Trasferimento tecnologico: che cos’è, come funziona e perché serve alle startup e all’open innovation
Il passaggio dalla ricerca al business è frutto della collaborazione tra ricerca universitaria e imprese. Il ruolo dei Technology Transfer Office, i case study e i libri da leggere L'articolo Trasferimento tecnologico: che cos’è, come funziona e perché serve alle startup e all’open innovation proviene da Economyup.

LA GUIDA
Trasferimento tecnologico: che cos’è, come funziona e perché serve alle startup e all’open innovation
Il passaggio dalla ricerca al business è frutto della collaborazione tra ricerca universitaria e imprese. Il ruolo dei Technology Transfer Office, i case study e i libri da leggere

Il trasferimento tecnologico comprende tutte quelle attività che sono alla base del passaggio di una serie di fattori (tra cui conoscenza, tecnologia, competenze, metodi di fabbricazione, campioni di produzione e servizi) dall’ambito della ricerca scientifica a quello del mercato.
Cos’è il trasferimento tecnologico
Si tratta di un processo frutto della collaborazione tra il mondo accademico e quello industriale, che ha come obiettivo principale quello di rendere accessibile la tecnologia alle persone. Possiamo definire il trasferimento tecnologico anche come un percorso caratterizzato da un punto di partenza (la ricerca), un punto di arrivo (il mercato) e una serie di tappe intermedie (la cosiddetta filiera), in cui sono coinvolti attori differenti.
Il ruolo della proprietà intellettuale nel trasferimento tecnologico
Preso atto che la tecnologia è l’espressione più concreta – la materializzazione per intenderci – di un’idea o di una teoria, per comprendere appieno il concetto di trasferimento tecnologico bisogna partire dalla definizione di proprietà intellettuale. La proprietà intellettuale è un complesso di diritti che sono stati sanciti per tutelare le creazioni dell’intelligenza umana e dare quindi adeguati incentivi a chi si cimenta nell’attività di ricerca o di creazione.
Oltre a rappresentare una sorta di garanzia per tutti coloro che creano innovazione all’interno dell’universo della ricerca, la proprietà intellettuale svolge sostanzialmente un ruolo di collegamento con il mondo produttivo e con quello delle imprese. Per queste ultime, poi, rappresenta uno degli strumenti più efficaci per conservare posizioni di vantaggio sui concorrenti, posizioni conseguite attraverso lo sforzo innovativo. In quest’ottica, la proprietà intellettuale rende più sicuro ed efficiente il trasferimento tecnologico, favorendo così lo sfruttamento dell’innovazione da parte di imprese esistenti o di nuova costituzione (spin-off e startup).
Dal punto di vista normativo, sebbene il quadro regolatorio relativo alla “protezione delle idee” sia il risultato di una serie di convenzioni internazionali, in Italia una fonte rilevante è il Codice della proprietà industriale, adottato con Decreto legislativo 10 febbraio 2005, n.30. Sancisce, senza entrare troppo nel dettaglio, una distinzione significativa tra: proprietà industriale (ovvero opere dell’ingegno tutelate da brevetti) e proprietà intellettuale (ossia opere letterarie e artistiche, tutelati da diritti d’autore).
Ma chi fa nascere le idee? In generale, i circuiti della ricerca pubblica rappresentano, per il momento, i principali contenitori di idee innovative. Non è raro, infatti, che grazie ai frutti della ricerca accademica si raggiungano importanti risultati per l’umanità intera. D’altra parte la ricerca scientifica e tecnologica, qualsiasi sia il campo di applicazione, è un’attività collettiva fatta di individui che condividono le proprie conoscenze per far fare passi in avanti alle frontiere della conoscenza umana.
Tale attività è parte integrante del cosiddetto ciclo di vita dell’innovazione. Caratterizzato da una filiera alquanto complessa e rappresentata da una serie di attività che portano la conoscenza dalla ricerca al mercato. In questo passaggio, un ruolo rilevante è svolto da tutti quegli attori che fanno parte del processo di trasferimento tecnologico.
Gli attori del trasferimento tecnologico
Il trasferimento tecnologico include una serie di attori. Ecco quali.
Gli enti di ricerca
L’attività di creazione di un’idea (o di una proprietà intellettuale) e la fase successiva di trasferimento tecnologico, come abbiamo detto, sono processi piuttosto complessi. Ne fanno parte un determinato numero di soggetti, i quali formano una vera e propria filiera. La letteratura al riguardo tende a suddividere gli attori di questa filiera in categorie e ruoli, aggiungendo anche il contributo dei cosiddetti servizi di supporto al trasferimento.
La prima casella del percorso di trasferimento tecnologico è occupata dalle istituzioni di ricerca. Si tratta di coloro che sono impegnati ogni giorno nelle attività di ricerca e sviluppo. All’interno di queste istituzioni (le università pubbliche ne sono un esempio, ma non solo) sono coinvolti diverse categorie di persone, spesso classificate in relazione al contratto di lavoro stipulato con l’istituzione stessa. Parliamo quindi di: dipendenti, ricercatori, collaboratori a progetto, dottorandi di ricerca ma anche tesisti.
Tutte queste figure possono essere artefici di un’idea innovativa. O, più romanticamente, possono essere degli inventori. Per questo motivo, per ognuno di loro il problema più significativo riguarda la possibilità che la proprietà intellettuale da essi generata venga protetta in modo adeguato. Anche perché, per una serie di motivazioni, le norme a livello legislativo non specificano a chi appartengano i risultati della ricerca, per tutti quei soggetti che non rientrano nella categoria dipendenti degli enti di ricerca.
Le imprese
Altro soggetto rilevante nel percorso di trasferimento tecnologico sono le imprese. Esse infatti svolgono attività di ricerca al loro interno, anche se molto diversa rispetto a quella fatta dalle “istituzioni di ricerca”. Il meccanismo è spesso quello della partnership con altre imprese o con enti di ricerca. Ma, al tempo stesso, le imprese possono essere finanziatrici di progetti di ricerca, mettendo in atto ad esempio percorsi di open innovation, ovvero andando a cercare fuori dal perimetro aziendale l’innovazione tecnologica di cui hanno bisogno. Inoltre, le imprese sono i principali acquirenti della tecnologia derivante dagli enti pubblici. Per tutti questi motivi rappresentano un soggetto indispensabile per portare a buon fine i processi di trasferimento tecnologico.
I finanziatori
Così come indispensabili sono i finanziatori, terzo anello della catena. Perché l’attività di ricerca può essere svolta sia con risorse proprie dell’ente di ricerca oppure con risorse esterne. In quest’ultimo caso i finanziatori possono essere sia pubblici (prevalentemente tramite bandi) sia privati (imprese, banche, fondi, business angel). Nell’ambito dei finanziamenti pubblici, tra gli altri, in questi ultimi anni sta assumendo importanza sempre maggiore il finanziamento europeo.
Che cosa sono e che cosa fanno i Technology Transfer Offices
Per supportare l’attività degli attori principali della filiera del processo di trasferimento, nel tempo sono nati una serie di soggetti che potremmo definire “complementari”. Tra i più conosciuti ci sono gli “Uffici di Trasferimento Tecnologico”, anche noti come TTO (Technology Transfer Offices). Al di là del come siano effettivamente nati (tale processo può variare da realtà a realtà), la missione di questi uffici è favorire il trasferimento tecnologico.
In che modo? Attraverso una serie di attività: in primis aiutare i ricercatori nel posizionare i programmi di ricerca; ma anche raccogliendo e valutando le comunicazioni legate alle invenzioni; o ancora adottare le forme di protezione più adatte, oltre a commercializzare la proprietà intellettuale nei confronti di imprese esistenti o tramite la creazione di nuove (spin-off).
In altre parole i TTO rappresentano una specie canale di trasmissione tra il mondo della ricerca e quello del mercato. Anzi, in alcuni casi, contribuiscono anche a fornire agli enti di ricerca i trend e le indicazioni che arrivano dal mercato stesso, rivestendo il ruolo di suggeritori a supporto dei vertici degli enti di ricerca, per quel che riguarda i rapporti con le imprese.
Tendenze del trasferimento tecnologico per il 2025
Tra le principali tendenze che caratterizzano questo processo nel 2025, emergono alcune aree che si rivelano particolarmente rivoluzionarie.
Intelligenza Artificiale (AI)
Nel 2025, l’Intelligenza Artificiale non è più percepita come una tecnologia emergente, ma come uno strumento fondamentale per il processo decisionale strategico. L’adozione massiva di AI permette alle aziende di prendere decisioni rapide e più accurate, avvalendosi di enormi quantità di dati analizzati in tempo reale. Questo cambiamento contribuisce in modo significativo al trasferimento tecnologico, poiché l’AI diventa parte integrante dei processi operativi, spingendo le imprese a implementare soluzioni tecnologiche avanzate per migliorare la loro competitività sul mercato. Secondo il rapporto AI 2025 pubblicato da McKinsey & Company, l’intelligenza artificiale è al centro della digitalizzazione aziendale, potenziando la capacità di innovazione delle imprese.
Computing Quantistico e Fusione Nucleare
Tecnologie di frontiera come il quantum computing e la fusione nucleare guadagnano rapidamente terreno, avvicinandosi a soluzioni pratiche. Sebbene questi settori siano ancora in fase di sviluppo, il trasferimento tecnologico accelera grazie agli investimenti in ricerca e alla crescente collaborazione tra università, centri di ricerca e industria. Il quantum computing rivoluziona la velocità di calcolo per risolvere problemi complessi, mentre la fusione nucleare fornisce una fonte di energia pulita e quasi illimitata. Entrambe le tecnologie beneficiano di un rapido trasferimento in ambito industriale, rendendo accessibili queste innovazioni a livello globale.
Sensori Avanzati e Biotecnologia
Nel 2025, i sensori avanzati e le tecnologie biotecnologiche rivestono un ruolo cruciale nel migliorare la tracciabilità e l’efficienza nelle catene di approvvigionamento. L’evoluzione dei sensori, combinata con il progresso della biotecnologia, facilita la creazione di tessuti e organi coltivati in laboratorio, aprendo nuove frontiere in medicina rigenerativa. Le aziende che operano in questi settori, in particolare quelle focalizzate sulla salute e la sostenibilità, accelerano il loro processo di innovazione attraverso la collaborazione e il trasferimento tecnologico con istituti di ricerca e startup innovative.
Sicurezza Cibernetica e Strategie Dati
Con l’integrazione crescente dell’AI nelle strutture aziendali, le strategie di sicurezza cibernetica diventano ancora più sofisticate. Le aziende non solo adottano tecnologie per proteggere i loro sistemi, ma utilizzano l’AI per ottimizzare e automatizzare le difese contro le minacce cibernetiche. Inoltre, l’adozione dell’AI aiuta le imprese a diventare veramente data-driven, utilizzando i dati in modo strategico per migliorare la loro sicurezza e prendere decisioni più informate. Secondo uno studio della Gartner (2025), l’adozione dell’AI nella cybersecurity è cruciale per la protezione delle infrastrutture critiche e dei dati sensibili delle aziende.
Come il trasferimento tecnologico aiuta a fare open innovation
L’approccio di open innovation continua a giocare un ruolo centrale nel trasferimento tecnologico, facilitando la collaborazione tra università, startup e grandi aziende. Questo modello consente alle imprese di accedere a idee fresche e tecnologie all’avanguardia, promuovendo l’integrazione di soluzioni innovative. Le grandi aziende, in particolare, riconoscono il valore di collaborare con il mondo accademico e le startup per rimanere competitive e accelerare l’adozione di nuove tecnologie. L’open innovation, infatti, rappresenta una via efficace per trasformare le scoperte scientifiche in soluzioni pratiche sul mercato.
L‘esperienza del TTO del Politecnico di Milano
La funzione di trasferimento tecnologico è entrata ormai a pieno titolo tra le funzioni strategiche delle istituzioni di ricerca: da anni il Technology Transfer Office (TTO) del Politecnico di Milano lavora per creare questo ponte dedicandosi alla protezione e valorizzazione della proprietà intellettuale nelle sue varie forme di espressione: brevetto d’invenzione, disegni e modelli industriali, marchi e prodotti software.
Nel perseguire questa missione, grazie ad un team di esperti con competenze multidisciplinari, il TTO gestisce il portfolio brevetti del Politecnico di Milano nell’ottica di valorizzare le invenzioni secondo il loro massimo potenziale economico e sociale.
L’accesso delle invenzioni al mercato avviene grazie ad un processo strategico che prevede diverse attività tra loro complementari : Scouting dei risultati scientifici ad alto contenuto innovativo, finanziamenti pre-seed e potenziamento tecnologico dei progetti, attraverso specifici percorsi quali la competizione Switch2Product con investimenti dell’Ateneo dedicati a supportare lo sviluppo delle tecnologie e la loro validazione in campo.
Trasferimento tecnologico: il modello PoliHub
PoliHub è l’incubatore universitario del Politecnico di Milano, nato con l’obiettivo di supportare startup tecnologiche innovative e promuovere la cross-fertilization tra università, startup e aziende consolidate. Fondato nel 2000 come Acceleratore d’Impresa, è stato gestito dalla Fondazione Politecnico dal 2007, integrando un network di imprenditori, finanziatori e associazioni industriali. Nel 2013, PoliHub si trasforma in un Distretto di Innovazione, favorendo la collaborazione tra startup e grandi aziende grazie alla vicinanza al Politecnico. Il modello di incubatore evolve verso un ecosistema che unisce nuove imprese, attività consolidate, investitori e partner industriali in modo sinergico. La collaborazione con l’Ufficio di Trasferimento Tecnologico dell’Ateneo supporta lo sviluppo delle tecnologie e delle invenzioni nascenti nei laboratori universitari. PoliHub è stato premiato come 3° incubatore universitario al mondo secondo l’UBI Index Ranking 2017-2018. Offre servizi come scouting di idee, consulenza, formazione, e supporto per l’internazionalizzazione delle imprese, creando un network di Business Angel, Venture Capitalist e incubatori internazionali. Inoltre, PoliHub organizza Call4Ideas con multinazionali, facilitando collaborazioni tra startup e grandi aziende.
CASE STUDY: Phononic Vibes, dalla tesi di laurea alla startup
La storia della tecnologia Phononic Vibes inizia con la tesi di dottorato dell’Ing. Luca D’alessandro: progettare una struttura modulare per isolare dalle vibrazioni di natura meccanica o acustica, indipendentemente dalle dimensioni e dal materiale. La tecnologia sviluppata è in grado di isolare da vibrazioni a basse frequenze e in un range molto ampio, e quindi proteggere le infrastrutture dalle vibrazioni provenienti da macchinari industriali e da trasporti ferro-tranviari e dai rumori esterni.
L’idea, dopo una prima validazione concettuale, viene presentata a Switch2Product 2017, e vince il premio della categoria “Soluzioni Innovative” consistente in un grant da 30mila euro predisposto dal TTO del Politecnico di Milano per valorizzare la tecnologia avanzandone il “TRL” (technology readiness level) e avvicinarsi il più possibile al mondo imprenditoriale.
Il team, inizialmente tecnico e composto L’ing. D’Alessandro e da colleghi e professori del Politecnico ideatori di questa nuova tecnologia, inseguito al percorso di accelerazione in PoliHub, si è consolidato anche sulla parte di business vedendo entrare uno dei mentor dell’incubatore.
Ad ottobre 2017 depositato il primo brevetto con il supporto del TTO parte la ricerca di partner industriali per realizzare la tecnologia e validarla in capo. In parallelo lo sviluppo di Phononic Vibes continua, a dicembre viene depositata la seconda domanda di brevetto per proteggere una nuova struttura modulare, che oltre ad isolare da vibrazioni meccaniche e acustiche, possiede proprietà auxetiche. Grazie alle collaborazioni industriali intraprese a fine 2017 e al grant Switch2Product, il team di Phononic Vibes riesce a costruire il primo prototipo su scala industriale, minimizzandone i costi produttivi e progettando un business model efficace al “mercato delle vibrazioni delle infrastrutture e industriali”. A febbraio 2018 il team di phononic vibes e il partner commerciale (Pantecnica S.r.L) vincono il bando Innodriver, i cui fondi vengono destinati alla installazione e validazione in campo su un tratto italiano di ferrovia.
Oltre al filone delle infrastrutture, anche l’applicazione acustica è stata portata avanti e sono stati realizzati una serie di prototipo, il cui potere fono-isolante è stato certificato. Attualmente su questa seconda applicazione della tecnologia il team sta lavorando per la realizzazione di una catena produttiva.
Grazie ai nuovi risultati, è stato possibile vincere altri numerosi premi come: Everis Italia Award (aprile 2018) by Everis Italia S.p.A., D2T Adventure X Prize (Maggio 2018) by Trentino Sviluppo S.p.A., Nidi Award (Maggio 2018) by Innovami, stage 1 Climate-KIC Accelerator Italy by EIT.
A luglio 2018 il Team costituisce Phononic Vibes, start-up innovativa e spin-off del Politecnico, per continuare lo sviluppo e commercializzare la promettente tecnologia.
CASE STUDY: Springa, dalla tesi di laurea al crowdfunding da un milione di dollari
La storia di Springa è di quelle che meritano di essere raccontate. E che rappresentano concretamente la messa in atto di un processo di trasferimento tecnologico. Fondata da Lorenzo Frangi, tutto parte nel 2014 da una tesi di laurea magistrale in Design & Engineering, conseguita proprio da Frangi presso il Politecnico di Milano. La tesi è incentrata sul progetto Goliath, una fresatrice a controllo numerico che può lavorare su superfici piane potenzialmente illimitate. Poco tempo dopo insieme a Frangi si uniscono anche altri due studenti del Politecnico: Alessandro Trifoni e Davide Cevoli. Da aprile 2014 a febbraio 2016 il team si concentra sullo sviluppo del prototipo e sull’idea di business.
A scommettere per primo sul progetto è PoliHub, che da marzo 2016 comincia a metter dentro i suoi “laboratori” la startup.
Dalla sua fondazione ad oggi non sono mancati i riconoscimenti, uno su tutti: la vittoria del Premio per l’Innovazione “Premio dei Premi”, a settembre 2016, consegnato al team di Lorenzo Frangi dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella (qui il racconto di quella giornata). Ad aprile 2015, invece, Springa vince la Switch2Product, call4ideas del PoliHub. Mentre a dicembre 2015 a Rende (Cosenza) al progetto è stato attribuito il Premio Industrial.
Il 2017 è l’anno del boom. Prima, a maggio, a maggio 2017, Springa riceve il suo primo investimento seed da 175mila euro (a guidare l’operazione è il gruppo di investitori e imprenditori veneto Comeeta). Poi, a ottobre, chiude una raccolta in crowdfunding sulla piattaforma Kickstarter da oltre un milione di dollari, in soli 45 giorni.
QUATTRO LIBRI DA LEGGERE SUL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
Al termine di questo breve approfondimento sulle dinamiche e sui diversi aspetti del trasferimento tecnologico, può essere utile fornire qualche suggerimento di lettura sull’argomento.
Ecco quindi quattro testi sul trasferimento tecnologico da leggere.
- La gestione del trasferimento tecnologico. Strategie, modelli e strumenti.
Autori: Conti, Giuseppe, Granieri, Massimiliano, Piccaluga, Andrea - Brevetti e proprietà industriale
Autori: Riccardo Pietrabissa, Massimo Barbieri. Maggioli Editore - La gestione della proprietà intellettuale nella ricerca universitaria.
Autore: Massimiliano Granieri
Editore: il Mulino/Ricerca - Intellectual Property for Managers
Autore: Massimiliano Graneri
Editore Luiss (Articolo aggiornato al 04(04/2025)
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