Ultima Cena tra arte e storia: un convegno per riaccendere la speranza
Dall’Abbazia di San Martino un incontro promosso dall'Associazione "I Ragazzi della Leonardo" su spiritualità, memoria storica e futuro: riflessioni su Federico II, pane azzimo, e il sogno di un’educazione più viva e coinvolgente per i giovani

Firenze, 25 aprile 2025 – Nell’antica Abbazia di San Martino, il tempo si è fermato per un pomeriggio all’insegna della riflessione, della bellezza e della memoria. L’occasione è stata un convegno dedicato alla rilettura de "L'ultima cena" attraverso le lenti dell’arte, della storia e persino dell’agricoltura. Un approccio multidisciplinare e originale, promosso dall’Associazione “I Ragazzi della Leonardo” e curato dal suo presidente Marco Pippucci, che ha saputo coinvolgere pubblico e istituzioni in una narrazione ricca di spunti e di emozione.
«L’evento è andato molto bene per affluenza e corrispondenza dei contenuti – ha commentato Pippucci –. L’ambiente ha aiutato molto, così come la partecipazione dei musicisti di Fiesole e il supporto dei nuclei di volontariato dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Carmignano e delle Signe, che hanno facilitato la viabilità e la tranquillità dello svolgimento.»
Il convegno ha offerto l’occasione per riflettere sul significato profondo de "L'ultima cena", episodio che ha cambiato il corso della storia religiosa e culturale dell’umanità. A partire dal polittico presente nella chiesa di San Martino e dal suo autore, si è aperto uno spunto interessante: la possibilità di trovare una nuova sede per ospitare una seconda grande opera dello stesso artista, dedicata alla vita dell’imperatore Federico II di Svevia. Un’opera imponente – dieci metri per cinque – che racconta un episodio spesso dimenticato: la conquista pacifica di Gerusalemme da parte dell’imperatore, grazie a un concordato decennale con il sultano d’Egitto, che permise ai pellegrini cristiani di accedere ai luoghi santi senza spargimenti di sangue. Un gesto che, nonostante l'efficacia diplomatica, portò comunque alla scomunica da parte di Papa Gregorio IX.
Dal confronto è nata una proposta concreta: utilizzare i pulmini scolastici, i cosiddetti “pulmini gialli”, per portare gli studenti davanti a queste opere e far loro vivere la storia come esperienza diretta, capace di accendere l’immaginazione e stimolare un pensiero critico più consapevole. «Così – ha spiegato Pippucci – nelle giovani menti possono aprirsi spiragli di speranza, verso la possibilità di una prospettiva migliore di quella che respirano oggi.»
Il convegno si è arricchito anche di un gesto simbolico e significativo: la distribuzione di cento confezioni di pane azzimo, memoria tangibile di un momento sacro che ha attraversato i secoli.
Pippucci ha anche voluto aggiungere una riflessione personale e toccante, legata all’attualità: «Muore il Papa uomo di tutti. Nel corso del nostro evento legato a "L'ultima cena" sono state proiettate immagini con il Papa in Terra Santa, nell’orto del Getsemani, mentre pianta un olivo che proviene dall’Argentina, inviatogli da un suo amico, per un’idea del nostro agronomo Francesco Marino, chiamato insieme ad altri colleghi dal Vaticano a datare l’età degli olivi del Getsemani. In questi giorni tutto il mondo parla della morte del Papa e tutti i potenti della terra si recano a Roma. Sarebbe interessante riflettere dietro ad ogni volto la storia di ognuno di loro e cercare cosa accomuna il loro pensiero con quello del Papa. Italia terra baciata da Dio, che grazie alla sua posizione, storia, fede, riceve continuamente spinte propulsive che direttamente e indirettamente attivano la Speranza, l’ingegno, la voglia di credere nella realizzazione di strade percorribili di pace e convivenza, capaci di attivare anche l’economia e soprattutto i neuroni.»
Caterina Ceccuti