Sinner sicuro di raggiungere 53 settimane da n.1 al primo tentativo come Djokovic: solo in tre hanno fatto meglio!
Con la sconfitta di Alexander Zverev agli ottavi del Masters 1000 di Madrid, Jannik Sinner è fondamentalmente già sicuro di avere in mano l’approdo a un numero di settimane al numero 1 pari a 53. In pratica, sarà leader del ranking ATP anche dopo il Roland Garros. Per l’altoatesino, la questione si fa ormai sempre […]

Con la sconfitta di Alexander Zverev agli ottavi del Masters 1000 di Madrid, Jannik Sinner è fondamentalmente già sicuro di avere in mano l’approdo a un numero di settimane al numero 1 pari a 53. In pratica, sarà leader del ranking ATP anche dopo il Roland Garros. Per l’altoatesino, la questione si fa ormai sempre più interessante, perché sono sempre meno i giocatori che, alla prima volta da numeri 1, hanno tenuto la vetta per un tempo pari o superiore al suo.
Innanzitutto, Jannik si pone al fianco di Novak Djokovic, che colse la vetta con la conquista del suo primo trionfo a Wimbledon, nel 2011, quando sconfisse in quattro set Rafael Nadal. Il serbo rimase in vetta per, appunto, 53 settimane, il tempo di vincere US Open e ancora Australian Open, sempre contro il maiorchino, e di perdere in finale contro di lui il Roland Garros. Poi, a Wimbledon, fu Roger Federer a togliergli il primato, prima battendolo in semifinale e poi conquistando il suo settimo sigillo.
Il più prossimo davanti a lui è ora Lleyton Hewitt. L’australiano, leader dal 19 novembre 2001, sembrava in grado di dover “spaccare tutto”. Ai tempi i risultati gli davano ragione: aveva appena vinto US Open e Masters Cup (oggi ATP Finals), e nel 2002 avrebbe ribadito il concetto conquistando Wimbledon. Superò ampiamente l’anno di leadership, nonostante qualche defaillance e il progressivo rientro di Andre Agassi. Fu proprio l’ex Kid di Las Vegas a porre fine alle 75 settimane consecutive di “Rusty”, che poi riprese il primato prima del Roland Garros e lo perse definitivamente dopo lo Slam Rosso ancora a favore di Agassi.
Tornando indietro nel tempo, c’è la questione di Jimmy Connors. Agli albori del ranking, fu “Jimbo” quello che sembrava indomabile al di là di ogni plausibile ragione: 160 settimane consecutive, oltre tre anni, dal 29 luglio 1974 al 22 agosto 1977, in mezzo ai quali ci furono due Slam, parecchie altre finali e diversi altri tornei vinti che davano al nativo dell’Illinois un continuo vantaggio sugli inseguitori, finché non sono arrivati in tempi diversi Borg, McEnroe e Lendl, che gli hanno conteso lungamente e duramente la leadership fino al 1983, quando l’ha lasciata definitivamente. Il tutto fermo restando il tentativo venuto dall’Argentina di cambiare lo stato delle cose, in base a calcoli che davano Guillermo Vilas leader per alcune settimane nel 1975; un’inchiesta molto ben documentata che, però, l’ATP respinse. Ad oggi, le 160 settimane di Connors lì restano.
Infine, Roger Federer. Il suo è un record che, allo stato attuale delle cose, è praticamente impossibile da battere, perché si porta dietro un significato enorme. Dal 2 febbraio 2004, all’indomani della prima vittoria agli Australian Open, lo svizzero prese la testa e non la mollò più per ben quattro anni e mezzo, 237 settimane. Fino al 17 agosto 2008. Ci volle uno degli anni più caratteristici della carriera di Rafael Nadal, con annessa detronizzazione a Wimbledon, per interrompere un regno che pareva quasi inscalfibile, nel quale Roger vinse semplicemente tutto (tranne, paradossalmente, il Roland Garros, che avrebbe vinto da numero 2 nel 2009). Se ci sono alcuni record mostruosi della storia del tennis, bene: questo è uno. Con annesse due stagioni, 2005 e 2006, da 9 sconfitte in totale su 182 partite.