Soffiate, protezioni e favori per al clan della 167 in cambio di soldi, arrestato ex comandante dei carabinieri

Giuseppe Improta lavorava dal 2021 alla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Napoli. Il gip: "Il suo ruolo garantisce la possibilità di conoscere notizie riservatissime" L'articolo Soffiate, protezioni e favori per al clan della 167 in cambio di soldi, arrestato ex comandante dei carabinieri proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 18, 2025 - 20:20
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Soffiate, protezioni e favori per al clan della 167 in cambio di soldi, arrestato ex comandante dei carabinieri

Lavorava dal 2021 alla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Napoli Giuseppe Improta, l’ex comandante dei carabinieri della tenenza di Arzano (Napoli) arrestato con l’accusa di essere stato al soldo del clan della 167, articolazione arzanese della cosca degli Amato/Pagano, i cosiddetti Scissionisti. Improta avrebbe ricevuto per anni soldi e anche pezzi di ricambio di auto in cambio di soffiate, protezioni e piccoli e grandi favori, per tenere i Monfregolo e i Cristiano al riparo dalle indagini dell’anticamorra di Napoli, avvertendoli della presenza di telecamere nei pressi delle loro abitazioni e degli arresti in arrivo. E così Pasquale Cristiano e Domenico Russo nel 2018 si resero uccelli di bosco, dopo aver ripulito gli appartamenti e i dvr (dgital video recorder) della videosorveglianza. Mille euro al mese, questo lo ‘stipendio’ concordato, oltre agli extra di duemila o tremila euro a botta a seconda del favore del momento, come quello di aver redatto una relazione di buona condotta in favore di Pasquale Cristiano per far revocare la sorveglianza speciale.

Qualcosa emerse in indagini vecchie, intercettazioni del 2019, poi confluite nell’ordinanza chiesta dalla Dda di Napoli guidata da Nicola Gratteri e firmata dalla giudice per le indagini preliminari Carla Sarno. Il reggente del clan Mariano Monfregolo parla così di Improta mentre è in Panda con tre sodali. “Dico è quando ti pigliavi il 1000 euro tutto apposto? … spero a dio che stanno le cimici qua dentro… , quando ti pigliavi il 1000 euro non era apposto?. . lo specchietto della 500 .. che ti ho comprato dove è andato a finire ? 110 euro. .. 170. .. ti chiamavo”.

In effetti le cimici ci stavano davvero. Ma resteranno chiacchiere senza riscontri, tutto archiviato. I riscontri arrivano soltanto tre anni dopo, il 2022. È l’anno dell’arresto di Pietro e Pasquale Cristiano, che quasi subito iniziano a collaborare con la giustizia. E raccontano cose che riaprono il fascicolo su Improta. “Ho avuto rapporti con un maresciallo della caserma dei Carabinieri di Arzano, al quale ho fatto molti regali – dice Pietro Cristiano – e che mi ha detto anche quando dovevano arrestarmi, mi ha addirittura detto il nome della dott.ssa Marra (pm di Napoli, ndr) che voleva arrestarci ma nessun giudice voleva firmare… Improta mi mandò l'”imbasciata ” attraverso una sua persona di fiducia”. E poi chiarisce cosa intendeva alla parola “regali”: “somme di denaro”, consegnate in un bar o in una pompa di benzina.

Il figlio, Pasquale Cristiano, aggiunge: “I rapporti con Improta li aveva mio padre tramite un tale Aldo. Aldo diceva che il maresciallo Improta rispettava mio padre e a volte diceva che dovevano fare delle perquisizioni delle quali non dovevamo preoccuparci”. Poi spiega le ragioni personali per le quali il carabiniere aveva continuamente bisogno di soldi. È Pasquale che disvela l’episodio di come ottenne la revoca della sorveglianza speciale. “(Improta) mi fece discorsi strani sulle difficoltà che avevano affrontato lui e la sua famiglia, prese un foglio, disse “questa è la notifica ed è un piacere che ti sto facendo perché mi assumo la responsabilità di dire che sei un bravo ragazzo” (…) “non ti dimenticare di Aldo ” e fece con le dita il gesto per indicare il numero due”. E i soldi furono consegnati ad Aldo poco dopo, per farli arrivare al carabiniere.

Il camorrista e il comandante nei loro incontri discutevano anche di politica locale e di qualche appalto. “Si lamentò delle elezioni perché lui portava De Mare e io portavo De Rosa, anche se poi ha vinto Fiorella (Fiorella Esposito, sindaco di Arzano in quegli anni, ndr) e vi posso dire che ha vinto da sola senza sostegno…Dietro la 167 c ‘è un’isola ecologica e il maresciallo Improta informò mio padre che si potevano dare posti di lavoro e, quindi, era anche al corrente degli appalti e dei lavori ad Arzano”. Secondo il gip i Cristiano padre e figlio hanno reso “dichiarazioni circostanziate, precise e attendibili”. Dunque sono attendibili. “Hanno aiutato l’autorità giudiziaria a disvelare l’organigramma e il funzionamento del “clan della 167 di Arzano“, e nel 2024, in un processo per estorsioni aggravate dal metodo mafioso ad Arzano, sono state emesse condanne “fondate anche sul contributo essenziale delle dichiarazioni rese dai Cristiano”.

Quanto ad Improta, le accuse che lo hanno condotto in carcere riguardano fatti compiuti quando era comandante dei carabinieri di Arzano. Ora però lavora in Dia, circostanza che secondo il gip rende ancora più urgente la necessità di arrestarlo, per evitare che possa inquinare le prove: “Il ruolo dallo stesso attualmente ricoperto alla Dia garantisce la possibilità di accedere alle banche dati riservate, a conoscere notizie riservatissime, a garantire l’impunità ai suoi protetti”.

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