Stan Wawrinka torna sul caso Sinner: “Si è perso di credibilità, tutto si riduce ad avere un avvocato bravo”
Stan Wawrinka ci va ancora giù duro. Il tennista svizzero era stato tra i più critici dopo la pubblicazione delle due positività al Clostebol di Jannik Sinner. La gestione della vicenda legata al n.1 del mondo e l’iter processuale sono stati fortemente criticati dal tennista svizzero che, come anche altri, ha puntato il dito sulla […]

Stan Wawrinka ci va ancora giù duro. Il tennista svizzero era stato tra i più critici dopo la pubblicazione delle due positività al Clostebol di Jannik Sinner. La gestione della vicenda legata al n.1 del mondo e l’iter processuale sono stati fortemente criticati dal tennista svizzero che, come anche altri, ha puntato il dito sulla disparità di trattamento e anche sulla comunicazione.
Ne ha parlato il rossocrociato in un’intervista concessa a Frédéric Verdier di Eurosport Francia a margine del Masters1000 di Montecarlo. I temi trattati sono stati diversi, legati soprattutto alla sua lunghissima carriera, ma si è battuto il tasto anche sull’argomento citato.
“Cosa c’è di sbagliato nel caso Sinner? Mah, il modo in cui è stato gestito, la comunicazione. Il fatto che non si sia saputo qualcosa fin dall’inizio. In questo modo si toglie credibilità a quello che succede. L’abbiamo visto nei casi negli ultimi anni. Alcuni sono stati sospesi due anni perché si sono dimenticati di comunicare esattamente un indirizzo…“, ha affermato Wawrinka, in riferimento alle sanzioni dei cosiddetti “whereabouts” (l’obbligo di fornire le informazioni sulla propria reperibilità).
“Si è gestita la cosa in un modo che secondo me fa del male al tennis molto semplicemente, perché alla fine ci si chiede quale sia la battaglia che si sta cercando di vincere. Se si cercano davvero i giocatori positivi o alla fine si riduce tutto ad avere un avvocato bravo che ti fa uscire nel miglior modo possibile“, ha aggiunto.
Argomentazioni però che possono essere confutate dall’effettiva conoscenza delle norme, rispettate alla lettera nel caso del n.1 del mondo, relativamente alla revoca della sospensione provvisoria e alla mancata comunicazione della positività per un procedimento ancora in corso, come spiegato più volte dall’ITIA. Senza contare che nella vicenda di doping non si è mai parlato, ma il tema è stato quello della “responsabilità oggettiva“.