Unicredit, al via l’offerta su BpmL’Agricole potrà salire al 19,9%

Mercoledì è il giorno in cui tutto può accadere, sosteneva Mickey Rourke nel film Ascensore per l’inferno e ieri, a guardare il risiko bancario, c’era da dargli ragione. La Consob ha dato il via libera al documento relativo all’ops di Unicredit su Banco Bpm, che così ha indicato dal 28 aprile al 23 giugno il periodo di […] L'articolo Unicredit, al via l’offerta su BpmL’Agricole potrà salire al 19,9% proviene da Iusletter.

Apr 3, 2025 - 12:40
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Unicredit, al via l’offerta su BpmL’Agricole potrà salire al 19,9%

Mercoledì è il giorno in cui tutto può accadere, sosteneva Mickey Rourke nel film Ascensore per l’inferno e ieri, a guardare il risiko bancario, c’era da dargli ragione. La Consob ha dato il via libera al documento relativo all’ops di Unicredit su Banco Bpm, che così ha indicato dal 28 aprile al 23 giugno il periodo di adesione all’offerta, mentre la Bce ha approvato la salita del Crédit Agricole fino al 19,9% dell’ex popolare milanese, di cui già detiene il 9,9% in azioni più un altro 5,2% strutturato in derivati a dicembre.

Avanza dunque l’assalto di Andrea Orcel al Banco, che nel periodo in questione proporrà 0,175 azioni Unicredit in cambio di ogni titolo di Piazza Meda per un valore complessivo di circa 15 miliardi (ma nel caso i due istituti staccassero entrambi la cedola prima del pagamento dell’ops a luglio, il rapporto di concambio sarà di 0,166).

Mancano ora la luce verde dell’Antitrust e del comitato Golden Power. Per la prima, Unicredit non prevede «un impatto significativo» da eventuali «misure correttive» imposte dall’Authority e che «potrebbero includere rimedi strutturali, come l’obbligo di vendere a terzi alcuni sportelli» suoi o di Banco Bpm, «asset e/o partecipazioni societarie, e/o rimedi comportamentali, consistenti nell’obbligo di porre in essere condotte che potrebbero incidere sulla» sua «strategia commerciale», si legge nel documento dell’ops. Barclays stimava in 183 le filiali in sovrapposizione, pari al 5%.

Quanto al tema del Golden Power, il comitato di Palazzo Chigi ha chiesto un supplemento di informazioni a Unicredit, allungando l’iter di valutazione: la banca quindi conterebbe di avere l’ok in tempo per il giorno di partenza dell’ops. Anche se quattro giorni prima a Trieste si terrà l’assemblea delle Generali, in cui Andrea Orcel con il suo 5% dovrà esprimere il suo voto ai candidati al nuovo cda, una partita che vede opposti Mediobanca e Caltagirone-Delfin e a cui anche il governo Meloni guarda con interesse.

Con le nozze la banca di Piazza Gae Aulenti rafforzerebbe «significativamente il proprio franchise in Italia, ampliando la propria presenza territoriale, in particolare nel nord del Paese, dove la rete di Piazza Meda, composta da oltre 1.000 filiali, rappresenta circa il 70% della sua distribuzione complessiva. Questo — viene evidenziato — porterebbe al consolidamento della quota di mercato per numero di filiali di UniCredit nel nord Italia». Inoltre, l’aggregazione consentirebbe a Unicredit «di garantire ai circa 4 milioni di clienti di Banco Bpm l’accesso diretto a un franchise internazionale e a un’ampia gamma di prodotti e servizi avanzati, facendo leva sulle competenze e sulle risorse di una solida banca commerciale paneuropea», continua il documento.

Fin qui i razionali dell’operazione, perché la vera strategia di Orcel si deve ancora dispiegare. Ieri Bloomberg riportava l’indiscrezione secondo cui il banchiere starebbe valutando alternative all’accordo commerciale di distribuzione con il gestore di fondi Amundi che fa capo al Crédit Agricole: il contratto scade tra due anni e averlo messo sul tavolo potrebbe essere un nuovo elemento di negoziazione. La Banque Verte, per bocca del suo ceo uscente Philippe Brassac, aveva sempre ribadito di non avere piani di conquista su Banco Bpm e che la quota nell’istituto è un investimento. Eppure il retroscena ha fatto sprofondare il titolo dell’asset manager transalpino del 7%. Amundi nel 2016 aveva investito oltre 3,5 miliardi per comprare Pioneer da Unicredit. L’Italia rappresenta il suo secondo mercato, con oltre 200 miliardi di masse in gestione nel 2024.

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