Più difensivi e orientati al value: gli ultimi movimenti nelle strategie di GQG

Il co-fondatore e CIO della boutique GQG Partners, Rajiv Jain, ha assunto una posizione più cauta alla fine di febbraio, ma dopo la forte correzione dei mercati all’inizio di aprile ha agito in modo opportunistico, ruotando i portafogli verso posizioni più difensive e orientate al value. L'articolo Più difensivi e orientati al value: gli ultimi movimenti nelle strategie di GQG proviene da FundsPeople Italia.

Mag 14, 2025 - 16:48
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Più difensivi e orientati al value: gli ultimi movimenti nelle strategie di GQG

Aver iniziato la propria carriera durante la crisi del Tequila, una crisi economica che colpì il Messico nel 1994 causando un brusco deflusso di investimenti stranieri dal paese e che provocò cali del 20% sui mercati, ha lasciato un segno profondo in Rajiv Jain: l'importanza della protezione del capitale. Il rischio, altrimenti, è inseguire i rendimenti passati dopo una forte perdita.

Questo approccio ha influenzato lo stile di gestione di Jain e della società che ha co-fondato nel 2016, GQG Partners. Per lui, sapere cosa comprare e quando è importante tanto quanto sapere quando vendere. Jain e il suo team seguono una politica molto rigorosa: se qualcosa cambia nella loro tesi di investimento, non esitano a realizzare i profitti. “Tutti commettiamo errori. Non ha senso perder tempo a mantenerli in portafoglio. Li riconosciamo e andiamo avanti”, spiega Jonathan Miller, client portfolio manager di GQG Partners, durante una recente visita a Madrid.

GQG è nota per uno stile di gestione molto attivo, con elevata rotazione e nessuna paura di discostarsi dagli indici, guidato dalla convinziono. “Partiamo dal presupposto che nulla è permanente negli investimenti. Non ci affezioniamo né al value né al growth, e non sentiamo la pressione di investire nei titoli di moda”, afferma Miller.

Cosa ha fatto GQG nelle ultime settimane

La volatilità del 2025 è l’esempio perfetto del loro approccio Forward-Looking Quality. Anche se non amano reagire impulsivamente alle notizie macroeconomiche, Miller riconosce che il team si è mosso con prontezza. A inizio gennaio, dopo le presidenziali USA, hanno percepito un clima favorevole alle operazioni di M&A, e si sono posizionati sulle banche americane. Ma a marzo hanno cambiato rotta.

“Due mesi fa abbiamo capito che la minaccia dei dazi era concreta e non solo una tattica negoziale. L’ambiente stava per diventare più difficile per molte aziende”, racconta Miller. Così, da inizio marzo, hanno iniziato a spostare i portafogli su posizioni più difensive, soprattutto nell’azionario USA e nel portafoglio del GQG Partners Global Equity Fund (Rating FundsPeople 2025).

Più difensivi e più orientati al value

Oggi, il team dà priorità a titoli difensivi (con visibilità sugli utili) e a basso prezzo (value). “Il mercato si era abituato al dominio del growth, ma noi pensiamo che le regole stiano cambiando. Potremmo trovarci in un nuovo regime. La Casa Bianca ha ribadito che userà i dazi per fare pressione sui partner commerciali”, sottolinea Miller.

Hanno inoltre realizzato profitti nel settore tecnologico. I motivi non erano solo valutativi: l’emergere di Deepseek ha rafforzato la loro decisione. “Pensiamo che il vero valore dell’IA risieda nella capacità di migliorare la produttività aziendale, non nei profitti generati dai prodotti IA. Se ci sarà una corsa al ribasso nei prezzi, cosa succederà ai margini delle società pure-IA?”, spiega.

Queste intuizioni sono frutto dell’intensa attività di ricerca interna di GQG, che oltre ai gestori comprende analisti, specialisti quantitativi e persino ex giornalisti investigativi, con l’obiettivo di offrire una prospettiva unica.

GQG Partners Emerging Markets Equity Fund: meno cambi

Nel fondo GQG Partners Emerging Markets Equity Fund (Rating FundsPeople 2025), ci sono stati meno cambiamenti. “Il fondo non era molto esposto al rischio dazi prima degli annunci”, dice Miller.

La struttura del portafoglio è rimasta simile a inizio anno. L’India resta la principale allocazione geografica, mentre la Cina è sottoponderata, decisione che ha penalizzato la performance a fronte della correzione dell’azionario indiano.

Vedono invece valore in Brasile per motivi valutativi, e mantengono un’esposizione del 10% a titoli dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti. “Crediamo che questa regione abbia il potenziale per diventare una nuova Singapore. Il mercato IPO è attivo e ci siamo già esposti. Le valutazioni sono interessanti e le aziende presentano una governance di alto livello”, conclude Miller.

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