dovrebbe accettare tutti visto che ha un papà italo argentino e una mamma cinese». Bisogna accettare una scala arcobaleno in una scuola e l’omaggio agli Lgbt, questo sarebbe il messaggio di inclusività imposto a chi è arrivato nel nostro Paese. Purtroppo l’atteggiamento punitivo nei confronti del tredicenne si è ripetuto altre due volte. «A dicembre, sempre perché non aveva voluto calpestare quei gradini, e l’11 febbraio quando ci è arrivata la nota disciplinare per il comportamento di nostro figlio che ancora una volta si era aggrappato alla ringhiera per salire, pur di non passare sull’arcobaleno».Si poteva avere un atteggiamento diverso nei confronti di Andrea, cercare il dialogo e comunque rispettare il suo rifiuto verso simboli che non comprende, ma accusare di omofobia un ragazzino è del tutto insensato. Sarebbe questo il ruolo educativo di un preside? «Nostro figlio non ci aveva raccontato nulla, sa che noi condividiamo sempre le decisioni prese a scuola e temeva che l’avremmo sgridato per il suo comportamento. Ma questa volta siamo in completo disaccordo. Andrea non ha mai usato terminologie volgari, omofobiche o offensive, semplicemente si è rifiutato di salire scale arcobaleno», dichiara Giovanni. Al ministro scrive: «Chiediamo una riflessione […] sull’appellativo dato a mio figlio, sull’atteggiamento avuto nei suoi riguardi e sulla libertà di poter esprimere le proprie idee anche sulla base dei valori e dell’educazione che noi genitori ci impegniamo ad insegnare ogni giorno, oltre che un ritiro immediato della nota disciplinare».Il preside ha detto che non intende annullarla perché «nulla ha a che

Mar 7, 2025 - 01:08
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Prof fuori controllo. Tredicenne punito perché non è salito sugli scalini Lgbt


Un ragazzino di 13 anni è stato richiamato due volte e ha subìto una nota disciplinare per essersi rifiutato di salire una scala arcobaleno, realizzata in omaggio alla comunità Lgbt. Non bastasse, si è sentito dare dell’omofobo dal suo preside e si è sentito così in colpa da non averne parlato per mesi in famiglia.

I genitori ne sono venuti a conoscenza solo a febbraio, quando è stato comunicato il provvedimento di sanzione. Hanno così deciso di scrivere al ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, perché intervenga «per evitare che altri episodi come questo possano accadere in ambito scolastico». Accade a Verona, all’Educandato Statale Agli Angeli e a dare per primo la notizia è stato Andrea Zambrano della Nuova Bussola Quotidiana.

Fondato nel 1812 sotto il governo napoleonico, diventato Imperial regio collegio dopo l’annessione all’Austria, per decenni rimase riservato alle giovinette dell’aristocrazia e dell’alta borghesia. Oggi è un istituto scolastico comprendente scuole di diverso ordine e grado. Andrea, nome di fantasia per proteggere la privacy di questo studente di terza media, lo scorso ottobre doveva assistere alla proiezione di un film, nella sala della scuola adibita a teatro.

«Per arrivare al salone si sale una scala dai colori arcobaleno e con scritte rivolte all’inclusione», spiega alla Verità il padre del giovane. Ogni alzata riporta parole diverse come fiducia, ascolto, rispetto, tolleranza, altruismo, accoglienza e sulla sommità domina la scritta «L’amore è amore, nient’altro». L’opera risale allo scorso anno, è il frutto della riflessione per la giornata internazionale di sensibilizzazione contro l’omofobia.

Il 17 maggio «è una giornata fondamentale per le persone Lgbt e per tutti», scriveva il dirigente scolastico, Mario Bonini, nella circolare 1434 alla quale erano allegate «le iniziative organizzate dalle varie associazioni Lgbtqia + sul territorio». Come se questo rientrasse nel materiale didattico da far circolare nelle aule.

«Mio figlio ha cercato di servirsi di un’altra scala elicoidale che porta sempre al teatro, ma per ben tre volte due insegnanti l’hanno costretto a passare per quella arcobaleno. Alla fine Andrea è salito aggrappandosi alla ringhiera di protezione per non calpestare i gradini», racconta Giovanni, questo il nome di fantasia del genitore di professione infermiere.

Lo studente subisce un richiamo verbale dalle insegnanti e viene portato nell’ufficio del preside. «A mio figlio viene chiesto perché era salito lateralmente, la sua risposta è “perché era disegnato un arcobaleno” ma il professore Bonini, non convinto, insiste nel chiedere spiegazioni. Quando Andrea dice “perché sono contrario alla comunità Lgbt”, il direttore scolastico lo fulmina sostenendo che è una auto dichiarazione di omofobia».

Nella lettera al ministro Valditara, Giovanni e la moglie si dichiarano «scioccati. Dare un appellativo del genere ad un ragazzino, secondo noi genitori è completamente inappropriato e senza senso […] Nostro figlio non ha mai insultato nessuno per l’orientamento sessuale o classe sociale [...] Farlo forzatamente salire dalla scala a cui è stato dato un significato ben preciso ci sembra proprio una imposizione non opportuna e non educativa».

Lo strascico, in classe, è stato l’inaudito commento di un’insegnante «che davanti ai compagni di Andrea ha detto che lui dovrebbe accettare tutti visto che ha un papà italo argentino e una mamma cinese». Bisogna accettare una scala arcobaleno in una scuola e l’omaggio agli Lgbt, questo sarebbe il messaggio di inclusività imposto a chi è arrivato nel nostro Paese. Purtroppo l’atteggiamento punitivo nei confronti del tredicenne si è ripetuto altre due volte. «A dicembre, sempre perché non aveva voluto calpestare quei gradini, e l’11 febbraio quando ci è arrivata la nota disciplinare per il comportamento di nostro figlio che ancora una volta si era aggrappato alla ringhiera per salire, pur di non passare sull’arcobaleno».

Si poteva avere un atteggiamento diverso nei confronti di Andrea, cercare il dialogo e comunque rispettare il suo rifiuto verso simboli che non comprende, ma accusare di omofobia un ragazzino è del tutto insensato. Sarebbe questo il ruolo educativo di un preside? «Nostro figlio non ci aveva raccontato nulla, sa che noi condividiamo sempre le decisioni prese a scuola e temeva che l’avremmo sgridato per il suo comportamento. Ma questa volta siamo in completo disaccordo. Andrea non ha mai usato terminologie volgari, omofobiche o offensive, semplicemente si è rifiutato di salire scale arcobaleno», dichiara Giovanni. Al ministro scrive: «Chiediamo una riflessione […] sull’appellativo dato a mio figlio, sull’atteggiamento avuto nei suoi riguardi e sulla libertà di poter esprimere le proprie idee anche sulla base dei valori e dell’educazione che noi genitori ci impegniamo ad insegnare ogni giorno, oltre che un ritiro immediato della nota disciplinare».

Il preside ha detto che non intende annullarla perché «nulla ha a che vedere con le affermazioni fatte dal ragazzo», sarebbe scattata solo perché Andrea era salito in modo pericoloso facendo acrobazie. Però ha ribadito di aver «registrato l’atteggiamento omofobico» del giovane. Così, mentre Lega, Popolo Veneto, Pro Vita & Famiglia rinnovano la condanna alla propaganda ideologica pro Lgbt nelle scuole, uno studente deve portare il peso di un assurdo marchio.

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