USA, l'inflazione rallenta e la Fed tira un sospiro di sollievo

Ad aprile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,2% rispetto al mese precedente, secondo quanto comunicato dal dipartimento del Lavoro. Le stime erano per un rialzo dello 0,3 per cento. Il dato annuale ha rallentato dal 2,4% del mese precedente al 2,3%, mentre le attese erano per un dato invariato a +2,4 per cento. L'articolo USA, l'inflazione rallenta e la Fed tira un sospiro di sollievo proviene da FundsPeople Italia.

Mag 14, 2025 - 16:48
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USA, l'inflazione rallenta e la Fed tira un sospiro di sollievo

L'inflazione negli Stati Uniti rallenta più di quanto atteso dagli analisti nonostante aleggi la minaccia di costi più elevati a causa dei dazi imposti dal presidente Trump. Ad aprile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,2% rispetto al mese precedente, secondo quanto comunicato dal dipartimento del Lavoro. Le stime erano per un rialzo dello 0,3 per cento. Il dato annuale ha rallentato dal 2,4% del mese precedente al 2,3%, mentre le attese erano per un dato invariato a +2,4 per cento. Il dato 'core', ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto dello 0,2% su base mensile, con le attese allo 0,3 per cento. Rispetto a un anno prima, il dato 'core' ha fatto registrare una crescita del 2,8%, in linea con le stime. I prezzi energetici sono aumentati dello 0,7%, mentre quelli dei generi alimentari sono diminuiti dello 0,1% su base mensile. Rispetto a un anno prima, i prezzi energetici sono diminuiti del 3,7%, mentre quelli dei generi alimentari sono aumentati del 2,8 per cento.

"Il dato finale dell’inflazione CPI, pari al 2,3% su base annua, rappresenta probabilmente un sollievo per la Federal Reserve. Tuttavia, gli aggiustamenti di prezzo più consistenti legati ai dazi dovrebbero manifestarsi nei prossimi mesi", dice dice Alexandra Wilson-Elizondo, global co-head and co-chief investment officer of Multi-Asset Solutions di Goldman Sachs Asset Management. Per questo, l'esperta continua ad attendersi un atteggiamento attendista da parte della Fed nel breve periodo, con mercati guidati dalle notizie relative alle trattative e ai compromessi politici.

Per quanto riguarda il prezzo del petrolio, secondo l'esperta sebbene molti investitori siano ottimisti riguardo agli effetti positivi della sua discesa sull’inflazione, "tali benefici vengono in gran parte compensati dall’indebolimento del dollaro, che rende più costose le importazioni. Considerando questi elementi, i movimenti di queste due asset class dal “Liberation Day” si sono effettivamente compensati dal punto di vista dell'inflazione core”.

Dunque, un dato più morbido del previsto, "ma non siamo pronti a definirlo un punto di svolta. Certo, il dato principale si è raffreddato grazie soprattutto al petrolio più economico e al maggior calo dei prezzi dei generi alimentari dal 2020, ma i dettagli non sono confortanti. I costi degli alloggi sono rimasti alti e i servizi super-core (esclusi gli alloggi) sono aumentati", spiega Lale Akoner, Global market analyst di eToro. Queste, dice la professionista, sono le componenti più sensibili che la Fed osserva con attenzione e che non cedono facilmente il passo. "È probabile che gli investitori considerino i recenti dati come positivi nel breve termine, cosa che potrebbe sostenere gli asset di rischio, in particolare le azioni e i settori sensibili ai tassi come l'immobiliare e il tecnologico", prosegue.

Per ora, questo quadro misto convalida l'atteggiamento cauto della Fed. "Non c'è urgenza di tagliare, ma non c'è nemmeno un chiaro motivo per stringere. I mercati potrebbero rallegrarsi per la stampa più morbida, ma riteniamo che le prospettive dell'inflazione rimangano incerte", spiega.

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