Turchia-Iraq, l’accordo tra i leader allontana Ankara dall’Europa e la avvicina all’Iran

Il primo ministro iracheno Mohammed Shia Al-Sudani ha ribadito l’importanza che il suo Paese attribuisce ai “legami strategici” con la Turchia, auspicando che diventino il tassello più significativo dell’equazione mediorientale durante la sua visita di ieri ad Ankara, dove è stato ospite del presidente Recep Tayyip Erdogan. Erdogan e Sudani hanno presieduto la riunione del […] L'articolo Turchia-Iraq, l’accordo tra i leader allontana Ankara dall’Europa e la avvicina all’Iran proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 9, 2025 - 14:53
 0
Turchia-Iraq, l’accordo tra i leader allontana Ankara dall’Europa e la avvicina all’Iran

Il primo ministro iracheno Mohammed Shia Al-Sudani ha ribadito l’importanza che il suo Paese attribuisce ai “legami strategici” con la Turchia, auspicando che diventino il tassello più significativo dell’equazione mediorientale durante la sua visita di ieri ad Ankara, dove è stato ospite del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Erdogan e Sudani hanno presieduto la riunione del Consiglio strategico di alto livello Turchia-Iraq nella capitale turca l’8 maggio, con la partecipazione dei ministri di entrambe le parti. Sudani, prima dei colloqui ufficiali con Erdogan, ha illustrato la posizione di Baghdad sui legami con la Turchia e sui recenti sviluppi regionali in una riunione speciale organizzata dall’agenzia statale Anadolu. “Valutiamo i nostri legami con la Turchia da una prospettiva strategica. Non consideriamo questo processo temporaneo. I legami tra Turchia e Iraq dovrebbero essere parte integrante dell’equazione di stabilità in Medio Oriente”, ha affermato Sudani.

Ecco, mentre continua a far finta di portare la Turchia verso l’Unione Europea, l’autocrate turco Erdogan la allontana sempre di più innanzitutto a causa del costante giro di vite nei confronti dell’opposizione interna, che mostra senza più alcun ombra di dubbio lo svuotamento della democrazia turca messa a punto dal Sultano e del suo partito di ispirazione islamico-capitalista alla guida del governo ininterrottamente dal 2003.

E mentre sembra tendere verso l’Europa, il Sultano rema all’indietro verso l’Iran, stringendo una vera alleanza con l’Iraq, ormai una appendice del regime sciita degli ayatollah iraniani. Così, l’immarcescibile Sultano continua a giocare su più tavoli, come solo lui sa fare. Nonostante le aspirazioni della maggioranza dei turchi di diventare cittadini europei, il presidente della Repubblica Erdogan si avvicina ai peggiori regimi teocratici del Pianeta. Ma Erdogan è anche un cinico businessman travestito da devoto musulmano molto astuto nell’avvantaggiarsi cinicamente del proprio duplice potere. Quasi un “Papa”della Fratellanza Musulmana (sunnita) che ha come principale rivale il waabismo saudita (l’altra confessione dell’Islam sunnita) e non lo sciismo nato in Iran. Allo stesso tempo però, Erdogan è il leader di un Paese di estrema rilevanza geostrategica e militare, tanto che l’esercito turco è il secondo, in termini di numero di soldati e droni, della Nato. Con la giustificazione di “contribuire alla stabilità e alla sicurezza regionale, puntando allo stesso tempo allo sviluppo di entrambi i Paesi attraverso l’integrazione economica e la cooperazione in vari settori”, Erdogan e il primo ministro iracheno sembrano essersi inginocchiati uno di fronte all’altro da pari, perchè sia l’Iraq (leggasi l’Iran) sia la Turchia pensano di trovare giovamento nel collaborare in questo caotico momento storico.

Per tornare all’allontanamenti “velato” della Turchia – forte dei proprio posizionamento geografico sullo scacchiere internazionale e del ruolo di bastione della Nato – dall’Europa, va sottolineato che il Parlamento europeo ha adottato tre giorni fa la relazione annuale contenente aspre critiche nei confronti della Turchia in merito al mancato rispetto delle decisioni della CEDU – Corte Europea per i Diritti Umani – e all’erosione dei diritti umani e dello stato di diritto anche in seguito all’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, dietro le sbarre da marzo.

367 parlamentari hanno votato a favore del rapporto di 27 pagine, mentre 74 hanno votato contro. 188 parlamentari si sono astenuti astenersi.

Nel rapporto redatto dal parlamentare spagnolo Nacho Sanchez Amor e nelle dichiarazioni provenienti da Strasburgo è emerso in primo piano il messaggio che “non esiste una scorciatoia per l’adesione all’Unione Europea”. Il Parlamento europeo insiste nell’intenzione di stabilire una relazione diversa con la Turchia, in sostituzione del processo di adesione che è ormai moribondo.

E a dimostrazione dell’accanimento contro il proprio principale rivale politico, la magistratura al guinzaglio del Sultano ha vietato l’uso della piattaforma social X a Ekrem Imamoglu. Accusato con prove del tutto prefabbricate di corruzione e tenuto in carcerazione preventiva dallo scorso 19 marzo, quello che secondo i sondaggi dovrebbe diventare il successore di Erdogan alle prossime elezioni presidenziali, finora aveva affidato a X , attraverso i propri avvocati, le riflessioni e le accuse contro il regime turco.

Dulcis in fundo: Erdogan e Trump sono sempre più vicini e in sintonia, come dimostrato anche nella telefonata di questa settimana tra i due presidenti.

A rimetterci, oltre al maggior partito di opposizione, il socialdemocratico laico repubblicano Chp – di cui Imamoglu è l’esponente più amato, soprattutto dai giovani turchi europeisti – saranno i curdi. Ancora una volta, il governo di coalizione guidato dal Partito della Giustizia e Sviluppo, Akp, di Erdogan finge di volere la pace con il Pkk ma gli intima di deporre le armi entro la prossima settimana senza però offrire nulla in cambio, specialmente la liberazione del suo leader, Abdullah Ocalan, che lo scorso 27 febbraio dal carcere di estrema sicurezza sull’isola di Imrali, dove sta scontando l’ergastolo, aveva lanciato lo storico appello per il disarmo della propria organizzazione di guerriglieri. Da allora tuttavia non è emersa una reale intenzione del governo di realizzare una road map per arrivare alla pace con il Pkk.

La tensione tra le autorità e il partito filo curdo per l’Uguaglianza Popolare e la Democrazia, DEM, è pertanto in risalita. Ieri è stato accertato che il noto e autorevole politico di etnia turca ma da anni beniamino dei laici e dei curdi, Sırrı Süreyya Önder, morto il 3 maggio scorso all’età di 62 anni per un infarto, è stato bersaglio di un attentato prima della sua morte, come confermato dal suo partito. Un dispositivo in grado di far esplodere uno pneumatico è stato scoperto sull’auto di Önder il 2 aprile, ha dichiarato ieri il partito in una dichiarazione scritta in risposta a recenti speculazioni.

“L’incidente è stato segnalato alla dirigenza del partito e sono stati condotti gli accertamenti del caso”, ha dichiarato il partito DEM. “Tutti i risultati e le prove sono stati presentati alle autorità. A causa della delicatezza dell’indagine, la questione non è stata resa pubblica. Non abbiamo ancora ricevuto una risposta conclusiva in merito all’indagine.”

Anche lo stesso Partito dei Lavoratori del Kurdistan aveva sollevato sospetti di un tentativo di assassinio ai danni di Önder citando il suo ruolo chiave nella iniziativa di pace e insinuando che potrebbero essere state coinvolte “potenze nazionali e internazionali” che cercano di indebolire il processo.

Önder era membro della delegazione del Partito Democratico (DEM) che ha avuto colloqui diretti a Imrali con Abdullah Ocalan da dicembre, il che ha portato il leader a chiedere lo scioglimento del gruppo due mesi fa, segnando una pietra miliare nei quarant’anni di insurrezione armata guidata dal gruppo.

Ma, come nel 2012, Erdogan finge di volere la pace con i curdi per attrarre i loro voti.

L'articolo Turchia-Iraq, l’accordo tra i leader allontana Ankara dall’Europa e la avvicina all’Iran proviene da Il Fatto Quotidiano.