Siri in alto mare, l’assistente con Apple Intelligence è stato rinviato ancora. Al 2026
Mentre Google e Samsung hanno già integrato l'intelligenza artificiale nei loro dispositivi e persino Amazon ha ormai alzato il velo sulla propria Alexa Plus, ancora non si vede la Siri potenziata dai nuovi algoritmi. Tutto posticipato al prossimo anno. E dentro Apple starebbe montando l'insoddisfazione per come è organizzata la divisione al lavoro sull'AI

Mentre Google e Samsung hanno già integrato l’intelligenza artificiale nei loro dispositivi e persino Amazon ha ormai alzato il velo sulla propria Alexa Plus, ancora non si vede la Siri potenziata dai nuovi algoritmi. Tutto posticipato al prossimo anno. E dentro Apple starebbe montando l’insoddisfazione per come è organizzata la divisione al lavoro sull’AI
Finora erano due i marchi che, pur avendo presidiato con successo il settore degli assistenti virtuali, avevano clamorosamente mancato le opportunità del potenziamento dei loro chatbot ora che è stata sguinzagliata l’Intelligenza artificiale: Amazon e Apple. Il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos, però, è riuscito a salire sul treno in corsa, svelando al mondo pochi giorni fa la sua nuova Alexa Plus. Cupertino, di contro, è in gravi difficoltà. Lo si era intuito da tempo e ora è la stessa Apple ad ammetterlo, annunciando che per la prossima Siri bisognerà attendere il 2026.
APPLE CALCIA SIRI LONTANO
Si spengono così le speranze dell’utenza della Mela morsicata che attendeva la nuova Siri da parecchio e sperava di poterla vedere all’opera al pieno delle proprie – inedite – potenzialità nel corso del 2025.
” Negli ultimi sei mesi – ha dichiarato Apple nel tentativo di bloccare le numerose speculazioni di stampa sui ritardi della divisione R&D -, abbiamo reso Siri più conversazionale, introdotto nuove funzionalità come ‘scrivi a Siri’ e una maggiore conoscenza dei prodotti, oltre a un’integrazione con ChatGPT. Stiamo anche lavorando a una versione più personalizzata di Siri, dotandola di una maggiore consapevolezza del contesto personale e della capacità di agire all’interno e tra le applicazioni. Ci vorrà più tempo del previsto – comunicano in modo ferale da Cupertino – per offrire queste funzionalità e prevediamo di rilasciarle nel corso del prossimo anno”.
TANTI RITARDI E MOLTEPLICI RINVII
Inizialmente prevista con l’aggiornamento iOS 18.4 in arrivo ad aprile, era ormai chiaro che la Siri potenziata dall’Ai non sarebbe arrivata prima di maggio con iOS 18.5. Ma l’annuncio di Apple ora spegne ogni entusiasmo. Non estingue invece il proliferare di ricostruzioni giornalistiche: secondo quanto riportato da Bloomberg, Craig Federighi, responsabile del software, non sarebbe stato affatto rimasto impressionato dalle nuove capacità di Siri durante i test interni.
Ritirato così in fretta e furia e pure un po’ maldestramente uno spot sulle nuove funzionalità dell’assistente digitale e posticipato di conseguenza l’intero progetto sulla smart home che avrebbe dovuto avere il proprio perno sulle abilità della nuova Siri, controllabile attraverso una sorta di iPad quadrato dal diametro di 6 pollici.
UNA CRISI INTERNA?
Già in passato diversi ingegneri al lavoro sul progetto, rimasti anonimi ma considerati attendibili, avevano comunicato alla stampa che i lavori stessero procedendo a rilento a causa dell’alto numero di abbagli dell’algoritmo durante le revisioni interne. La mancanza di progressi avrebbe persino spinto alcuni dipendenti – riporta Bloomberg – a richiedere a Tim Cook a necessità di un cambiamento nella leadership della divisione Ai, già affiancata anche da Kim Vorrath, esperta nello sviluppo software, proprio per superare le problematiche tecniche. Sarebbe ormai evidente che l’attuale assetto non sarà in grado di produrre qualcosa di commercializzabile in tempi utili.
Il fatto che l’azienda, dopo gli innumerevoli rinvii, abbia scelto di rimandare tutto “sine die” preoccupa più di un osservatore, specie dal momento che Tim Cook si è ufficialmente impegnato con Donald Trump per un piano da 500 miliardi di dollari che prevederà la creazione di 20mila posti di lavoro. Un esborso simile rischia di lasciare a secco reparti cruciali nella strategia software dell’ultimo periodo.