Trump contro il mondo: dazi, crisi e battaglie interne che minacciano la democrazia americana
Trump affronta fallimenti diplomatici, conflitti con la Fed, attacchi alle istituzioni e una dura repressione su immigrazione e dissenso, minacciando i pilastri della democrazia americana L'articolo Trump contro il mondo: dazi, crisi e battaglie interne che minacciano la democrazia americana proviene da FIRSTonline.


Una grande incertezza e angoscia ci accompagnano in questi tempi. Non può essere altrimenti quando sei bersagliato da drammatici avvenimenti. Non bastavano le guerre in corso, con migliaia di morti, in attesa di accordi di pace che ancora non si concretizzano. Ecco allora una nuova tegola sugli scambi commerciali, una vera rivoluzione che sconvolge il mondo intero, messa in atto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Si introduce una serie articolata di dazi distinti per Paese, che colpiscono le produzioni di tutto il mondo. Dall’acciaio all’alluminio, dal prosecco al formaggio grana.
Tutto questo per rilanciare la produzione americana che soffrirebbe della concorrenza di quanto viene importato in quel grande Paese. Questa azione ricorda il protezionismo che, negli anni Trenta del secolo scorso, ha caratterizzato la drammatica fase tra la Grande Depressione e il secondo conflitto mondiale. Si rischia così di aprire una nuova era del protezionismo in grado di infliggere una dura spallata alla globalizzazione che aveva fin qui prodotto crescita e pure riduzione della povertà.
L’impatto dei dazi di Trump sul dollaro e le borse mondiali
I “grafici dell’Armageddon” (luogo ebraico in cui avverrà il Giudizio Universale), così come sono state definite le tabelle presentate da Donald Trump ad una conferenza stampa show con la presenza di tutti i soggetti più rappresentativi del suo mondo. Questo annuncio ha affondato anche il dollaro, che perse tutti i guadagni realizzati dalla elezione di Trump.
Sempre la “cartella dei dazi” ha prodotto un terremoto nelle borse mondiali con la caduta dei corsi, bruciando miliardi di dollari, che ora si sono quasi ricostituiti. Anche perché il presidente cambia idea ogni giorno, sebbene permangano i timori di una recessione e di una ripresa dell’inflazione. Banca d’Italia ha ritoccato la crescita ma mette le mani avanti, precisando che si tratta di una “prima valutazione” segnalando che fatti negativi potrebbero derivare da tensioni europee o da tensioni prolungate sui mercati finanziari.
Trump prende atto che la discussione a livello globale sui dazi si fa sempre più incandescente e lancia una moratoria di tre mesi, fatta eccezione per la Cina (sebbene si stia discutendo), e per alcuni prodotti strategici come l’acciaio, l’alluminio e i derivati ai quali venne applicato un dazio del 25%.
Trump tra tentativi di pace falliti e scontro con la Fed
Non si può scordare l’annuncio di Trump di realizzare la pace immediata a Gaza e in Ucraina non è andato a buon fine. Le guerre continuano con distruzioni, morte e feriti. Intanto si è arrivato ad un accordo con l’Ucraina per le “terre rare” e sembra che ciò sia avvenuto nella Basilica di San Pietro, prima dei funerali di Papa Francesco.
Si notano anche momenti di armistizio. Trump voleva rimuovere Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, poiché lo considera responsabile di qualunque decadenza dell’economia americana. In particolare, non abbassa i tassi di interesse con velocità per incoraggiare la crescita alla quale Trump fa riferimento per rivendicare il suo merito. Voleva rimuoverlo sostituendolo con qualcuno di sua fiducia, ma la Fed ha uno statuto indipendente per cui il presidente, nominato per quattro anni, non può essere rimosso. Sperava nell’intervento della Corte Suprema, ma le recenti pronunce negative nei suoi confronti lo hanno scoraggiato tanto da aspettare la scadenza del mandato.
Trump contro migranti, giudici e università
Altre questioni sono aperte come il rimpatrio forzato degli immigrati, la contesa con alcuni studi legali colpevoli di aver avviato cause contro di lui e, in genere, lotta contro giudici e autorità di controllo che ne limitano la sua azione.
Si è anche aperta una tensione con le Università, punto di forza dell’America. Il governo americano ha intimato all’ Università di Harvard di smantellare gli accampamenti degli studenti sorti a sostegno della causa palestinese, di sopprimere i programmi dedicati alla “diversità” e rivedere i criteri di ammissione di studenti e professori. Interventi pericolosi che tendono a colpire l’antica Democrazia liberale.