Ecco come i mercati scrutano Cina, Usa, Ue e Germania

Le economie di Usa, Ue, Cina e Germania sotto i riflettori dei mercati. Il punto di Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR

Mar 16, 2025 - 08:27
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Ecco come i mercati scrutano Cina, Usa, Ue e Germania

Le economie di Usa, Ue, Cina e Germania sotto i riflettori dei mercati. Il punto di Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR

Le prospettive sulla guerra in Ucraina e le notizie sui dazi continuano a influenzare i mercati finanziari. I ripetuti dietrofront, con annunci e smentite da parte di Trump, hanno generato volatilità e inversioni di tendenza repentine.

La dichiarazione del futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz a favore di un fondo infrastrutturale e di ingenti investimenti nella difesa ha innescato vendite massicce sui titoli governativi dell’area euro, provocando un conseguente sell-off delle obbligazioni corporate.

Il crescente timore di un rallentamento economico negli Stati Uniti, contrapposto a un maggiore ottimismo sulla crescita nell’eurozona, ha spinto il dollaro in forte calo, con una perdita di circa il 5% la scorsa settimana.

Il dato sull’occupazione di febbraio negli Stati Uniti non ha modificato la percezione degli investitori di un’economia in rallentamento. In seguito, Powell ha rassicurato i mercati dichiarando che la crescita resta solida. Gli operatori hanno continuato a ruotare l’esposizione al rischio verso i mercati orientati a politiche fiscali espansive, contribuendo alla sovraperformance di Europa e Cina. Questa settimana, l’attenzione sarà sull’inflazione americana, con la pubblicazione dei dati di febbraio.

Dalla Cina arrivano conferme su nuove misure a supporto dei consumi e dell’innovazione tecnologica per sostenere la crescita.

Al Congresso Nazionale del Popolo, il premier Li Qiang conferma il target di crescita economica intorno al 5% per il terzo anno consecutivo, in linea con le aspettative. Il tetto al deficit di bilancio è stato fissato al 4% del PIL, il livello più alto degli ultimi trent’anni, per garantire un adeguato stimolo in una fase delicata. Come previsto, l’inflazione obiettivo è stata abbassata al 2% dal precedente 3%, segnalando il persistere di pressioni deflazionistiche, confermato dal dato di febbraio di -0,7% anno su anno, pubblicato domenica. La spesa per la difesa crescerà di circa il 7,2%, in linea con lo scorso anno. La credibilità delle misure annunciate sarà cruciale, poiché la Cina si avvicina al periodo più lungo di deflazione dagli anni Sessanta. Il settore immobiliare resta debole, i consumi stagnano e le tensioni commerciali con gli Stati Uniti continuano a pesare.

Il Caixin Composite PMI di febbraio è salito a 51,5 (da 51,1), mentre il PMI servizi è aumentato a 51,4 (da 51,0), segnalando un miglioramento nel settore dei servizi e manifatturiero. Tuttavia, l’incertezza globale e il crescente protezionismo potrebbero frenare la ripresa. Il governo punta a rilanciare i consumi attraverso misure dirette ai cittadini e il finanziamento di infrastrutture e di settori chiave tramite l’emissione di obbligazioni speciali. Il premier Li Qiang ha sottolineato la necessità di stimoli per contrastare deflazione e crisi immobiliare. Il deficit sarà finanziato con l’emissione di 1.300 miliardi di yuan in obbligazioni sovrane speciali, di cui 300 miliardi destinati a sovvenzioni sui consumi, raddoppiando gli aiuti del 2024.

Durante la conferenza congiunta, il governatore della PBOC Pan Gongsheng ha ribadito che la politica monetaria rimarrà accomodante, con interventi mirati per sostenere la crescita. Ha confermato riduzioni selettive dei tassi di interesse e del coefficiente di riserva obbligatoria (RRR), bilanciando queste misure con la necessità di stabilità valutaria. Ha inoltre evidenziato il sostegno all’innovazione tecnologica. Sul fronte commerciale, il ministro Wang Wentao ha ribadito che la Cina risponderà a eventuali nuove misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti.

Pechino sembrava mantenere un approccio più diplomatico nei confronti di Washington, evitando lo scontro diretto. Tuttavia, le dichiarazioni del ministro degli Esteri Wang Yi venerdì, segnano un netto cambio di tono. Wang ha attaccato Donald Trump, accusandolo di ipocrisia nei rapporti bilaterali e criticando la politica dei dazi. Ha difeso le misure adottate dalla Cina per limitare il traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti, sostenendo che il presidente sta strumentalizzando la questione per aumentare la pressione su Pechino. Resta da capire se si tratti di un vero cambio di passo nella strategia cinese o di un’azione estemporanea per testare la reazione di Washington.

Alibaba, dopo l’intenso movimento di recupero iniziato a gennaio, ha messo a segno un ulteriore rialzo grazie al lancio del suo nuovo modello di Intelligenza Artificiale, che promette prestazioni pari a DeepSeek con solo il 5% dei dati richiesti. Intanto, il core business mostra segnali di miglioramento e potrà beneficiare della spinta del Governo a sostenere i consumi. Gli investitori iniziano anche a riconoscere il valore aggiunto che l’intelligenza artificiale apporterà al cloud computing, rafforzandone le prospettive.

La Bce ha tagliato i tassi di interesse per la sesta volta da giugno, riducendo il tasso di deposito di 25 punti base al 2,5%. Tuttavia, ha segnalato che il ciclo di allentamento potrebbe avvicinarsi alla fine, affermando che i tassi stanno “diventando significativamente meno restrittivi” in un contesto di inflazione in calo ma ancora elevata. Le nuove previsioni indicano che l’obiettivo del 2% sarà raggiunto solo nel 2026, anziché quest’anno. La presidente Christine Lagarde ha sottolineato che la politica monetaria adotterà un approccio più graduale e dipendente dai fondamentali. Ha anche evidenziato i rischi legati alle tensioni geopolitiche e alla politica commerciale degli Stati Uniti, riconoscendo che l’incertezza pesa su esportazioni e investimenti. La Bce ha rivisto al rialzo le stime di inflazione per il 2025 (2,3% dal precedente 2,1%) e ha abbassato la previsione di crescita del Pil (0,9% da 1,1%). L’inflazione interna resta elevata, ma i salari mostrano segnali di moderazione e i profitti stanno assorbendo parte della pressione sui prezzi. In sintesi, Lagarde ha ribadito che la Bce manterrà un atteggiamento prudente, bilanciando il rischio di dazi USA con la necessità di sostenere la crescita, in un’Europa che si prepara ad aumentare la spesa per la difesa.

La volontà della Germania di escludere la spesa per la difesa dai vincoli di bilancio, insieme alla spinta dell’Ue per rivedere le regole fiscali, sta modificando le previsioni macro delle case di investimento. Questo nuovo quadro, unito al fondo straordinario per le infrastrutture, rappresenta una svolta significativa per l’economia tedesca e per l’Europa. Il nuovo governo tedesco potrebbe agire con rapidità e decisione, riducendo l’incertezza politica della precedente coalizione. Il pacchetto di spesa ha proporzioni storiche: il moltiplicatore economico della difesa potrebbe essere più contenuto, dato che l’Ue importa il 60% del proprio fabbisogno, mentre quello delle infrastrutture è più elevato e destinato a crescere nel tempo. La Germania trarrebbe vantaggio da una risoluzione del conflitto in Ucraina, soprattutto sul fronte dei costi energetici. Se i piani di spesa aggiuntiva (1% del Pil annuo) verranno attuati, il Pil dell’Eurozona potrebbe aumentare di 0,2 punti percentuali nel 2026 e di 0,5-0,7 punti tra il 2028 e il 2029. Questo scenario avrebbe un impatto positivo sul mercato azionario e penalizzerebbe i titoli di Stato dell’area euro. Tuttavia, l’aumento di 40 basis point del rendimento del Bund decennale di questa settimana indica che il mercato sta già scontando almeno in parte questa prospettiva.

Questa volta gli spread periferici potrebbero restare sotto controllo, nonostante l’aumento dei rendimenti obbligazionari nell’Eurozona. A differenza del passato, la risalita non è legata all’avversione al rischio, ma all’aumento dell’offerta e alla spinta alla crescita derivante dalla nuova spesa europea, riducendo la necessità di un intervento della Bce.

Negli Stati Uniti, a febbraio le assunzioni sono rimaste stabili, 151mila unità, mentre la disoccupazione è salita al 4,1% e il tasso di partecipazione è sceso ai minimi da due anni. L’amministrazione Trump ha avviato tagli nel settore pubblico, puntando sull’occupazione privata, ma i dazi rischiano di frenare alcuni settori: Alcoa avverte di possibili perdite di 100.000 posti di lavoro. Intanto, i salari crescono moderatamente (+0,3% su gennaio), ma il calo dell’occupazione nell’indagine sulle famiglie (-600.000 unità) e l’aumento del lavoro part-time segnalano un mercato più fragile. Con l’incertezza sulle politiche economiche e l’inflazione ancora elevata, la Fed dovrebbe mantenere i tassi fermi a fine mese.