Ucraina "Tregua o sanzioni"
Proposta dei volenterosi da Zelensky. Gelo del Cremlino: "Valuteremo" . .

La Russia accetti la tregua senza condizioni, altrimenti le conseguenze saranno molto gravi dal punto di vista economico. Il gruppo dei Paesi volonterosi si riunisce a Kiev, anche se alcuni erano collegati in videoconferenza. Fra questi c’era la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che, pur approvando tutte le decisioni del gruppo, non ha partecipato di persona, segno che, pur approvando le decisioni della coalizione, preferisce non esporsi direttamente.
O TREGUA O SANZIONI
Il presidente francese, Emmanuel Macron, è stato chiaro. O la Russia accetta la tregua, o i Paesi aderenti alla coalizione dei volonterosi lanceranno sanzioni ‘massicce e coordinate’ contro Mosca. Il cessate il fuoco dovrebbe durare 30 giorni, che serviranno per avviare i colloqui e porre le premesse per un negoziato. Il numero uno dell’Eliseo ha sottolineato che alle sanzioni parteciperanno anche gli Stati Uniti, ricordando che l’Ucraina aveva già dato la sua disponibilità a un cessate il fuoco di 30 giorni lo scorso 11 marzo. "Il campo della pace è la Kiev, quello della guerra è a Mosca" ha chiosato. Perentorio anche il premier inglese, Keir Starmer, grande ‘regista’ del coinvolgimento americano. "La Russia accetti la tregua senza condizioni. Occorre creare lo spazio per colloqui volti a una pace giusta e duratura in Ucraina".
IL SÌ DI TRUMP
Il salto di qualità dell’incontro di ieri è rappresentato dal fatto che Trump ha parlato al telefono con i leader riuniti (in presenza o virtualmente) a Kiev, appoggiando su tutta la linea le conclusioni del vertice. Il presidente, da settimane, è impegnato in un tentativo di mediazione fra russi e ucraini che non ha prodotto alcun risultato. La Casa Bianca ha più volte espresso "frustrazione" nei confronti di come stavano andando gli incontri con le delegazioni di Mosca a Kiev. La mano tesa dai volonterosi in qualche modo scarica il tycoon da una responsabilità che, durante la campagna elettorale, aveva tutta l’intenzione di assumersi da solo.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in particolare ha parlato di un piano d’azione in quattro punti. Il primo passo è l’accettazione di un cessate il fuoco incondizionato per 30 giorni, che significa niente attacchi per cielo, terra o mare. Poi si dovrà lavorare sul rafforzamento delle forze di difesa in Ucraina. Se la Russia rifiuta, scatteranno sanzioni nel settore energetico e bancario. La nuova disposizione degli Stati Uniti è stata sottolineata e apprezzata da molti leader. Da Palazzo Chigi, hanno diramato una nota secondo la quale la riunione di ieri ‘ha permesso di rinnovare l’urgenza di un cessate il fuoco totale e incondizionato di 30 giorni, rinnovando l’aspettativa che la Russia risponda positivamente all’appello fatto dal Presidente Trump e dimostri concretamente, come già fatto dall’Ucraina, la volontà di costruire la pace’.
IL GELO DI MOSCA
Come sempre, la Russia mette le mani avanti. Anche quando dall’altra parte il fronte sembra compatto. Cessata la tregua per il giorno della vittoria, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha annunciato una dichiarazione "significatica" di Putin e ha dichiarato che Mosca sta ricevendo ‘messaggi contraddittori dell’Europa’, sottolineando che il presidente Putin ‘si è detto più volte detto disponibile a contatti con i leader stranieri, purché questi siano disposti a farlo. Inoltre, ha detto che la cessazione di armi a Kiev è una condizione necessaria per fare partire il cessate il fuoco. E ha aggiunto: "Premere sulla Russia in questa questione è inutile. Abbiamo una nostra posizione riguardo al cessate il fuoco, e valuteremo la nuova proposta".
La solita realtà ribaltata da parte del Cremlino, che accusa Bruxelles di essere ‘aggressiva’ e di voler isolare la Russia.