Terre rare: perché sono centrali nell’economia?

Una risorsa preziosa per sviluppare tecnologie all’avanguardia. E, accanto a ciò, un potente strumento geopolitico, in grado di svolgere un ruolo cruciale nell’economia mondiale. Queste sono le Terre rare. Cosa sono le Terre rare? Dall’economia rinnovabile a quella militare e aerospaziale, passando per il commercio di auto elettriche, e poi, ancora, la fibra ottica e […] L'articolo Terre rare: perché sono centrali nell’economia? proviene da ilBollettino.

Mar 21, 2025 - 12:29
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Terre rare: perché sono centrali nell’economia?

Una risorsa preziosa per sviluppare tecnologie all’avanguardia. E, accanto a ciò, un potente strumento geopolitico, in grado di svolgere un ruolo cruciale nell’economia mondiale. Queste sono le Terre rare.

Cosa sono le Terre rare?

Dall’economia rinnovabile a quella militare e aerospaziale, passando per il commercio di auto elettriche, e poi, ancora, la fibra ottica e la produzione di smartphone. Sono solo alcuni dei campi di utilizzo dei diciassette elementi, parte della famiglia dei metalli, che costituiscono le terre rare (Rare earth elements, Ree). Si tratta di Scandio, Ittrio e i 15 lantanoidi. Il Mercato delle Terre rare nei prossimi anni è destinato a superare i 20 miliardi di valore, 21,7 miliardi nel 2031, con un tasso di crescita annuo superiore al 7%.

I campi di applicazione

Le Terre rare sono essenziali per molte delle tecnologie impiegate nella produzione di energia pulita, come le turbine eoliche e i veicoli elettrici. Anche molte attrezzature militari dipendono da componenti realizzati con le Terre rare. Inoltre, sono utilizzate in numerosi dispositivi elettronici, inclusi gli smartphone, i computer e gli schermi. La digitalizzazione crescente e lo sviluppo tecnologico continuo dipendono fortemente dalla disponibilità di questi elementi.

Il Mercato delle Terre rare

Nel 2023, sono state importate nell’Unione Europea complessivamente 18.300 tonnellate di Terre rare, per un valore di 123,6 milioni di euro, con un calo dello 0,5% in volume e del 15,2% in valore rispetto al 2022. Nello stesso periodo ne sono state esportate dal Vecchio continente 5.600 tonnellate, per un valore di 102,3 milioni di euro (-18,7% in volume e -27,8% in valore).

Secondo Eurostat, il prezzo medio delle importazioni è stato di 6,8 euro al chilogrammo, in calo del 14,8% rispetto al 2022, mentre il prezzo delle esportazioni è stato di 18,4 €/kg (-11,2%).

Chi ne ha e chi importa

Il Paese asiatico è stato il partner principale dell’Ue nel 2023, detenendo il 39% del peso totale delle importazioni di Terre rare, ovvero 7.100 tonnellate. Seguono la Malesia (33,1%, 6.100 tonnellate), e la Russia (22%, 4.000 tonnellate).

Le riserve totali mondiali di Terre rare ammontano a circa 130 milioni di tonnellate metriche. La Cina è in cima alla lista per le riserve, con 44 milioni di tonnellate, ed è anche il principale produttore mondiale, con 270mila tonnellate estratte nel 2024. Secondo l’U.S. Geological Survey – Mineral Commodity Summaries del 2025, al secondo posto quanto a riserve c’è l’Australia (25,7 milioni), seguita da Brasile (21), India (6,9), Thailandia (4,5), Russia (3,8), Vietnam (3,5), Stati Uniti (1,9), Groenlandia (1,5).

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