Un oceano di fedeli
C’è chi ha viaggiato di notte per esserci. E chi ha dormito nel sacco a pelo per strada. .

Chi si assomiglia si piglia. La piazza di Papa Francesco è fatta di guerrieri di pace. Gente che non ha paura di viaggiare di notte o di svegliarsi all’alba, di incunearsi oltre Tevere tra Prati e Castel Sant’Angelo, oppure di precipitare su San Pietro con treni, bus, metro e gambe. Scendendo alle stazioni più vicine e mulinando i polpacci. Aggredendo il colonnato del Bernini da ogni lato e varco. Con la disciplina di chi ha il percorso già in testa o fiducia nel capogruppo profetico. Sì, proprio lui, quello col braccio alzato e il cartello Diocesi di Viterbo: informazione strategica su sfondo rosso carminio (della serie, o la segui o chissà dove finisci). E ce ne sono a centinaia di cartelli così, nell’alba romano-vaticana, perché i guerrieri di Francesco sbucano da ogni strada, fanno gli slalom in mezzo ai taxi, sanno dove vanno e dove devono svoltare, per assistere alle esequie felici e seduti.
È ancora buio quando le prime avanguardie ’francescane’ raggiungono i saccopelisti rimasti tutta la notte nella zona. Giulio ha la faccia di chi conosce il campeggio: "Dormito poco, ma va bene così". Sono loro – i fachiri da sanpietrino – i primi a sfidare il metal detector dei poliziotti, i controlli degli zainetti, gli incolonnamenti ulteriori, gli stop&go degli uomini e delle donne della Protezione Civile, magari arrivati da chissà dove solo da un attimo prima, ma fieri delle loro divise catarinfrangenti con il nome del paese di provenienza stampato in grande. Sono servizio d’ordine e pubblico di complemento, perché si sente – con il cuore – che sono lì per partecipare alla festa e non solo per regolare il traffico. Emiliano, crocerossone di Roma poco più che ventenne, emette il suo personale bollettino: "Tutto bene, per ora nessun intervento". E Agatino, 33enne elettricista di Catania, smista i flussi con la divisa della Misericordia, una delle centinaia di Misericordie italiane votate al bene comune. "Nel gruppo, ci vantiamo: Francesco simbolo di Misericordia. Un obbligo essere qua. Anzi, un piacere". Un Papa nitido e distinguibile: "Vicino ai poveri, sgradito ai potenti".
Considerazioni intrecciate. La traiettoria del bergoglismo si alimenta di rivendicata distinzione tra bene e male, ma forse ancor di più tra impegno e opportunismo. E così qualsiasi sacrificio, dal più piccolo al più grande, assume veste etica della quale non vantarsi. È ancora freddo (meno di 10 gradi) quando la piazza comincia a popolarsi. Ma nessuno si lamenta, tanto meno le squadre di scout a gambe scoperte. "Francesco rappresenta la solidarietà, la speranza in futuro diverso – dicono i ragazzi di Gravina di Puglia –. La sua lezione resta e spiega perché così tanta gente è qui".
L’arrivo della bara nel sagrato cattura gli sguardi molto più dei leader internazionali. Trump e compagnia sono puntini lontani. Sbucano dai maxi schermi in qualche inquadratura, ma rimangono contorno: è Francesco il protagonista. I suoi monologhi per la pace ricordati dal cardinale Giovanni Battista Re strappano sinceri applausi e scaldano la platea come il sole che adesso picchia eccome: 21-22 gradi.
I guerrieri di Francesco non temono il freddo, non temono il caldo, festeggiano i santi anche quando sono una marea. La supplicatio Ecclesiae Romanae ne snocciola un’esagerazione – almeno un’ottantina più apostoli, evangelisti e martiri – ma la rituale risposta ora pro eo sale costante. L’Eucarestia nel giorno di Francesco segna un momento speciale. Poi la supplicatio finale in greco, secondo la liturgia bizantina, incuriosisce i partecipanti. "Scelta perfetta per me", la benedice padre Adalberto, 44 anni, da Olomuc. "Ma io non faccio testo – dice, sistemandosi in testa una bandana posticcia che fa acriliche bizze –. Le Chiese orientali sono il mio pane", sorride ecumenico. Francesco cristiano senza barriere e sincero sostenitore del dialogo interreligioso: posa o verità? "Il numero uno anche in questo – sintetizza il prete della Repubblica Ceca –. Se non fossi venuto a ricambiare i suoi doni, mi sarei sentito un ladro".
Giuseppe, 20 anni, è uno e bino: indossa la casacca della Protezione civile di Battipaglia ma nella vita è poliziotto. Strano. "Embé, mica è vietato. Io lavoro per la gente e questa qua è tutta bella gente". Anche famosa, a volte. Lina Sastri, attrice e cantante napoletana, si sente legata a Francesco: "Ho avuto il privilegio di conoscerlo alla sua prima Via Crucis, in mondovisione, durante la quale lessi alcuni passi delle Sacre Scritture". Rievoca: "Mi benedisse e mi disse che avevo una voce meravigliosa. Per questo volevo esserci. Sono venuta a piedi tra questo mare di gente". Due suore appena dentro al colonnato scattano foto a ripetizione, in direzione della piazza e del feretro, come se non ci fosse un domani. Accento spagnolo? "No, argentino – si smarca la più giovane –. Sono suor Maria della Medaglia miracolosa del Verbo incarnato". La guardiamo perplessi. "Davvero – sorride –, noi del Verbo incarnato abbiamo dei nomi lunghi così. E lei è la mia sorella peruviana, veniamo da Montalto di Castro. Esser qui per Francesco è il minimo". E la battuta del Papa sulle "suore con le facce d’aceto"? Tutte felici in convento? "Che ridere... In spagnolo si dice cara de vinagre o anche cara amarga, in italiano faccia amara. Il Papa ha colpito nel segno. Era un richiamo. Non una cattiveria. Un invito a non essere dure senza motivo. Anche per questo lo ringraziamo".
La piazza sciama verso Castel Sant’Angelo, il Tevere sta venti metri sotto. Roberto, 56 anni e una vaga somiglianza con Checco Zalone, sta ripartendo per Bari. E adesso? (lo provochiamo). "Vediamo chi ci danno", risponde guardando verso il fiume. Ottimista? "Manco un po’". Eppure vuole credere che la storia del cattolicesimo sia fedele all’eredità di Francesco: "Un Papa che sia vicino ai poveri e contro le guerre serve a tutti. Perché la chiesa siamo noi e vogliamo buoni esempi".