Tabacci: «L’Europa non ha più tempo da perdere»
Il ritardo sulla strategia energetica, l'inesistenza di una difesa comune, le falle sulla cybersecurity, il paradiso fiscale irlandese per i Tech Giants: per superare le contraddizioni, occorre andare verso una federazione L'articolo Tabacci: «L’Europa non ha più tempo da perdere» proviene da Economy Magazine.

«Il nuovo corso della politica americana, a partire dalla campagna dei dazi, ancor più della vicenda Lehman Brothers del 2008 e addirittura più del Covid, spinge l’Europa ad andare nella direzione giusta, dando corso alle chance di cui dispone e con grande serietà, non ha alternative»: è addirittura tranchant Bruno Tabacci, politico di lungo corso, esperto di economia e mercati finanziati, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Mario Draghi ed oggi deputato alla Camera per il Partito Democratico – Italia Democratica e progressista. «L’Europa – prosegue – non ha tempo da perdere, invece mi pare che continui a perderne e questo è il punto, che anche Draghi ha più e più volte sottolineato negli ultimi mesi richiamando le autorità dell’Unione alla concretezza».
Che ne pensa delle uscite di Trump?
Se pretende di riportare con i dazi la manifattura in America, dove c’è una disoccupazione fisiologica di appena il 4% ed è difficile trovare le persone disposte ad andare a lavorare, siamo fuori strada. D’altro canto, è nello stile di Trump, non c’è una strategia e siamo all’idea di una spallata che viene data perché lui si ritiene il numero uno del mondo… siamo in un disastro.
Peraltro, l’Europa paga anche per le sue contraddizioni, il ritardo sulla strategia energetica, l’inesistenza di un pensiero sulla difesa comune, le falle sulla cyber security, abbiamo costruito un paradiso fiscale che si chiama Dublino per i Tech Giants che vengono in Europa e pagano le tasse solo in Irlanda cioè niente…
Infatti, Mario Draghi col suo rapporto sulla competitività consegnato ormai vari mesi fa alla Commissione queste e altre criticità le ha già messe in bella stesura, collegandole esplicitamente anche al tema della difesa. Evidentemente l’Europa deve fare oggi quello che non è stata in grado di fare, deve passare per questa cruna molto stretta. Si deve andare verso un’Europa federale che ragioni come un solo Stato. Vorrei segnalare che nel G20 sono entrati delle ex-colonie di Paesi europei, dall’Indonesia e al Brasile erano colonie olandese, ma il Portogallo non è nel G20. La storia scorre, chi ci dice che tra 20 anni l’Italia o anche la Germania, singolarmente, possano essere ancora lì? Basta guardare le statistiche, i 475 milioni di europei non possono non stare insieme se vogliono essere protagonisti di un futuro nella loro politica mondiale, se no declinano.
Come valuta i miglioramento del rating italiano deciso un paio di settimane fa da S&P? Ora siamo a BBB+, con prospettive stabili! Siamo migliorati noi, o sono peggiorati tutti gli altri?
Certamente l’Italia dispone di una manifattura che è fuori discussione per forza produttiva, creatività e flessibilità. E comunque il governo ha capitalizzato sulla spinta che proveniva dal governo Draghi, Draghi è un leader stimato universalmente, basti vedere la foto su quel treno che andava verso Kiev, con Macron e Scholz per ricordarlo a chiunque.
Torniamo a Trump. Tornerà sui suoi passi?
Credo sia necessario che torni, direi, sulla Terra più che sui suoi passi, e modifichi la sua linea con scelte sensate, altrimenti manda in crisi l’America, non continui a scherzare prendendo in giro il mondo intero. Io penso che i 90 giorni di moratoria saranno usati da lui per tornare su una linea di razionalità. Lui sta testando sul campo senza filtri l’effetto di minacce senza precedenti, violente nei modi e nei tempi. Che però gli si stanno ritorcendo contro, perché indubbiamente un pezzo importante della società americana, che pure lo guardava con favore, oggi è spaventato. Però tutto questo potrebbe anche sortire qualche effetto. L’espressione volgare che ha usato a proposito dell’atteggiamento degli Stati Uniti verso l’America ci ricorda, sia pur in modo turpe, che la potenza americana c’è, e tutti abbiamo interesse a rimetterci d’accordo con Washington.
Intanto il dollaro si è indebolito…
E invece, con l’annuncio dei dazi, avrebbe dovuto rafforzarsi. Ma invece no, anche a causa delle preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico che sono emerse. C’è poco da fare il gradasso, insomma, anche per Trump. Anche i suoi sono andati in crisi, hanno perso soldi in molti casi. E molti elettori americani stanno pentendosi del voto espresso. Sono riusciti nel miracolo di trasformare l’immagine della Cina in quella di una forza tranquilla!
Quindi lei non individua un fondo di razionalità nella linea finora seguita dalla Casa Bianca?
L’unica che si può riscontrare è la scelta di predisporre difese, o se preferisce, innalzare barriere contro la Cina, ossia il vero problema nella testa di Trump e degli americani. Pensano ormai che la Cina possa batterli su parecchi fronti, tecnologia compresa. Ma se Washington vuol contrastare la Cina, se questa è la vera finalità, non è affatto detto che poi la Cina si faccia contrastare e basta, senza reagire o cercare altre alleanze.
Onorevole Tabacci, ma possiamo immaginare per il futuro dei nostri figli un mondo multipolare ma pacifico?
Mi auguro che sì, anche perché Trump, a lasciarlo fare, smonterebbe l’Europa. E non se ne capisce il perché. Se vuole contrastare o comunque arginare il pericolo cinese, perché contrastare anche l’Europa? Ci vuole un’Europa forte, che rafforzi anche le intese transatlantiche, non fare il contrario. L’idea di dividere gli europei e poi di giocarsi la partita a due con la Cina è un errore.
Torniamo e concludiamo sull’Italia: le nuove stime sul Pil di quest’anno lo vedono poco più che a zero.
Le rispondo riprendendo il ragionamento sul miglioramento del rating. La decisione di S&P è frutto della sana e robusta costituzione dell’economia italiana e della sua manifattura che sono ancora il nostro grande punto di forza. Certo, gli scossoni delle ultime settimane non aiutano, e sappiamo che tanti trimestri di produzione industriale si sono susseguiti in segno sempre negativo ed anche l’occupazione, pur migliorata, è rimasta di carattere economico povero. Quindi i nostri problemi ci sono tutti. Eppure, resto moderatamente ottimista: se tiene il quadro generale, anche l’Italia andrà bene. Per questo l’Europa è fondamentale, per questo non abbiamo bisogno di euro scettici. Il governo italiano deve essere a fianco dell’Europa, andare nella direzione opposta sarebbe autolesionistico.
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