Maggioranza inquieta, Tajani e lo scontro con la Lega: “Noi non siamo quaquaraquà”

Sale la tensione dopo gli attacchi del sottosegretario del Carroccio Durigon. Schlein (Pd): “In qualsiasi Paese si sarebbe già aperta una crisi di governo”

Mar 24, 2025 - 01:37
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Maggioranza inquieta, Tajani e lo scontro con la Lega: “Noi non siamo quaquaraquà”

Roma, 24 marzo 2025 –  È guerra aperta, ormai, tra Lega e Forza Italia sulla politica estera del governo. Ieri, il Carroccio, per voce di Claudio Durigon, ha continuato a cannoneggiare il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e nonostante la presa di posizione del capo della Farnesina contro l’altro vicepremier Matteo Salvini, il fuoco di fila non si ferma. Il che fa parlare le opposizioni d vera e propria “sfiducia” nei confronti di Tajani: “Il governo non sta in piedi”, dicono Pd e Avs.

Antonio Tajani e Matteo Salvini
BOLOGNA. Incontro elettorale a sostegno della candidatura di Elena Ugolini alla presidenza della Regione. Presenti il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini, il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, leader nazionali e locali dei partiti della coalizione di centrodestra, Elena Ugolini.

La questione è sempre la stessa: i distinguo di Salvini sulla politica estera, in particolare sulla pace in Ucraina, e il suo tentativo di accreditarsi con Donald Trump che venerdì aveva già irritato la presidente del Consiglio; la sua telefonata con il vicepresidente Usa JD Vance non è andata giù a Palazzo Chigi e men che meno a Tajani che sabato era stato fermo nel sottolineare come la politica estera sia affare suo e di Giorgia Meloni. Poi ieri è arrivato Durigon: “Salvini ha tutto il diritto di parlare con JD Vance. Anzi, è un’arma in più per il governo se Matteo dialoga con l’amministrazione Usa”, ha ribattuto vicesegretario nazionale della Lega e sottosegretario al Lavoro.

Arrivando a mettere nel mirino direttamente il ministro degli Esteri: “È in una posizione un po’ difficile, visto che è un sostenitore di von der Leyen e del suo piano di riarmo. Sappiamo tutti che von der Leyen non ha grandi rapporti con l’amministrazione americana, il suo ReArm Eu sembra anzi una sfida agli Usa, in questa fase. Per questo credo che sia utile se si facesse aiutare”, è stato il suo attacco con tanto di distinguo anche sulla possibilità, valutata dal ministro della Difesa Guido Crosetto, di una partecipazione italiana alla missione internazionale in Ucraina. “Tutti hanno bisogno di farsi aiutare, anche io. Ma non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori”, la prima replica di Tajani che aveva avuto anche il sostegno indiretto di Manfred Weber, presidente dei popolari europei.

Poi, in serata, spinto dai suoi a mostrare un po’ più di muscoli, ha replicato: “A volte ci attaccano anche aspramente, non ragioniam di loro ma guarda e passa; pensavano che ci saremmo sciolti come neve al sole, di poter saccheggiare i nostri pascoli, ma abbiamo difeso le nostre pecorelle”, ha aggiunto. “I risultati che abbiamo ottenuto ci dicono che le nostre basi sono costruite sul cemento armato. Forza Italia non è un partito populista, di quaquaraquà. Noi preferiamo lavorare e non strillare”.


Parole lette a senso unico dalle minoranze: “La Lega sfiducia il ministro degli Esteri dopo che qualche giorno fa aveva già commissariato Meloni dicendo che non aveva mandato per andare ad approvare le proposte di riarmo a Bruxelles. In qualsiasi Paese questo avrebbe già aperto una crisi di governo – ha attaccato la leader del Pd Elly Schlein – è chiaro che il governo non sta più in piedi, che non si può occupare dei problemi degli italiani”. A farle eco il verde Angelo Bonelli: “La crisi di governo è evidente”. Ma per Tajani le cose non stanno così: “Poverini… si illudono”, ha replicato il ministro. “Le opposizioni stiano tranquille, il governo andrà avanti. Finché c’è Forza Italia al governo le cose andranno bene”.