Stipendio insoddisfacente. E non solo per i soldi

INSODDISFATTI del proprio stipendio. E non solo per una questione di soldi. É l’identikit dei lavoratori italiani tracciato dall’Osservatorio JobPricing,...

Mag 5, 2025 - 06:14
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Stipendio insoddisfacente. E non solo per i soldi

INSODDISFATTI del proprio stipendio. E non solo per una questione di soldi. É l’identikit dei lavoratori italiani tracciato dall’Osservatorio JobPricing, che analizza il rapporto tra retribuzione, motivazione e soddisfazione, mettendo in luce i fattori che influenzano la scelta, la permanenza o il cambiamento del posto di lavoro. Il dato più evidente è l’insoddisfazione diffusa: l’indice medio di soddisfazione retributiva si attesta a 4,2 su 10, al di sotto della sufficienza. Solo il 4,1% si dichiara molto soddisfatto, mentre oltre il 60% esprime un giudizio negativo. Tuttavia, l’indice è cresciuto negli ultimi due anni, passando da 3,8 del 2022, a 4,0 del 2023, all’attuale 4,2, in correlazione con l’aumento medio delle retribuzioni in Italia rilevato negli ultimi due anni. Il report va oltre il solo salario fisso, analizzando anche benefit, welfare, premi, flessibilità, formazione e altri elementi intangibili che influenzano il benessere delle persone. E proprio questi aspetti si confermano determinanti: la soddisfazione cresce in presenza di pacchetti retributivi articolati, dove la componente non retributiva incide positivamente sul giudizio complessivo. Gli indici peggiori sono legati alla fiducia nei sistemi di riconoscimento del merito: il punteggio sulla meritocrazia è il più basso in assoluto (3,4), seguito da ‘’fiducia e comprensione’’ (3,6) e ‘’performance e retribuzione’’ (4,0). Le persone che percepiscono solo una retribuzione fissa sono le meno soddisfatte in ogni ambito.

Ma cosa conta davvero per scegliere, cambiare o restare in azienda? Se la retribuzione fissa è il primo fattore nella scelta di un nuovo lavoro, a trattenere le persone in azienda sono soprattutto le relazioni interpersonali, la flessibilità oraria e lo smart working. Gli elementi intangibili, spesso sottovalutati, pesano molto sul senso di soddisfazione e sull’engagement. Un quarto degli intervistati ha cambiato lavoro negli ultimi due anni e il 54% di questi si dichiara oggi più soddisfatto. Allo stesso tempo, due lavoratori su tre hanno intenzione di cambiare nel 2025, a dimostrazione di un malessere diffuso che va affrontato con politiche Hr più attente e inclusive. Le donne si dichiarano più insoddisfatte rispetto agli uomini in tutte le dimensioni analizzate: il divario è particolarmente evidente su equità, meritocrazia, performance e retribuzione.

"La ricerca – commenta Matteo Gallina (nella foto a sinistra), responsabile Osservatorio JobPricing – indica come sia necessario superare il modello retributivo tradizionale e investire su un sistema coerente di Total Reward, trasparente e costruito sulla valorizzazione delle persone. Le aziende che nel tempo hanno dato vita a sistemi di riconoscimenti più articolati, valorizzati e comunicati adeguatamente, sono state in condizione di aumentare la soddisfazione delle proprie persone e l’engagement aziendale".

"La necessità da parte delle aziende di lavorare sulle politiche di reward, a beneficio delle proprie persone, oggi è ancora più impellente – aggiunge Elisa Todisco (nella foto a destra), Junior Consultant Osservatorio JobPricing – Ciò in virtù della Direttiva Ue 970/2023, che entrerà in vigore nel giugno 2026 con l’obiettivo di rendere trasparenti alla popolazione aziendale le logiche di determinazione degli stipendi e promuovere trattamenti retributivi più equi".