State Street: migliora la propensione al rischio degli investitori istituzionali
Dopo la violenta reazione di mercato ai dazi del “Giorno della Liberazione” e nonostante le preoccupazioni per una stagflazione, ad aprile le posizioni in liquidità si sono ridotte e i deflussi dalle azioni si sono attenuati. L'articolo State Street: migliora la propensione al rischio degli investitori istituzionali proviene da FundsPeople Italia.

Neutralità dopo un mese volatile. L’indice di propensione al rischio di State Street è leggermente migliorato, attestandosi su un livello completamente bilanciato alla fine di aprile, mentre gli investitori hanno affrontato una notevole volatilità legata ai dazi nella loro esposizione agli asset rischiosi. A metterlo in luce le evidenze degli Institutional Investor Indicators, che monitorano su base mensile la propensione al rischio (Institutional Investor Risk Appetite Indicator) e le partecipazioni in azioni, obbligazioni e liquidità (Institutional Investor Holdings Indicator) degli investitori istituzionali, ricavati dai 44 trilioni di dollari di asset in custodia e amministrazione di State Street.
Propensione al rischio bilanciata nei portafogli istituzionali
Gli indicatori delle partecipazioni di State Street mostrano che le allocazioni degli investitori a lungo termine verso le azioni hanno continuato ad invertire la rotta all'inizio dell’anno rispetto ai picchi massimi raggiunti dopo la crisi finanziaria globale. Tuttavia, durante il mese di aprile, i deflussi dalle azioni si sono attenuati rispetto alla marcata riduzione registrata a marzo in termini di allocazioni, con un calo ulteriore dello 0,3%. La quota detenuta in liquidità è invece diminuita in misura ancora maggiore, con una riduzione dello 0,5% del peso totale in portafoglio, a vantaggio delle obbligazioni che hanno beneficiato della riallocazione degli asset da parte degli investitori.
“Nonostante l’elevata volatilità inframensile, le misure complessive della propensione al rischio risultano bilanciate nei portafogli istituzionali. In termini di prezzi, i mercati azionari hanno compiuto un percorso completo, iniziato con la violenta reazione ai dazi del Giorno della Liberazione del 2 aprile, e terminato con una ripresa sostenuta dalla prospettiva di accordi commerciali negoziati e dalla speranza che gli effetti peggiori delle restrizioni commerciali venissero attenuati”, spiega Timothy Graf, head of EMEA Macro Strategy di State Street Markets.
“Durante il mese, il peso delle azioni, l’asset class più rischiosa, ha continuato a ritirarsi verso i livelli medi di lungo periodo, mentre nei flussi valutari è ancora evidente la ricerca di sicurezza. Tuttavia, nonostante le preoccupazioni per una stagflazione dovuta allo shock dei dazi, le posizioni in liquidità si sono ridotte in misura ancora maggiore e gli asset obbligazionari a scadenza più lunga hanno registrato il maggiore aumento mensile del loro peso in portafoglio degli ultimi due anni e mezzo”, afferma.
Continuano le vendite di dollari, si moderano i flussi verso l'Europa
“Le vendite di dollari statunitensi rimangono un elemento stabile nei flussi istituzionali e le posizioni sul dollaro statunitense mostrano ora il primo sottopeso da tre anni a questa parte. Tuttavia, i flussi sugli asset sottostanti sono più sfumati di quanto non suggerisca la narrativa emergente dei media dei mercati finanziari sul tema “Sell America”. Gli investitori esteri continuano a essere venditori moderati di Treasury statunitensi, ma i flussi azionari transfrontalieri verso gli Stati Uniti si collocano nel decile più alto degli ultimi cinque anni”, dichiara l’esperto.
“Dopo un’impennata d’interesse nel primo trimestre, i flussi verso le azioni europee iniziano a moderarsi, ma la domanda di euro come valuta alternativa al dollaro resta relativamente forte. Anche i flussi verso i titoli di Stato europei restano deboli, mentre continuano le vendite iniziate con la spinta verso una politica fiscale più espansiva avviata all’inizio dell’anno. Lo stesso vale per i gilt, dove i deflussi sono consistenti. Ciononostante, le istituzioni d’investimento iniziano a interessarsi maggiormente alla sterlina, con una riduzione delle vendite a fronte di una posizione di sottopeso”, aggiunge.
“Mentre scriviamo, le valute asiatiche stanno registrando forti rialzi come parte di una più ampia strategia di copertura dal dollaro, con un ritorno alla valuta di base, con i flussi azionari transfrontalieri nella regione che sono passati da negativi a positivi nelle ultime due settimane. I timori legati al protezionismo commerciale sono sempre presenti, ma sembrano essersi attenuati in Asia emergente, almeno per ora”, conclude.
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