Trump vuole usare i dazi per ridurre le tasse

La riduzione però non si applicherà alla tassazione sui redditi dei benestanti, e nel complesso si tratterà solo di una sostituzione con tasse sui consumi.

Apr 28, 2025 - 10:23
 0
Trump vuole usare i dazi per ridurre le tasse
trump tasse dazi

Ieri Donald Trump ha dichiarato che intende utilizzare gli introiti dei dazi per finanziare un significativo taglio delle tasse federali. 

Lo ha annunciato con uno scarno post sul suo social network, Truth, in cui però non spiega nel dettaglio come intende procedere. 

Il taglio delle tasse: la faccia luminosa dei dazi di Trump?

Non è però difficile immaginare come intenda procedere. 

Infatti se gli introiti derivanti dai dazi dovessero risultare consistenti e continuativi, produrrebbero un flusso di entrata in eccesso nella casse dello Stato federale, quindi se Trump dovesse optare per un taglio delle tasse i minori introiti risulterebbero già coperti dai maggiori introiti sui dazi. 

Questo non significherebbe una riduzione dei costi per i contribuenti, dato che si tratterebbe di fatto solo di una sostituzione di una tassa con un’altra, ma sposterebbe in parte la tassazione dai redditi ai consumi. 

Se da un lato è vero che i dazi vengono pagati dalle aziende che esportano merci e servizi negli USA, tali costi però poi ovviamente vengono scaricati sui consumatori americani che acquistano quelle merci e quei servizi, quindi gran parte del costo dei dazi viene pagato per l’appunto dai consumatori americani. 

In altre parole i dazi sono a tutti gli effetti una tassa sui consumi di beni importati, mentre le tasse federali che Trump intende tagliare sono soprattutto quelle sul reddito. 

Quindi alla fine alcuni consumatori si troveranno lo stesso a pagare più tasse, mentre altri ne pagheranno di meno. 

La dichiarazione di Trump: i dazi come misura per ridurre le tasse

Il presidente USA ha scritto che, con l’introduzione dei dazi, le imposte sul reddito di molte persone saranno sostanzialmente ridotte.

Anzi, aggiunge persino che potrebbero essere eliminate del tutto. 

Ovviamente le sue parole vanno sempre prese con il beneficio del dubbio, dato che chi fa politica spesso utilizza menzogne per la propria propaganda. 

Tuttavia si tratta di dichiarazioni che appaiono perlomeno plausibili. 

Trump però specifica che l’iniziativa riguarderà solamente chi guadagna meno di 200.000 dollari all’anno, ovvero comunque gran parte della popolazione, dato che negli USA il reddito da lavoro medio annuo è solo di poco inferiore ai 70.000$ all’anno. 

In altre parole gli statunitensi benestanti continueranno a pagare più o meno sempre le stesse tasse sul reddito, ma in più dovranno pagare anche il costo aggiuntivo introdotto dai dazi sui prodotti importanti. 

La riscossione delle tasse esterna

Il presidente ha chiamato questo meccanismo “the external revenue service”, ovvero una sorta di riscossione delle tasse esterna. 

In altre parole la presenta come una tassazione applicata a soggetti esteri, al posto che ai cittadini statunitensi, ma in questo caso mente in modo evidente. 

Infatti il costo dei dazi verrà alla fine pagato quasi completamente proprio dagli stessi cittadini statunitensi, ed in particolare da quelli benestanti, dato che nel loro caso non verrà finanziato da un taglio delle tasse e sarà solo un costo in più da dover pagare. 

D’altronde la propaganda politica è spesso fatta di menzogne di questo tipo, ovvero difficili da comprendere appieno per chi ha una conoscenza superficiale o nulla di questioni anche solo leggermente complesse. 

Si tratta invece di uno spostamento di tassazione per le fasce meno abbienti dal reddito ai consumi, a sua volta finanziato da un aumento della tassazione sui consumi dei benestanti. 

È vero che, in teoria, per evitare questo aumento della tassazione sui consumi basterebbe acquistare merci e servizi non importati, ma nei fatti è anche vero che gli USA non producono internamente tutte le merci che consumano, e mai ci riusciranno. Sarà sempre inevitabile importare merci dall’estero, comprese le materie prime ed i semilavorati, quindi sarà inevitabile che per i benestanti la tassazione aumenterà e non diminuirà. 

Resterà da vedere se invece per le fasce meno abbienti alla fine non aumenterà, o addirittura diminuirà, oppure se la sostituzione delle tasse sul reddito con quelle sui consumi porterà invece comunque ad un aumento della tassazione, anche se molto più contenuto rispetto a quello dei benestanti. 

L’impatto sull’economia

Sia gli analisti che il mercato sono grosso modo convinti che tale iniziativa alla fine non farà bene all’economia USA. 

Ad esempio gli scommettitori su Polymarket sono ancora in maggioranza convinti che entro la fine del 2025 le politiche economico-commerciali di Trump manderanno gli USA in recessione, e non a caso tali probabilità sono salite sopra il 50% proprio dopo l’annuncio del presidente dei dazi cosiddetti “reciproci” (e che reciproci in realtà non sono). 

L’ipotesi che circola è che alla fine nel complesso non ci sarà una riduzione della pressione fiscale media complessiva sulla popolazione, e che anzi le fasce più colpite (i benestanti) saranno probabilmente costrette a ridurre i consumi riducendo così anche la circolazione di moneta. 

Inoltre l’idea di Trump di introitare il grosso della produzione industriale è considerata talmente anacronistica da essere sostanzialmente irrealizzabile, ovvero paragonabile ad una stupida fantasia che non produrrà sostanziali vantaggi. 

D’altronde l’autarchia nel corso dei secoli ha già ampiamente dimostrato di produrre sempre più danni che vantaggi, ed è estremamente difficile che stavolta vada a finire diversamente.