Rendiconto Costi e Oneri: conoscenza scarsa per un terzo degli italiani

⏳ Tempo di lettura: 4 minutiCon il lancio della Savings and Investments Union, la Commissione Europea punta a stimolare la partecipazione dei cittadini ai mercati finanziari, promuovendo strumenti più trasparenti e accessibili. Un obiettivo ambizioso, che passa inevitabilmente anche dalla qualità del rapporto tra investitori e intermediari e, soprattutto, dalla chiarezza sui costi degli investimenti. In questo contesto, un ruolo […] L' articolo Rendiconto Costi e Oneri: conoscenza scarsa per un terzo degli italiani è tratto da MoneyFarm

Apr 28, 2025 - 14:31
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Rendiconto Costi e Oneri: conoscenza scarsa per un terzo degli italiani
⏳ Tempo di lettura: 4 minuti

Con il lancio della Savings and Investments Union, la Commissione Europea punta a stimolare la partecipazione dei cittadini ai mercati finanziari, promuovendo strumenti più trasparenti e accessibili. Un obiettivo ambizioso, che passa inevitabilmente anche dalla qualità del rapporto tra investitori e intermediari e, soprattutto, dalla chiarezza sui costi degli investimenti.

In questo contesto, un ruolo fondamentale è svolto dal Rendiconto Costi e Oneri, il documento introdotto dalla direttiva MiFID II nel 2018, che gli intermediari sono tenuti a fornire almeno una volta l’anno. Questo strumento riporta in modo dettagliato tutte le spese sostenute dagli investitori per i propri strumenti finanziari, ed è essenziale per valutare l’effettiva convenienza delle soluzioni scelte.

Tuttavia, il nostro ultimo sondaggio – pubblicato di recente su Il Sole 24 Ore e su altre testate nazionali – evidenzia come il Rendiconto sia ancora poco conosciuto e utilizzato dagli investitori italiani, nonostante l’importanza crescente attribuita ai costi nella scelta delle soluzioni di investimento.

Il gap di conoscenza sui costi degli investimenti

Dall’analisi di un ampio campione di investitori emerge che il 36% ha una conoscenza nulla o limitata dell’esistenza del Rendiconto Costi e Oneri. Eppure, il 97% degli intervistati considera i costi e le commissioni un elemento rilevante nelle proprie decisioni di investimento.

La consapevolezza circa l’esistenza dei “rendiconti ex post” cresce al crescere della propensione al rischio: il profilo più esperto sembra essere uomo (64%), tra i 43 e i 58 anni (70,04%), con propensione al rischio elevata (65%) e un patrimonio investibile mediano intorno agli 80mila euro.

Anche tra chi è a conoscenza dell’esistenza del Rendiconto, però, vi è grande incertezza sulle modalità di informazione: quasi il 60% ammette di aver fatto fatica a reperire il documento, di non sapere dove trovarlo o di non averlo mai ricevuto, mentre solo il 40% sa con certezza che deve essere inviato dagli intermediari ogni anno entro il 30 aprile.

Un interesse crescente, ma la strada è ancora lunga

Negli ultimi dodici mesi abbiamo osservato segnali incoraggianti: cresce del 7,2% il numero di chi ha letto il Rendiconto e aumenta del 18% l’interesse ad approfondirne il contenuto. Le donne, in particolare, mostrano una forte volontà di comprensione, con il 71% intenzionate ad approfondire.

Nonostante questo, solo il 38% degli intervistati giudica il documento chiaro ed esaustivo, e il coinvolgimento degli investitori resta basso: il 74% non ha mai discusso il Rendiconto con il proprio consulente, e più della metà non ha mai ricevuto notifiche proattive sul documento.

Raddoppia invece il numero di chi ha richiesto la versione analitica del documento (dal 3,2% al 6,4%), pur rimanendo una percentuale ancora contenuta.

Chi conosce i costi sceglie gli ETF

La conoscenza del Rendiconto si traduce anche in scelte di investimento più efficienti: il 72,5% di chi conosce il documento identifica negli ETF il prodotto con il miglior rapporto costi/benefici, mentre nella realtà, solo il 15% dei risparmiatori italiani detiene ETF, preferendo ancora i fondi comuni (39%). Tra chi ha una chiara comprensione dei costi sostenuti, la scelta degli ETF raggiunge il 79,5%.

Chi ha una chiara comprensione dei costi non solo tende a preferire strumenti più efficienti, ma valuta anche più positivamente il servizio ricevuto: oltre la metà di chi conosce il Rendiconto reputa adeguato il costo della consulenza rispetto al valore offerto.

Sono numeri che evidenziano come una maggiore trasparenza non solo aiuti gli investitori a prendere decisioni più informate, ma migliori anche la percezione del valore del servizio erogato. Questa percezione è correlata positivamente anche alla propensione al rischio, con il 42% degli investitori con profilo di rischio elevato che ritengono il costo pagato adeguato al servizio ricevuto, contro il 26% degli investitori con profilo di rischio basso.

Le nuove generazioni: meno consapevoli, ma molto interessate

Nonostante il livello di istruzione elevato del campione (61% laureati), la GenZ si conferma meno familiare con il Rendiconto: quasi il 67% ha solo una conoscenza approssimativa dei costi sostenuti, e circa il 17,5% non ha mai sentito parlare del documento.

Eppure, proprio tra i più giovani cresce la curiosità: oltre il 59% della GenZ e il 64,5% dei Millennials si dichiarano interessati ad approfondirne i contenuti, superando le generazioni più anziane.

Più trasparenza, più fiducia

“Anche quest’anno, il quadro che emerge dal nostro sondaggio restituisce un’immagine leggermente meno preoccupante rispetto ad altre ricerche, come ad esempio il Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, secondo cui il 66% degli intervistati non comprende – o comprende in modo errato – i costi legati ai servizi di investimento,” commenta Andrea Rocchetti, il nostro Global Head of Investment Advisory. “Come Moneyfarm, da anni portiamo avanti un impegno concreto sul fronte dell’educazione finanziaria, con l’obiettivo di trasmettere un messaggio semplice ma fondamentale: i costi sono l’unica variabile certa negli investimenti, ed è essenziale comprenderli fino in fondo.

“Trasparenza e consapevolezza sono un binomio vincente per rafforzare la fiducia degli investitori retail e rappresentano pilastri essenziali per favorire una partecipazione dei cittadini più ampia e informata ai mercati dei capitali. In questo senso, guardiamo con favore alla Saving Investment Union promossa dalla Commissione Europea, che mira proprio ad assicurare un elevato livello di tutela per gli investitori e un buon rapporto qualità-prezzo per i prodotti e servizi finanziari,” conclude Rocchetti.

Massimo Scolari, Presidente di Ascofind, che ha collaborato alla nostra indagine, aggiunge: “La partecipazione proattiva degli investitori retail è cruciale per la crescita del mercato dei capitali europeo. Trasparenza dei costi e alfabetizzazione finanziaria sono leve strategiche per mobilitare i risparmi oggi fermi sui depositi bancari e sostenere l’economia reale”.

L' articolo Rendiconto Costi e Oneri: conoscenza scarsa per un terzo degli italiani è tratto da MoneyFarm