Strage di Monreale, i padri dei due cugini uccisi: “Non riusciremo ad andare avanti. Vogliamo giustizia”

A rompere il silenzio è il grido di dolore dei genitori di Andrea Miceli (26 anni) e di Salvo Turno (23 anni). I compagni della squadra di calcio: “Non lo spegni il sole se gli spari”

Apr 28, 2025 - 15:30
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Strage di Monreale, i padri dei due cugini uccisi: “Non riusciremo ad andare avanti. Vogliamo giustizia”

Palermo, 28 aprile 2025 – "Non so se riuscirò ad andare avanti”. È il grido di dolore del padre di Salvo Turdo, il 23enne ucciso nella sparatoria di Monreale mentre cercava di scappare col cugino Andrea Miceli, freddato anche lui da uno dei proiettili sparati sulla folla ad altezza uomo da una bambina di cinque giovani palermitani.

Stanotte è stato arrestato il 19enne Salvatore Calvaruso, del quartiere Zen di Palermo, gli inquirenti cercano gli altri quattro complici che sabato notte erano con lui vicino al Pub 365, nel centro storico di Monreale. 

A rompere il silenzio i genitori dei due cugini morti: il 26enne Andrea Miceli, che era riuscito a mettere in salvo la fidanzata ed è tornato sul posto ad aiutare Salvatore Turdo, di tre anni più giovane. La terza vittima della strage è il loro amico Massimo Pirozzo, 26 anni. 

I due papà: “Vogliamo giustizia”

"Faccio fatica a credere che sia accaduto. Penso sia un incubo ma poi mi rendo conto che è tutto vero. Che Salvo non c'è più. Come farò senza si lui?". Non fa che piangere, il padre di Salvo Turdo, 23 anni, una delle tre vittime della sparatoria di sabato notte a Monreale. Abbracciato ai suoi amici e ai parenti, il padre di una delle tre vittime, ricorda anche il nipote, Andrea Miceli, altra vittima.

Miceli e Turdo erano cugini, in quanto figli di due sorelle. “Hanno distrutto due famiglie – continua a dire tra le lacrime – per me la vita non ha più senso". A terra, nel cortile di casa, gli amici hanno lasciato dei fiori e dei pensieri per le vittime. Accanto a Turdo c'è anche Giacomo Miceli, il cognato e padre di Andrea Miceli. "Vogliamo giustizia. Giustizia vera", dicono all'unisono.

Le famiglie dei due cugini sono riuniti a casa per darsi forza a vicenda. “Queste non sono persone, non hanno sangue nelle vene", afferma Giacomo Miceli. Andrea prima di finire sotto i colpi, ha tentato salvare il cugino e aveva fatto allontanare la fidanzata: "Era un ragazzo solare, amato da tutti, responsabile e la sua grande passione era il calcio. O fanno giustizia o me la faccio io", dice nella disperazione.

"Non si può descrivere il dolore che proviamo, non si può descrivere", aggiunge l'altro papà, "mio figlio lavorava e il sabato usciva solo per divertirsi e purtroppo hanno incontrato ragazzi che erano li’ solo con l'intenzione di uccidere. Non so se ora riusciremo ad andare avanti...".

 Il dolore è inconsolabile. I compagni della squadra di calcio di Andrea hanno appeso uno striscione a un balcone che si affaccia sulla piazza dell'eccidio: "Non lo spegni il sole se gli spari".

"Uccisi nel tentativo di salvarsi"

"Mi hanno chiamato di notte, girava voce di un fatto in piazza, ma all'inizio non ci ho dato peso - racconta - Poi altre telefonate che dicevano: Andrea è in ospedale. Con mia moglie e gli altri due figli siamo corsi al Civico, ma non c'era più nulla da fare".

Gli amici di Andrea gli hanno raccontato che "si è comportato come un eroe". E continua il racconto. “Quando mi hanno raccontato cosa ha fatto sono scoppiato in lacrime. Andrea ha preso la sua ragazza e l'ha portata al sicuro, poi è tornato a salvare suo cugino Salvatore dalla ferocia di quel branco. Sono stati uccisi mentre tentavano di aiutarsi a vicenda. Erano così i nostri ragazzi, così li abbiamo educati".

Periferie abbandonate

"Non sono tutti delinquenti allo Zen, ma se molti vengono da lì forse un problema c'è", conclude l'uomo. “Le morti di mio figlio, di mio nipote e del loro amico sono anche colpa di uno Stato che non ha mai voluto risolvere il problema delle periferie abbandonate da decenni. Andrea era un uomo di 26 anni, non un giovane, capace di prendersi le sue responsabilità. Lavorava con me ed era entusiasta di costruirsi il suo futuro. Una persona generosa, con un senso fortissimo di famiglia, con la stessa fidanzata da anni, una roccia a cui appoggiarsi. Su cui da oggi non potrò più contare".