Stop al gas russo, l’Ue ora fa sul serio: ecco il piano per azzerare le importazioni entro il 2027

La Commissione Ue annuncia nuove proposte di legge: i governi dovranno presentare piani nazionali entro fine anno. Per Ungheria e Slovacchia scatta lo stop anche al petrolio russo L'articolo Stop al gas russo, l’Ue ora fa sul serio: ecco il piano per azzerare le importazioni entro il 2027 proviene da Open.

Mag 6, 2025 - 17:13
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Stop al gas russo, l’Ue ora fa sul serio: ecco il piano per azzerare le importazioni entro il 2027

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A prescindere da come finirà la guerra in Ucraina, l’Unione europea ha tutta l’intenzione di tagliare gli ultimi legami energetici che ancora la legano alla Russia. La Commissione europea ha svelato la propria strategia per affrancarsi una volta per tutte dai combustibili fossili di Mosca e che dovrebbe portare entro il 2027 a un divieto di tutte le importazioni di gas – sia via tubo che liquido – entro il 2027. In realtà, la roadmap presentata oggi a Bruxelles è una comunicazione non vincolante, che apre dunque alla possibilità che alcuni Stati membri – per esempio la Slovacchia di Robert Fico, tra i leader europei ideologicamente più vicini a Vladimir Putin – non cambino di una virgola le proprie forniture energetiche.

Piani nazionali entro fine anno

Per ovviare a questo problema, il commissario europeo all’Energia, il danese Dan Jorgensen, ha annunciato che a giugno arriverà una proposta legislativa vera e propria per vincolare gli Stati membri a presentare «entro fine anno» piani nazionali per «pianificare e monitorare l’eliminazione» delle importazioni da Mosca. Questi documenti dovranno contenere il volume delle importazioni di gas russo nell’ambito dei contratti esistenti, un calendario con le tappe per arrivare al 2027 e le opzioni di diversificazione per sostituire il gas russo. Sempre per il prossimo mese è attesa un’altra proposta legislativa della Commissione Ue per rafforzare trasparenza, monitoraggio e tracciabilità del gas russo da parte delle aziende nelle importazioni dei Ventisette. «La guerra in Ucraina ha brutalmente messo in luce i rischi del ricatto, della coercizione economica e degli shock dei prezzi. È ora che l’Europa tagli completamente i legami energetici con un fornitore inaffidabile», ha scandito la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Per Ungheria e Slovacchia stop anche al petrolio

A Ungheria e Slovacchia, i due Paesi Ue più dipendenti da Mosca, Bruxelles chiederà di mettere a punto un piano per azzerare non solo le importazioni di gas, ma anche quelle di petrolio. Budapest e Bratislava godono infatti, insieme alla Repubblica Ceca, di alcune deroghe dal sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che ha vietato le importazioni via mare di greggio russo da dicembre 2022 e di prodotti petroliferi raffinati da febbraio 2023. Nella roadmap pubblicata oggi dalla Commissione Ue si ricorda che nel 2022 il petrolio russo rappresentava il 27% delle importazioni Ue, mentre oggi è crollato al 3%.

Le opzioni per rescindere i contratti con Mosca

Nel documento pubblicato oggi, la Commissione europea indica anche una serie di opzioni legali pensate per aiutare le aziende europee a rescindere i contratti in essere con la Russia e il suo colosso energetico Gazprom. Tra gli escamotage suggeriti da Bruxelles ci sono la possibilità di invocare la «forza maggiore» per giustificare la rottura dei termini contrattuali senza incorrere in penali oppure l’introduzione di misure volte a impedire la firma di nuovi contratti. Si tratta di soluzioni pensate per superare i vincoli presenti negli attuali contratti con Gazprom, che spesso includono clausole vincolanti ribattezzate «take or pay», che obbligano le aziende a pagare fino al 95% dei volumi concordati anche in caso di rifiuto delle forniture energetiche.

Com’è andata finora con il piano RePowerEu

A maggio del 2022, pochi mesi dopo l’invasione russa in Ucraina, la Commissione europea ha lanciato il piano REPowerEU con l’obiettivo di tagliare drasticamente la dipendenza energetica da Mosca. Prima della guerra, la Russia forniva circa il 45% del gas importato dai Paesi Ue. Una quota che, secondo i dati forniti da Bruxelles, scenderà sotto il 13% nel 2025, rimpiazzata grazie alla transizione verso le rinnovabili, al risparmio energetico e all’aumento di importazione di Gnl da fornitori alternativi, primi su tutti Stati Uniti, Norvegia e Qatar. Pur facendo crollare le importazioni da Mosca, il piano della Commissione europea non è stato esente da effetti collaterali (per esempio l’impennata dei prezzi del metano in tutta Europa) e contraddizioni (come l’aumento delle importazioni di Gnl da Mosca). Nel 2024, la quota di Gnl russo è aumentata del 5,5% rispetto all’anno precedente e Mosca è stato il secondo fornitore di gas liquefatto dell’Ue ((17,5%, dopo il 45,3% degli Stati Uniti). In seguito all’avvio dei negoziati di pace tra Mosca e Kiev, alcuni governi europei – tra cui quello italiano – hanno provato a suggerire un ritorno al gas a basso costo da Mosca. Una soluzione che la Commissione europea, almeno a giudicare dalla roadmap svelata oggi, non sembra avere alcuna intenzione di adottare.

Foto copertina: Dreamstime/Michal Bednarek

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