Uno stop sbagliato: "La guerra di idee non serve a nulla"
Il costituzionalista Ceccanti: "Per fermare Firenze sarebbe bastata una legge nazionale più restrittiva".

"Quella del governo è una scelta che mi lascia stupito. Invece di fare una legge nazionale in materia, la maggioranza ha preferito contrastare ideologicamente la norma toscana". Stefano Ceccanti, costituzionalista, già deputato Pd, si è sempre schierato a favore della legge sul fine vita varata dal Consiglio regionale della Toscana, primo tentativo del genere per normare l’applicazione della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, che ha dichiarato non punibile chi agevola il suicidio medicalmente assistito "di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni". Una legge che il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare davanti alla stessa Corte Costituzionale.
A suo parare perché il governo ha sbagliato?
"Intanto è errato il presupposto di partenza, ovvero l’idea che le legge toscana tratti materia penale. Quel tema, al contrario, lo ha già affrontato la Corte costituzionale nella sentenza 242/2019. La legge toscana si muove sul piano sanitario, che è materia di competenza concorrente fra Stato e Regione".
Quale sarebbe stata la strada giusta secondo lei?
"La maggioranza nazionale, che può contare sul 60% dei voti, avrebbe potuto approvare in Parlamento una legge più restrittiva di quella toscana, regolando l’applicazione della sentenza della Corte. Invece ha prevalso un approccio ideologico. La verità è che vari esponenti della maggioranza vorrebbero non applicare affatto la sentenza. Avevano pensato di farlo cambiando i giudici della Corte, ma poi sono state fatte nomine equilibrate che hanno reso irrealizzabile uno scenario già velleitario".
I contrari alla norma sostengono che se ogni Regione elaborasse la propria sarebbe il caos…
"Per questo serve una legge nazionale. Ma, se questa manca, una norma regionale è comunque un passo migliorativo. In sua assenza, ogni Asl applica a proprio modo la sentenza della Corte, con 100 prassi diverse e un caos maggiore".
Cosa succederà adesso?
"Credo che i margini di successo del governo siano minimi, visto che si chiede alla Corte costituzionale di esprimersi contro chi cerca di attuare una sua sentenza. La Corte ha cercato un equilibrio fra il diritto alla vita e il diritto all’autodeterminazione e lo ha fatto in modo ragionevole, individuando pochi casi limite che fanno eccezione. Siamo nel solco dell’equilibrio tra persona e comunità dell’articolo 32. Credo sia sbagliato autorizzare sempre il suicidio medicalmente assistito, così come vietarlo sempre. Il governo avrebbe dovuto esprimersi su questo confine, non provare a opporsi per motivi ideologici".